Arrivare al cittadino anche con i contenuti liberi

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Polizia di StatoQuesta intervista è disponibile sui siti di Permesso d’Autore e di Creative Commons Italia.

Maria Cristina Ascenzi è un vice questore aggiunto di polizia. Ma è anche la responsabile, oltre che del portale intranet “DoppiaVela”, del sito Poliziadistato.it. Il quale ha una particolarità: i suoi contenuti sono rilasciati con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia. Di qui l’interesse a saperne di più a proposito di questa scelta e a conoscere meglio un sito che supera il mezzo milione di visitatori unici al mese e che si avvale dell’apporto di diciotto persone tra redazione, comparto tecnico e traduttori.

I siti delle istituzioni in genere sono ancora lontani dall’abbandonare forme proprietarie di diritto d’autore, il cosiddetto full copyright. Il sito della Polizia di Stato invece l’ha fatto e ha adottato una licenza Creative Commons. Perché? Come avete iniziato a riflettere con questa opzione e su quali tematiche vi siete confrontati internamente?

La Polizia di Stato da qualche anno ha impresso una forte accelerazione alla sua attività di comunicazione in generale e all’uso dei nuovi media in particolare. Già da diversi anni mette a disposizione dei cittadini un sito internet, riceve denunce attraverso il web e, con il commissariato online, ha creato una realtà di informazione e segnalazione di reati informatici molto apprezzata dagli utenti esperti della rete.

Con questo tipo di sensibilità è naturale aderire al sistema di valori riconosciuti dalla community virtuale. Tra questi la condivisione dei contenuti ci è sembrato un passo assolutamente indispensabile. Noi tocchiamo concretamente, ogni giorno, i vantaggi del nostro lavoro per i cittadini e una delle sue caratteristiche è proprio il miglioramento attraverso la diffusione e la condivisione di quanto di nuovo e di buono c’è sulla rete.

Come è stato gestito il processo decisionale che vi ha portato a effettuare questa scelta e quali sono state le perplessità principali nel momento in cui è stata avanzata la proposta?

Inizio dalle perplessità. Assolutamente nessuna. La redazione che si occupa dei contenuti e lo staff tecnico sono stati d’accordo (e posso assicurare che questo non accade tanto spesso…) sull’utilità di rendere più elastico l’utilizzo dei nostri contenuti, elaborati, tra l’altro, proprio per i cittadini. Vale a dire che sono loro che pagano per farci lavorare e dunque sono anche un po’ proprietari del risultato di quello che facciamo. Il processo decisionale ha preso spunto da queste considerazioni e ha portato a formulare una proposta al direttore dell’ufficio relazioni esterne di cui facciamo parte, il dottor Roberto Sgalla, che è stato entusiasta forse più di noi. Come dicevo all’inizio, infatti, la “modernità” di questa nostra scelta si inserisce perfettamente nella filosofia attuale di tutta la comunicazione della Polizia di Stato.

A distanza di un po’ di tempo, potete già trarre un bilancio in merito alla vostra politica di licensing dei contenuti? Per esempio, gli utenti hanno inviato feedback oppure ci sono realtà (istituzionali, associative, informative) che hanno ripreso i vostri contenuti attribuendoli correttamente?

Se parliamo delle reazioni all’adozione di Creative Commons negli spazi di discussione del web, il bilancio è positivo. Non solo molti utenti se ne sono accorti (mica era scontato!) ma hanno apprezzato una politica di apertura che è stata interpretata anche come volontà di ulteriore vicinanza ai cittadini. Più difficile fare un bilancio. Sicuramente abbiamo “rintracciato” citazioni corrette ma anche utilizzi “anonimi” di materiale tratto dal sito e pubblicato letteralmente senza citare la fonte. Ma questo succedeva anche prima. Credo però che questo potrà cambiare man mano che aumenterà la civiltà dei comportamenti in rete. Mi auguro che l’adozione di questa politica di licensing da parte nostra sia un piccolo passo in questa direzione.

Dall’ultima domanda ne discende un’altra. Non solo in Italia, si sente parlare spesso di lotta alla pirateria e alla copia abusiva. E per cattiva informazione altrettanto spesso si sovrappongono contenuti (informatici e multimediali, ma anche testi e musica) riconducibili ai principi del copyleft ad altri contenuti, quelli che violano le norme sul diritto d’autore: il semplice fatto che circolino copie crea sospetto. C’è stata difficoltà da parte vostra a far comprendere la scelta verso il copyleft?

Direi nessuna difficoltà anche in questo caso, ma probabilmente perché gli utenti che hanno sfruttato correttamente questa nuova occasione per utilizzare il nostro materiale avevano già le idee chiare, un po’ da addetti ai lavori. In generale però è vero che su tutta la disciplina del diritto d’autore c’è un’informazione frammentaria e poco chiara. Credo che in parte questo possa dipendere dal fatto che a leggi di taglio tradizionale – pensate per la carta stampata, per i vhs, per i vecchi dischi – si sono sovrapposte molto rapidamente le nuove realtà “immateriali” legate alla rete. Insomma, se le leggi tradizionali tutelavano il prodotto attraverso la protezione del supporto, è chiaro che il flusso dei bit gli ha creato qualche problema…

Da alcune sezioni sul sito – e mi riferisco in particolare allo sportello online, al commissariato elettronico e alle denunce via web, ma anche al dialogo diretto con esperti – sembra emergere una tendenza a un maggior dialogo verso il cittadino quasi si lasciasse presagire un futuro più orientato al web 2.0 per la Polizia di Stato. È un’interpretazione corretta oppure una scelta dettata più dalla necessità di alleggerire il lavoro che viene gestito quotidianamente da commissariati e posti di polizia?

