Per quanto riguarda il collettivo Anonymoys, è tempo dell’hashtag #OpAnonTrademark contro la registrazione del logo e dello slogan dell’ignoto gruppo che scorrazza per il web presso l’Institut national de la propriété industrielle (Inpi). Anonymous, partendo dal concetto che qualsiasi contenuto non deve essere sottoposto ad alcuna forma di vincolo, è ovviamente contrario e con un videomessaggio su Youtube spiega ragioni e interventi. Per quanto riguarda invece un altro elemento sottoposto a vincoli, il volto di Guy Fawkes così come cristallizzato in V per vendetta, “espropriato” per trasformarlo nel simbolo più celebre al mondo, c’è stato un certo dibattito, raccontato in Anonymous – Noi siamo legione.
Una delle polemiche che viene sollevata spesso contro gli Anonymi è che, a fronte delle loro istanze radicalmente libertarie, si sono appiccicati una faccia targata Dc Comics, partner di una corporation dei contenuti che a logica dovrebbero combattere, la Warner Bros. Ma la contraddizione, che all’apparenza (o forse neanche tanto all’apparenza) pur esiste, sembra rientrare nella raffica di boutade del collettivo.
Spieghiamo meglio. Quando il fumetto V per Vendetta diventa un film prodotto dai fratelli Wachowski, la popolarità della maschera di Guy Fawkes entra nel pieno e viene trasformata in un feticcio da possedere, smerciato in ogni angolo del pianeta attraverso colossi internettari come eBay e Amazon. È a questo punto che si inizia a storcere il naso. Ma come, ci si chiede non senza venature provocatorie, vi fate vendere i simboli alle industrie del fumetto e del cinema? E poi i proventi che derivano dai centomila esemplari ufficiali acquistati ogni anno dai fan finiscono dritti dritti nelle casse della Time Warner, detentrice dei diritti e beneficiaria del contributo che il giustiziere V offre ai suoi margini di profitto.
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