La carta tiene, la rete amplifica

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Nuova intervista su Permesso d’Autore. Questa volta parla Saverio Fattori, un autore emiliano che rappresenta una delle più interessanti voci del panorama letterario attuale e appartiene alla schiera di scrittori che ha acconsentito ad apporre al proprio libro – nel suo caso Alienazioni Padane (Gaffi Editore) – la clausola copyleft. Durante quest’intervista racconta del significato di essere scrittore, di lasciare libera una storia e lancia qualche provocazione.
Che vuol dire essere uno scrittore esordiente in Italia? Quale è stato il tuo percorso prima di arrivare alla pubblicazione di “Alienazioni Padane”?

Essere uno scrittore in senso lato vuol dire esporre impudicamente il proprio ego. Senza che per altro nessuno ti abbia chiesto nulla. È un commovente bisogno di consenso, di condivisione, che ti mette in diretto contatto con quanto sia disprezzabile il genere umano e le sue forme di esibizionismo. Ti incazzi perché la faccia di gente ancora più mediocre di te campeggia vincente in piramidi di libri nelle librerie Feltrinelli. Stai male comunque. Sia quando leggi scrittori davvero grandi (penso a Houellebecq, De Lillo, Auster, Evangelisti…) che quando ti capitano tra le mani autori inutili. Alcuni (anche tra i grandi) si definiscono narratori di storie, umili manovali, artigiani dell’intrattenimento. Assicurano di non inquinare il lettore con contorsionismi attorno alla propria meschina individualità. Mentono.

L’intervista completa: Saverio Fattori: la carta tiene, la rete amplifica

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