La volontà che abbiamo come Polizia di Stato nel suo complesso di essere più vicini ai cittadini deve passare necessariamente attraverso iniziative concrete. Alcune possono essere realizzate ripensando i nostri schemi tradizionali. È il caso della denuncia a domicilio per reati subiti da cittadini anziani o malati o che hanno difficoltà ad andare in commissariato, a cui mandiamo una pattuglia a casa. Altre iniziative sfruttano le potenzialità inedite del web, come nel caso dei forum in diretta con i nostri esperti. Se poi si è in grado di sfruttare tutto ciò per automatizzare dove possibile i processi di lavoro e impiegare meglio le risorse… perché no? In definitiva si tratta di recuperare tempo e operatori per funzioni in cui non possono essere sostituiti da una macchina. Pensate ad un cittadino che ci manda una mail manifestando un disagio, chiedendo un po’ di attenzione da parte nostra, raccontandoci di abusi subiti magari 10 anni prima e che non ha mai trovato il coraggio di denunciare: in questi casi il web avvicina il cittadino che vuole però che a rispondergli sia un poliziotto e non un computer.

E tornando al futuro, invece, quali sono i progetti del vostro sito? Aumenterà l’interazione con le persone che visitano le vostre pagine consentendogli di comprendere meglio e sempre di più il lavoro che svolgete? E aumenteranno anche i contenuti a disposizione dei cittadini? Non mi riferisco in questo caso solo ai testi, ma anche a inserti multimediali in podcast come già avete iniziato a fare.

Sicuramente proseguiremo su questa strada, specie dopo il successo di alcune iniziative. Penso ad esempio al nuovo sistema di geolocalizzazione: una piccola operazione di mash-up, in cui abbiamo preso basi dati diverse fondendole per creare un nuovo servizio (nel nostro caso le Google maps e le nostre informazioni sui posti di polizia). Lo stesso vale per il podcasting, per cui stiamo raccogliendo anche suggerimenti dai nostri utenti. Accanto ai file più divertenti molti ci chiedono anche informazioni di servizio pensate per l’i-pod, ma anche per cellulari e palmari. Del resto molto si sta muovendo nella direzione di contenuti prodotti pensando a piattaforme diverse. Siamo entrati in questa logica anche noi, specie se si pensa che la Polizia non può produrre contenuti e servizi solo per utenti con mezzi e skill d’avanguardia. Per noi anche chi usa il doppino telefonico e un cellulare “normale” deve essere messo in condizione di accedere ai nostri contenuti, così come un disabile dovrebbe poter entrare senza problemi nei nostri commissariati. Fantascienza? Forse. Noi per adesso abbiamo lavorato molto anche in direzione dell’accessibilità. E abbiamo registrato un dominio .mobi che metteremo a disposizione molto presto newsletter, commenti alle notizie, categorizzazione delle notizie tramite tag, informazioni multipiattaforma: I-pol, .mobi.

Infine, dopo i poliziotti scrittori e attori, potremo in futuro conoscere i poliziotti blogger?

Ce ne sono già parecchi all’interno della nostra intranet DoppiaVela e credo che ci siano professionalità e volontà che permetterebbero anche la nascita di blogger “ufficiali”. Voglio sottolineare, però, che per questi nuovi “ruoli” dobbiamo essere pronti noi, ma anche gli utenti della rete. Qualcuno infatti, dopo il lancio dei nostri nuovi servizi, ha detto che i poliziotti anche sull’i-pod non li voleva proprio vedere. E lo posso capire…

Abbiamo apprezzato un po’ meno il commento anonimo di un altro utente che ha detto: ”Polizia e podcasting?? Ma se non sanno neanche da che parte girare la paletta!” Ma dato che la Polizia deve aiutare ogni cittadino, voglio dare una dritta anche a lui: la nostra paletta è uguale da tutti e due i lati! :)

Paletta a parte, ringrazio tutti gli utenti che ci mandano suggerimenti, critiche, osservazioni: non so se è un piccolo miracolo della rete, ma mi sembra che nel nostro caso la fiducia e la vicinanza dei cittadini-navigatori siano molto superiori alla media.

4 thoughts on “Arrivare al cittadino anche con i contenuti liberi

  1. Giovanni aka Cuoredebole

    Ok e allora quando cominciamo? Domani per tutto il giorno sono al Saie …….

  2. Morgan

    Sarebbe ora che la Polizia si rendesse più attiva nelle strade prima che sul web, ma vi rendete conto che in alcune zone vedere un poliziotto all’opera è solo un miraggio, la sicurezza dei nostri figli dove la mettiamo?
    Si ok la polizia postale tiene a bada i pedofili (neanche tanto visto che esistono siti pro-pedofilia non oscurati!!!) e per il resto?

    Spediamo soldi per le campagne di comunicazione, mobile, libri inutili sul 113 (ma chi se ne frega dai!) noi cittadini , noi padri ci aspettiamo altro dalle forze dell’ordine!
    E datevi una svegliata per favore!

  3. Clive

    Concordo con Morgan, non capisco queste manovre senza senso!
    Ma che si occupassero di questioni più serie!

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