La Stampa: TuttoLibri e TuttoScienze sotto Creative Commons

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TuttoScienze e TuttoLibri, supplementi del quotidiano La Stampa, cambiano politica di licenza e le versioni elettroniche passano a Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5. «L’iniziativa nasce principalmente per agevolare l’utilizzo dei contenuti a fini didattici in una modalità innovativa rispetto al copyright tradizionale», si legge sui siti dei periodici.

La ballata ai petrolieri

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Malastrada.film si è lanciata in una sfida che non è per nulla un gioco da ragazzi: un film sul prossimo disastro ambientale che rischia la Val di Noto, in Sicilia, a causa delle trivellazioni per estrarre idrocarburi. Un fatto poco conosciuto, come dicono i responsabili del progetto, per il quale è in lavorazione un film-inchiesta, 13 Variazioni su di un tema barocco. Ballata ai petrolieri del Val Di Noto. Che ha due particolarità: è rilasciato con una licenza Creative Commons NonCommerciale-No opere derivate 2.5 e i costi di produzione vengono sostenuti dai cittadini e dagli spettatori. Da sottolineare in proposito che la campagna di sottoscrizione sta volgendo al termine (si chiuderà il 7 luglio) e che quindi c’è ancora poco tempo a disposizione di chi volesse aderire.

Il testo completo dell’intervista su Permesso d’Autore e su Creative Commons Italia.
Il post precedente sul film-inchiesta.

Fahrenhe.it: superare le intermediazioni

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«E sull’una e sull’altra riva del fiume c’era l’albero della vita che dava dodici specie di frutti, rendendo il suo frutto per ciascun mese; e le fronde dell’albero erano per la guarigione delle genti». Sono le parole di Guy Montag, il protagonista del romanzo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e dodici è il numero dei componenti del nucleo da cui è partito il Fahrenhe.it Group per concentrarsi, partendo dalla letteratura, sulla produzione culturale in tempi di connessione. E lo ha fatto effettuando una chiara scelta iniziale: l’applicazione della Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.0. L’intervista che segue, composta coralmente dal Fahrenhe.it Group, rappresentato da Alessio Caradossi, spiega nascita ed evoluzione di un progetto che parte in ambiente universitario per proseguire al di fuori degli ambienti accademici.
Come nasce il vostro progetto? Qual era l’idea originaria e come si è evoluta nel corso del tempo?
Il nostro progetto nasce come gruppo di studio per la cattedra di sociologia del lavoro alla facoltà di Scienze della Comunicazione a La Sapienza di Roma. Nel 2003/4 abbiamo partecipato alle lezioni del professor De Masi e l’esame consisteva in una ricerca di gruppo. L’idea originaria era quella di studiare due gruppi letterari (scelti liberamente) che lavorassero in connettività. Abbiamo scelto i Wu Ming (il noto gruppo bolognese nato da una costola del Luther Blisset project) e il Global Novel, unione artificiosa di famosi scrittori provenienti da diverse parti del mondo, uniti da una casa editrice greca attorno alla scrittura di un romanzo. Al termine dell’esame alcuni di noi hanno deciso di far tesoro dell’esperienza maturata e di mettere in pratica quello che si era studiato, scrivendo collettivamente dei racconti.

Il testo integrale dell’intervista su Permesso d’Autore: Fahrenhe.it: superare le intermediazioni

Dal Libro di San Precario: teoria e pratica del copyleft

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«Dal Libro di San Precario: teoria e pratica del copyleft» è il titolo di un seminario che si terrà a Roma il prossimo 26 maggio ed è organizzato da Astra19 all’interno di un corso di formazione in professioni editoriali. A partire dalle 16, presso la sede di via Capraia 19, si parlerà anche di Permesso d’Autore insieme a Monica Mazzitelli ed Ermanno Pandoli de iQuindici e a Giuseppe Graneri, autore del libro Blog Generation. Per maggiori informazioni: astraeditoria[at]yahoo.it.

L’altra faccia del copyright

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Nuova intervista su Permesso d’Autore. Simone Aliprandi si sta affermando come uno degli autori e curatori di saggistica in ambito libero. Ha già al suo attivo una serie di recenti pubblicazioni e al momento sta lavorando a un nuovo libro. Nel dialogo che segue, si fa il punto su concetti, situazioni e percorsi verso la libertà di pensiero.

Copyleft è un termine che si incontra sempre più di frequente in diversi ambiti (informatica, letteratura, musica) e che assume connottati differenti a seconda del settore di adozione. Tu come lo intendi e che interpretazione ne dai?

Il termine copyleft è nato dell’ambito del movimento software libero ad opera dei primi informatici attivisti del progetto GNU che a scopo più che altro goliardico apponevano sui supporti contenente i loro applicativi la dicitura “copyleft, all rights reversed”, quasi a sbeffeggiare il classico “copyright – all rights reserved”. Si trattava infatti di un modello alternativo rispetto al modello rigido e standardizzato che il mondo della produzione intellettuale aveva conosciuto fino agli anni 80. Non certo un rifiuto incondizionato del diritto d’autore, quanto piuttosto un uso alternativo, differenziato e più elastico di questo importante strumento di tutela giuridica delle opere creative.

