Alla ricerca di alternative sostenibili

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L'alternativa del copyleftDa FdC. Paolo Roversi, sul blog MilanoNera, si pone una domanda: Cultura gratis in rete? Sì, ma a caro prezzo e giustamente sottolinea come una parte del mondo editoriale solleciti – se non pretenda – recensioni a fronte di nulla. Il web è una risposta per uscire dagli schemi e il dialogo che si costruisce con i lettori – che diventano autori e recensori a loro volta – un’evoluzione. Ma si chiede ancora Roversi allargando il discorso:

Che fare dunque? Risposte non ne ho, ma un timore sì; la rete è libera perché ancora non ci hanno voluto mettere le mani: se un grosso gruppo editoriale investisse sul serio, acquisendo massicciamente siti e blog, così come ad esempio ha fatto Google con YouTube quando questo sito ha cominciato ad attirare milioni di utenti, succederebbe che, anche in rete, qualcuno disposto a cedere alla tentazione d’allinearsi ci sarebbe…

Esatto. E non solo a livello di opinioni su un libro, un fatto, una posizione politica. Da che il web ha iniziato ad espandersi, la legge sul diritto d’autore ha iniziato a irrigidirsi sempre di più. In nove anni, dal varo del Digital Millennium Copyright Act e della legge di Topolino, di certo i profitti derivanti dalle opere dell’ingegno e della creatività non sono stati convogliati verso gli autori. Lo stesso è accaduto e accade in Europa, non estranea a fenomeni sommariamente riassumibili nell’assalto alla copia digitale, ritenuta indiscriminatamente un crimine anche quando licenze d’uso copyleft allargano di molto il campo d’azione dell’utente e lo strappano al ruolo di mero consumatore di cultura. Continue reading

Giungla di cemento: Stross in italiano, ma la versione elettronica?

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The Concrete Jungle di Charles StrossSulla newsletter di Delos Store si legge che finalmente un autore di fantascienza finora semi sconosciuto in Italia ha trovato traduzione. Si tratta dello scrittore scozzese Charles Stross e il lungo racconto è The Concrete Jungle (pubblicato all’interno della raccolta The Atrocity Archives), che diventa Giungla di cemento e che sarà il libreria a partire dal 10 maggio.

Subito però sorge una domanda. Stross è noto, oltre che per la fiction e gli articoli tecnici su GNU/Linux e giornalismo informatico che scrive, anche per rilasciare le sue opere sotto Creative Commons. Regola che non disattende neanche con The Concrete Jungle, la cui versione elettronica in lingua originale si trova qui ed è presente anche su Manybooks. Nella scheda dell’editore italiano, tuttavia, non viene indicato alcun riferimento alla licenza né a una possibile edizione digitale del libro. Una dimenticanza?

Malastrada.film: un nuovo film dal basso

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Même Père Même MèreMentre – come si legge sul blog di Lawrence Lessig – il candidato alle presidenziali americane Barack Obama si dichiara favorevole a rilasciare sotto Creative Commons i video e altro materiale prodotto per i dibattiti politici, Malastrada.film riparte con una nuova produzione dal basso.

Si tratta di Même Père Même Mère di Chris Consoli, Alessandro Gagliardo, Julie Ramaïoli e Giuseppe Spina, un film sul Burkina Faso a vent’anni dalla morte di Thomas Sankara. Nella scheda di presentazione, si legge in proposito che:

Même père même mère non sarà un documentario ma un film di viaggio. Cercheremo i simboli di un popolo, i luoghi e i tempi delle sue storie, le soffocanti pratiche economiche e quelle possibili, le attuali forme d’arte, la vita e i tentativi di costruzione ai bordi del deserto. Il tutto dato attraverso il nostro immaginario, la nostra sensibilità. Un film collettivo a basso budget girato in dv e in 16mm da quattro autori.

E come per 13 Variazioni su di un tema barocco. Ballata ai petrolieri del Val Di Noto, il precedente lavoro di Malastrada.film di cui si era parlato in passato, il meccanismo per finanziare la produzione è quello della coproduzione: Continue reading

Letture su blog, caso SCO e creative Commons

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  • Aviva Directory, 12 Important U.S. Laws Every Blogger Needs to Know

    For US bloggers in particular, blogging has become a veritable land mine of potential legal issues, and the situation isn’t helped by the fact that the law in this area is constantly in flux.

  • Groklaw, A Groucho Marx Imitation in SCO v. IBM & SCO’s Memo in Support of Objections to Order on Spoliation

    Some more filings in SCO v. IBM including one that has to be our winner for best Marx Brothers imitation. And as you know, there is heavy competition for that crown. But I do think we have the victorious entry. It’s SCO who is requesting more time to respond to an IBM filing, to which IBM has agreed, and SCO phrases its stipulated request like this:

    The parties, through their counsel of record, hereby stipulate and jointly move the Court for an Order enlarging the deadline for SCO to file its sur-surreply to IBM’s Sur-Reply Memorandum in Further Opposition to SCO’s Objections to the Magistrate Judge’s Order on IBM’s Motion to Confine and SCO’s Motion to Amend its December 2005 Submission, on or before May 11, 2007.

  • Creative Commons’s blog, Creative Commons for Newspapers, Scientists, Film students and Wikipedia SEOers(!?)

    Four articles turned up yesterday all advocating use of different Creative Commons licenses in different contexts, nicely demonstrating the not-really-niche-anymore scope covered by Creative Commons.

