“Lo schifo”, anagramma di Shifco: il delitto Alpi-Hrovatin nella ricostruzione di Stefano Massini tra scorie, pentiti e navi affondate

Standard

Lo schifo. Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regioneÈ uscito il mese scorso per Promo Music (collana Paperback) il libro Lo schifo. Omicidio non casuale di Ilaria Alpi nella nostra ventunesima regione di Stefano Massini:

Il nucleo di tutto quel giro allucinante di connivenze e corruzioni che determinò l’omicidio Alpi-Hrovatin è infatti da cercarsi nella flotta di pescherecci Shifco, all’apparenza regalo dell’Italia ai pescatori somali, in realtà tramite per occultare in Somalia il cosiddetto “schifo” – curioso anagramma – di rifiuti tossici e scorie radioattive. E a distanza di anni dall’agguato in quella strada polverosa di Mogadiscio, ne abbiamo avuto una squassante conferma nelle ultime testimonianze di pentiti sull’affondamento di navi sporche come la Jolly Rosso. Questo nuovo memorandum si profila in continuità stilistica con il lavoro sulla Politkovskaja. Una narrazione dal vero, immediata, autoptica, scandita in frammenti taglienti come scatti di istantanea. A metà strada fra un’inchiesta e un racconto, alla ricerca di quella tremenda semplicità con cui la Somalia rivelò – a partire dalle voci dei pescatori del Puntland – tutti i segreti che nascondeva.

Qui il booktrailer del libro che è diventato anche uno spettacolo teatrale con Lucilla Morlacchi e Luisa Cattaneo (produzione Il teatro delle Donne, Centro Nazionale di Drammaturgia).

(Via Ilaria Alpi Award)

Lsdi incontra Vera Politkovskaja: in Russia sempre peggio per la libertà di stampa

Standard

Vera Politkovskaja - Foto di Paolo BarbuioLsdi pubblica un’intervista realizzata da Valentina Barbieri (foto di Paolo Barbuio) a Vera Politkovskaja, figlia di Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa il 7 ottobre del 2006 a Mosca. La giovane russa, che fa lo stesso mestiere della madre, ha partecipato lo scorso 14 maggio a un incontro che si è tenuto a Vittorio Veneto (Treviso) e intitolato Libera stampa!, organizzato dall’associazione Mondo in Cammino e patrocinato dalla stessa Lsdi. Di seguito il testo completo dell’intervista.

Pensa che il giornalismo russo sia cambiato dopo la morte di Sua madre? Se sì, in che modo?

Sì, è cambiato e non certo in positivo. Già prima della morte di mia madre si notava una tendenza generale al peggioramento, anche in seguito è proseguito nella stessa direzione. Nel nostro paese la libertà di stampa è un problema grave. Ogni giornalista si trova di fronte ad un bivio: può scegliere la carriera e scrivere quello che gli dicono oppure può fare una scelta diversa, scrivere quello che trova giusto e occuparsi di quello che gli interessa. Le conseguenze sono diverse: nel primo caso guadagnerà un posto di prestigio (ovvero statale), nel secondo caso potrebbe finire male.

L’ultima antologia di Anna Politkovskaja è intitolata “Vale la pena morire per il giornalismo in Russia?” Se oggi dovesse dare una risposta a questa domanda, quale sarebbe?

Non posso rispondere di sì, che ne vale la pena, perché lo vivo come una figlia a cui è mancata la madre. Per quanto riguarda il mio vissuto di giornalista, cerco di evitare qualsiasi confronto tra l’esperienza di mia mamma e la mia. Non ho la sua ricchezza professionale, trent’anni di attività, la sua grande esperienza. Lei lavorava a modo suo, in una maniera personale, io lavoro in un altro modo, il mio.
Continue reading

Il 16 e il 17 aprile due giorni a Urbino per parlare di giornalisti minacciati

Standard

Alberto Spampinato, direttore dell’osservatorio O2 – Ossigeno per l’informazione, ha diffuso nei giorni scorsi l’annuncio del convegno Il giornalismo minacciato e le storie oscurate che si terrà all’università di Urbino (Palazzo Passionei, corso di laurea magistrale Editis – Editoria, informazione e sistemi documentari) il 16 e il 17 aprile.

