Même Père Même Mère: la produzione dal basso funziona

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Obiettivo raggiunto (e la produzione continua) per il film Même Père Même Mère, nuova opera della Malastrada.film che era stata annunciata a inizio maggio contestualmente all’avvio della campagna di finanziamento. Il meccanismo per realizzare il lungometraggio, incentrato su Thomas Sankara e sul Burkina Faso, è lo stesso del precedente lavoro, 13 Variazioni su un tema barocco. Ballata ai petrolieri in Val di Noto: avviare una raccolta fondi per andare a copertura dei costi e creare così rete di veri e propri coproduttori. E data la natura del progetto, i risultati poi vengono tutelati attraverso una licenza Creative Commons.

Dunque, per tutti questi motivi si torna a dialogare con Malastrada.film e, in particolare, con Alessandro Gagliardo che – insieme a Chris Consoli, Julie Ramaïoli e Giuseppe Spina – ha ideato Même Père Même Mère.

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Arrivare al cittadino anche con i contenuti liberi

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Polizia di StatoQuesta intervista è disponibile sui siti di Permesso d’Autore e di Creative Commons Italia.

Maria Cristina Ascenzi è un vice questore aggiunto di polizia. Ma è anche la responsabile, oltre che del portale intranet “DoppiaVela”, del sito Poliziadistato.it. Il quale ha una particolarità: i suoi contenuti sono rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia. Di qui l’interesse a saperne di più a proposito di questa scelta e a conoscere meglio un sito che supera il mezzo milione di visitatori unici al mese e che si avvale dell’apporto di diciotto persone tra redazione, comparto tecnico e traduttori.

I siti delle istituzioni in genere sono ancora lontani dall’abbandonare forme proprietarie di diritto d’autore, il cosiddetto full copyright. Il sito della Polizia di Stato invece l’ha fatto e ha adottato una licenza Creative Commons. Perché? Come avete iniziato a riflettere con questa opzione e su quali tematiche vi siete confrontati internamente?

La Polizia di Stato da qualche anno ha impresso una forte accelerazione alla sua attività di comunicazione in generale e all’uso dei nuovi media in particolare. Già da diversi anni mette a disposizione dei cittadini un sito internet, riceve denunce attraverso il web e, con il commissariato online, ha creato una realtà di informazione e segnalazione di reati informatici molto apprezzata dagli utenti esperti della rete.

Con questo tipo di sensibilità è naturale aderire al sistema di valori riconosciuti dalla community virtuale. Tra questi la condivisione dei contenuti ci è sembrato un passo assolutamente indispensabile. Noi tocchiamo concretamente, ogni giorno, i vantaggi del nostro lavoro per i cittadini e una delle sue caratteristiche è proprio il miglioramento attraverso la diffusione e la condivisione di quanto di nuovo e di buono c’è sulla rete. Continue reading

Lello Voce: l’epica della ricerca sotto Creative Commons

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Lello VoceScrittore, poeta, musicista e molto altro ancora. Definire poliedrico un artista come Lello Voce non solo è corretto, ma è quasi doveroso di fronte a un utilizzo così articolato e coerente di strumenti espressivi differenti. Trentanove anni, napoletano che vive a Treviso, ha un curriculum da urlo e l’interpretazione della realtà nel sangue. Ma tutto questo forse lo interpreterebbe come un tradimento, a leggere questa intervista, se apponesse lucchetti che trasformano ciò che crea in mero prodotto commerciale. E avanti allora con le licenze Creative Commons.

Poesia, letteratura, critica, inchieste, sceneggiature. Il tuo curriculum è eterogeneo e ricco di esperienze. Come ti sei avvicinato a ciascuno di questi ambiti e che percorso hai seguito?

Sono tutti aspetti legati a quello che per me è un bisogno primario: comprendere il reale e se possibile, con i miei modi, con i miei stili, comunicarlo. Credo di essere fondamentalmente un poeta, uno che lavora, per essere precisi, mescolando le sue parole e la sua voce alla musica e alle immagini. Ma anche le mie altre attività sono collegate a tutto ciò, che si tratti di scrivere un romanzo, o intervenire su un quotidiano, o invece organizzare un festival letterario. La scommessa è sempre quella: scoprire una piega inedita, scomoda, inaspettata del reale e comprenderne il senso.

Il testo completo dell’intervista è disponibile sui siti di Permesso d’Autore e di Creative Commons Italia.

O.Design: l’imperativo della creatività condivisa

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O.Design Il progetto è piuttosto giovane, ma non per questo ha le idee poco chiare. Anzi. Si chiama o.Design, è costituito da una comunità di designer e progettisti e ha come obiettivo, oltre alla presentazione delle proprie realizzazioni, qualcosa di più ambizioso e di ancora poco noto in Italia: andare verso un design condiviso. Dunque, lo schieramento dei pensatori davvero liberi, composto da scrittori, musicisti, artisti, si arricchisce di un nuovo fronte.

Un progetto sul design in chiave libera. Come nasce: come è stata formulata l’idea e come si è evoluta prima di arrivare sul web? Da che considerazioni di base siete partiti?

Il progetto o.Design nasce dalla necessità di mettere in contatto vari soggetti che abbiano in comune l’interesse verso un metodo di progettazione collaborativo. Per un designer non affermato, è molto difficile mettersi in luce, essendo il campo del design appannaggio di pochi specialisti, restii a condividere il loro sapere.