L’intervista completa: Simone Aliprandi: l’altra faccia del copyright

La carta tiene, la rete amplifica

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Nuova intervista su Permesso d’Autore. Questa volta parla Saverio Fattori, un autore emiliano che rappresenta una delle più interessanti voci del panorama letterario attuale e appartiene alla schiera di scrittori che ha acconsentito ad apporre al proprio libro – nel suo caso Alienazioni Padane (Gaffi Editore) – la clausola copyleft. Durante quest’intervista racconta del significato di essere scrittore, di lasciare libera una storia e lancia qualche provocazione.
Che vuol dire essere uno scrittore esordiente in Italia? Quale è stato il tuo percorso prima di arrivare alla pubblicazione di “Alienazioni Padane”?

Essere uno scrittore in senso lato vuol dire esporre impudicamente il proprio ego. Senza che per altro nessuno ti abbia chiesto nulla. È un commovente bisogno di consenso, di condivisione, che ti mette in diretto contatto con quanto sia disprezzabile il genere umano e le sue forme di esibizionismo. Ti incazzi perché la faccia di gente ancora più mediocre di te campeggia vincente in piramidi di libri nelle librerie Feltrinelli. Stai male comunque. Sia quando leggi scrittori davvero grandi (penso a Houellebecq, De Lillo, Auster, Evangelisti…) che quando ti capitano tra le mani autori inutili. Alcuni (anche tra i grandi) si definiscono narratori di storie, umili manovali, artigiani dell’intrattenimento. Assicurano di non inquinare il lettore con contorsionismi attorno alla propria meschina individualità. Mentono.

L’intervista completa: Saverio Fattori: la carta tiene, la rete amplifica

Scrivere: tra responsabilità, canali e scelte controcorrente

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Proseguono le interviste su Permesso d’Autore a chi sta dando un contributo alla cultura in rete e in particolare alla cultura libera. A rispondere, questa volta, è Valerio Di Stefano, livornese, 42 anni, sposato, insegnante di lingua e cultura spagnola e ispano-americana. Collabora con Zeusnews e dal 2001 gestisce la biblioteca telematica gratuita Classici Stranieri. Si è interessato a tematiche inerenti il diritto d’autore e l’uso delle applicazioni libere nella scuola pubblica.
Da dove deriva il nome Classici Stranieri e qual è l’origine del tuo progetto? Inoltre quanto di biografico – o derivante della tua esperienza personale – c’è nel progetto che stai portando avanti?
Classici Stranieri deriva il suo nome originario da un progetto di biblioteca digitale nato nel 2001 e ospitato inizialmente presso un’altra iniziativa (il dominio indipendente è stato attivato nel 2002). L’intento era quello di pubblicare una serie di e-book di classici della letteratura in lingua originale che potessero essere di interesse e di utilità per il lettore italiano. Successivamente il progetto – comunque destinato a un pubblico non necessariamente prestabilito dal punto di vista geografico – si è allargato con una serie di immissioni di opere in lingua italiana. Per un francese, per un tedesco o per un cinese Manzoni e Leopardi sono pur sempre dei “classici stranieri”, ma questo, almeno all’inizio, non lo avevo considerato nell’”economia” del nome a dominio. Questo allargamento ha reso possibile l’estensione ad altri campi di interesse, come la letteratura e la produzione editoriale distribuita con licenze libere, in particolare la Creative Commons, che mi sembra sia stata in assoluto la più rivoluzionaria delle licenze, visto che è riuscita a scuotere il torpore e la stasi dell’ostinata applicazione delle licenze GNU a testi o iniziative squisitamente settoriali. Recentemente ho cominciato la distribuzione di files musicali.

L’intervista completa: Scrivere: tra responsabilità, canali e scelte controcorrente

Il ritorno allo spirito originario della musica

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Pubblicata su Permesso d’Autore l’intervista a Marcello Cosenza, il musicista italiano che ha recentemente pubblicato il disco Back to Basics rilasciandolo con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs. Quella che segue è una chiacchierata su musica, composizione e industria cinematografica. Il tutto interpretato da un artista.

Come hai iniziato la tua carriera e come ti sei avvinato alla musica?

All’inizio facevo il turnista ed ero molto giovane quando ho iniziato a vivere e a guadagnare suonando. Per questo si può dire che sono stato fortunato, ho conosciuto presto anche produttori, come Roberto Colombo, la cantante Antonella Ruggero e facevo il session man per Francesco di Giacomo del Banco di Mutuo Soccorso, per Miguel Bosè e per diversi altri artisti minori. Ad avvicinarmi alla musica, da bambino, sono stati i dischi che mio fratello Giacomo mi regalava e quando ho avuto la prima chitarra ho cominciato a suonare a orecchio diventando un autodidatta. A un certo punto ho avuto un altro colpo di fortuna: quello di conoscere il chitarrista blues Marco Fantoni che di regola non dava lezioni. Incredibilmente, invece, sono riuscito a strappargli otto ore di lezione che ho pagato in stecche di sigarette e da lui ho potuto apprendere alcune tecniche soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della chitarra elettrica. Per il resto è stato un continuo processo di apprendimento: ascolto i grandi musicisti, ma imparo anche dai principianti. C’è sempre qualcuno che ha qualcosa di utile da insegnare.

Testo completo dell’intervista