Tema del dibattito: come e quanto la condizione di pericolo e di minaccia influiscono sul lavoro dei giornalisti e sulla qualità dell’informazione prodotta, nei teatri di guerra e anche in paesi pacifici come l’Italia. Un punto sui giornalisti perseguitati e il ricordo di quelli che hanno perso la vita per raccontare verità scomode. Interverranno giornalisti attualmente nel mirino della criminalità organizzata . Reporter di lunga esperienza racconteranno la quotidianità di un mestiere tanto affascinante quanto, talvolta, pericoloso. Fra gli altri parleranno: Franco Abruzzo, Alberto Spampinato, Mimmo Càndito, Ishak Slezoui, Riccardo Orioles, Agostino Pantano.

Il primo giorno si parlerà di “Storie che non devono essere raccontate”, suddivise nel doppio appuntamento con “Informazione: storie di minacce e soprusi” e “Conflitti, violenza e minacce. Il lavoro del giornalista”. Il secondo giorno invece sarà la volta di “Verità scomode: storie di giornalisti uccisi” per raccontare le vicende di Anna Politkovskaja, Ilaria Alpi e Giuseppe Fava.

Gubitosa: l’omicidio impunito di Anna Politkovskaja

Standard

L'omicidio impunito di Anna PolitkovskajaCarlo Gubitosa è un intellettuale caratterizzato da una vivacità che lo fa spaziare in ambiti tra loro molto eterogenei per argomenti e campi d’applicazione. Wikipedia, per esempio, scrive di lui che “assieme a Riccardo Orioles, Lorenzo Guadagnucci e Andrea Semplici, […] fa parte di quel gruppo di giornalisti e scrittori italiani del nuovo millennio che si caratterizzano per la passione, l’impegno civile e la serietà del loro lavoro, pur restando intenzionalmente lontani dalla ribalta mediatica e televisiva”. A testimonianza poi delle diverse tematiche che segue, basti pensare a lavori suoi come Telematica per la Pace (con Alessandro Marescotti ed Enrico Marcandalli), Italian Crackdown, Genova, nome per nome. Le violenze, i responsabili, le ragioni. Inchiesta sui giorni e i fatti del G8 o i due splendidi Elogio della pirateria e Hacker, scienziati e pionieri. Ma avvicinandoci all’argomento legato a questo post, si pensi anche a Viaggio in Cecenia. La «guerra sporca» della Russia e la tragedia di un popolo. In proposito, Carlo è tornato a scrivere con l’articolo L’omicidio impunito di Anna Politkovskaja, pubblicato dalla rivista Mosaico di Pace e poi ripreso da Informazione pulita. Articolo che merita di essere letto e che riporto nelle righe che seguono.

“Anna è stata uccisa a causa del suo lavoro. Non vedo altre motivazioni possibili per questo efferato delitto”. Così diceva Vitaly Yaroshevsky, vice-direttore della “Novaya Gazeta”, subito dopo l’omicidio a sangue freddo di Anna Politkovskaja con cinque colpi di pistola alla testa e al petto. Uccisa nell’ascensore di casa sua il 7 ottobre 2006 a Mosca, Anna è la giornalista che nei suoi libri e sulle pagine della “Novaya” ha descritto meglio di chiunque altro la violenza della guerra in Cecenia e il rapporto di questa violenza con gli interessi di Vladimir Putin e del suo regime di oligarchi.

Di fronte ai mille interrogativi di questa esecuzione, la giustizia russa non è riuscita a fornire risposte, e il 19 febbraio scorso l’attività di due anni e quattro mesi di indagini, quattro mesi di processo e tre ore di camera di consiglio si è conclusa con un nulla di fatto. I 12 giurati della corte militare di Mosca, presieduta dal giudice Yevgeny Zubov, hanno assolto per insufficienza di prove con verdetto unanime i quattro imputati del processo.
Continue reading