L’idea di base è nata dall’osservazione di una tradizione radicata di auto-costruzione di manufatti, che oggi viene rivalutata da una certa parte del design e aggiornata alle tecniche attuali. L’osservazione dei modelli open source viene traslata al mondo del design attraverso la progettazione condivisa e i wiki. Questi principi di base sono stati già applicati a realtà variegate come il progetto Thinkcycle del MIT, in cui si progetta collettivamente attraverso forum, oggetti che successivamente vengono anche coperti da brevetto e prodotti industrialmente. Un altro esempio di questo tipo è Instructables al cui interno sono presenti tutorial realizzati dagli utenti, che successivamente sono sottoposti al giudizio degli altri.

Il testo completo dell’intervista è disponibile sui siti di Permesso d’Autore e di Creative Commons Italia.

La trappola Disney

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The Disney TrapIl titolo è The Disney Trap – How Copyright Steals Our Stories (La trappola Disney, ovvero come il copyright ci frega le storie), è stato scritto da Monica Mazzitelli, la coordinatrice de iQuindici, e racconta di come ci sia qualcuno che tenta di blindare le storie. Il video è stato rilasciato con licenza Creative Commons e lo si può vedere su YouTube e su Google Video.

Si può inoltre scaricare (formato AVI, 88 MB) dal sito della Wu Ming Foundation. Infine, contemporaneamente alla pubblicazione dell’articolo Rassegne stampa in rete: quella libertà mai esistita di Valerio di Stefano, è partita l’iniziativa di Frontiere Digitali, Libera riproduzione degli articoli di attualità per riscrivere l’articolo 65 della legge sul diritto d’autore.

Diritto d’autore, libertà e involuzioni

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diritto d'autoreUn articolo di Valerio di Stefano di Classici Stranieri sulla questione riforma del diritto d’autore recentemente proposta e poi stralciata. Ma con la possibilità che venga reintrodotta “blindandola”. Il resto è anche un’analisi della situazione attuale e di come la prassi abbia potuto più delle norme. Si legge infatti che:

Quella che veniva legittimamente vista come una scelta liberticida nella gestione della libertà di circolazione delle idee e delle informazioni era, in realtà, solo l’ennesimo giro di vite a un dispositivo di legge che liberticida lo era già per conto proprio […]. La distanza abissale tra legge e consuetudine segna un solco talmente profondo da risultare ormai incolmabile, e gli emendamenti aggiunti a una legge finanziaria non rendono certo un servizio a nessuno. Di sicuro c’è che soltanto l’uso delle licenze libere permette, allo stato dei fatti, una circolazione delle notizie e delle idee capillare ed efficace. Sfuggendo sia dalle logiche dei grandi gruppi editoriali tradizionali, ma anche da quelle di un palazzo che non è più capace di affrontare le esigenze della comunicazione in rete.

Il testo completo di Rassegne stampa in rete: quella libertà mai esistita

I vostri dispositivi elettronici non si fidano di voi

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Stop DRMNella giornata mondiale di protesta contro i DRM, sistemi che – per dirla in poche parole – mettono gli utenti sotto controllo digitale per verificare l’uso che fanno di media e contenuti elettronici, parte la campagna europea di Free Software Foundation Europe, DRM.info, una piattaforma per raccogliere informazioni sui rischi legati a questa tecnologia restrittiva. «I vostri dispositivi elettronici non si fidano di voi» è il payoff e contribuiscono al progetto, oltre a FSFE, Consumer Project on Technology (CPTech), Electronic Frontier Finland (EFFI), Electronic Information for Libraries (eIFL.net), iCommons, International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA), netzpolitik.org e lo scrittore Cory Doctorow.

Il ladro di biciclette è uno struzzo vestito da Elvis

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Questa intervista è pubblicata su Permesso d’Autore e su Creative Commons Italia

Effettivamente questo tipo di comicità ricorda i Monty Python o la Broncoviz di Maurizio Crozza e compagni. Si sta parlando di Kiss me Lorena, film low budget pensato, scritto e realizzato dal gruppo I Licaoni di Livorno e co-prodotto dalla Overlook Production di Roma. A trovare i riferimenti cinematografici, a ogni modo, ci penserà il lettore-spettatore, che ogni venerdì potrà scaricare un nuovo episodio del film, rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia. Sta di fatto che l’intervista che segue dà un’idea piuttosto esplicita dell’atmosfera surreale ed esilarante che imbeve questa produzione.

Il testo completo dell’intervista: Il ladro di biciclette è uno struzzo vestito da Elvis

Quando il romanzo è totale

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(Intervista pubblicata su Permesso d’Autore e su Creative Commons Italia)
Kai Zen si definisce ensemble narrativo e dietro questa espressione si raduna una delle realtà letterarie più vivaci che fanno del web e degli strumenti per il publishing collaborativo una strada per la composizione collettiva. Quattro i fondatori del progetto. Un progetto che però poi si duplica ogni volta che parte un nuovo filone.

Come nasce Kai Zen e per volontà di chi? Da dove deriva il nome? E come si evolve la strutturazione del progetto?

L’ensemble narrativo nasce nel 2003. Inizialmente si è formato in seno a un progetto di scrittura collettiva lanciato in rete dalla casa editrice Bacchilega e da Wu Ming, e diventato poi un libro dal titolo Ti chiamerò Russell. Tre quarti di Kai Zen contribuirono al progetto (con molti altri) e dopo essersi conosciuti di persona alla prima presentazione del libro hanno provato a continuare a scrivere assieme via rete. Il quarto membro si è unito in seguito, quando kaizenJ ha lanciato l’iniziativa di un romanzo a più mani. Scrisse quattro incipit diversi e uno di questi attirò l’interesse del “quarto uomo”. Insieme agli altri tre proseguì il progetto, che ora è un romanzo a tutti gli effetti.

Il testo completo dell’intervista: Quando il romanzo è totale