Inchiesta a fumetti sulla “fabbrica organica”

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Porto Marghera, la legge non è uguale per tuttiEsce per le Edizioni Becco Giallo il libro a fumetti Porto Marghera, la legge non è uguale per tutti, scritto e disegnato da Claudio Calia (qui alcune tavole). Inquadrato in un percorso che l’autore percorre da tempo, quello del graphic journalism, racconta i fatti della fabbrica organica consumatisi a due passi da Venezia. La prefazione è a cura Gianfranco Bettin che scrive del libro:

Certe tavole di Calia è come se a disegnarle fosse stato il gatto nero […]: dev’essere uscito di casa e deve aver preso quelle tag dalle strade e dai muri e poi, con gli artigli, le deve avere reincise sulla carta insieme ai racconti e ai materiali raccolti da Calia stesso. Si può forse spiegare così il segno, insieme selvaggio e domestico, attraverso il quale l’autore si esprime. Domestico, cioè comprensibile e riconoscibile per tutti, comunicativo in parole e forme inequivocabili. Selvaggio, tuttavia, perché irriducibile all’universo ufficiale e tradizionale.

Vari gradi di conoscenza

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Le tre streghe di Johann Heinrich FüssliDa FdC. Sulla vicenda di Rignano Flaminio, di cui molto si è parlato sui giornali in questi giorni, già il primo elemento che si rileva è che c’è gran confusione. Se il gioco degli attacchi incrociati tra accusa, difesa e parti lese è normale in qualunque indagine – soprattutto in quelle così delicate e al pari così eclatanti -, i dubbi che si adombrano su perizie, ambienti adatti ad influenzare ricordi e genuinità delle testimonianze qualche interrogativo lo instillano. E ancora una volta sembra di leggere un copione già consumato: il mito del abuso rituale satanico, di cui si parla diffusamente su Carmilla riprendendo un passaggio del libro Lasciate che i bimbi di Luther Blissett; la somiglianza con fatti analoghi – poi dimostratisi inesistenti – verificatosi una decina d’anni fa nel modenese; una campagna stampa tendenzialmente colpevolista, come per la vicenda che travolse loro malgrado i bolognesi Bambini di Satana tra il 1996 e il 1997. Continue reading

Da Haiti dove cane mangia cane

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Ghosts of Cité Soleil:

Two hours off the shores of Miami Beach, Haiti lies nestled next to the Dominican Republic, ignored by the rest of the world. It is a country of poverty and despair and violence. But to the vast majority of people who have never set foot in Haiti, “Hell” is the only word that cantruly convey its condition of life. This is where Ghosts of Cité Soleil takes place.

Blog d’Egitto: chiude Sand Monkey per pressioni politiche

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Egyptian Sand Monkey[AGGIORNAMENTO – 16 maggio 2007] Un aggiornamento sempre via AdnKronos: Egitto, altri 29 blog e siti rischiano la chiusura:

Un magistrato egiziano, Abdel Fattah Mourad, ha chiesto l’oscuramento di 29 tra blog e siti internet che a suo avviso ”screditano l’immagine del paese e offendono il presidente”. Lo rivela la stampa locale, secondo cui Mourad è lo stesso magistrato che ha formulato l’accusa contro il blogger Kareem Amer, condannato a 4 anni di detenzione a causa degli scritti pubblicati sul suo diario on line.

Via AdnKronos (e sempre in tema Egitto: Libertà per il blogger egiziano Abdel Kareem). È costretto a chiudere i battenti l’Egyptian Sand Monkey, uno dei blog d’opposizione più seguiti d’Egitto e tra i diari on-line più letti dell’intero Medio Oriente. Ad annunciare il congedo dalla rete è stato Sam Adam, nickname del blogger autore del portale, che ha sottolineato come a spingerlo a questa decisione sia stata la forte pressione esercitata dal regime egiziano.

“Non credo che l’anonimato possa più proteggermi – ha scritto il blogger – Almeno non da quando agenti della sicurezza fanno domande su di me nella strada in cui abito, quindi ho deciso di chiudere”.

La notizia dell’addio al web della “scimmia del deserto” ha subito suscitato l’interesse dalla stampa locale ed è riportata oggi dai principali quotidiani in lingua araba. Il risalto dato all’evento è strettamente connesso col ruolo che in questi anni il blog ha avuto nella vita politica del pase. Sand Monkey è infatti stato uno dei più vibranti animatori del dibattito politico e sociale, oltre ad aver raccontato con regolarità, negli ultimi due anni, le violenze e le brutalità commesse da Mubarak durante le manifestazioni di contestazione al regime organizzate da attivisti politici.

L’attenzione dei media nei confronti dei blogger egiziani è iniziata nel febbraio 2005, durante la campagna per il referendum sulla riforma costituzionale voluta dalle autorità del Cairo. Da allora gli autori di questi portali sono entrati a pieno titolo nel dibattito politico del paese, attirando su di sé le critiche e le persecuzioni del regime.

Nel febbraio scorso il tribunale di Alessandria d’Egitto ha condannato il blogger Karim Suleiman a quattro anni di prigione, per aver insultato il presidente e diffamato l’Islam, religione di Stato. Il giovane ventiduenne è tuttora in stato di detenzione nonostante le critiche espresse sulla vicenda dalle associazioni per i diritti umani. Dal 2006 l’Egitto figura nella lista dei “paesi nemici di Internet e della libertà d’espressione” stilata da Reporter Senza Frontiere.

Tutti o tanti 2.0?

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Nicola Mattina pubblica il video del suo intervento allo ZenaCamp, Democrazia 2.0: partiamo da qui!. Se si parte – per seguire l’impostazione che Nicola ha dato al suo discorso – dalle “democrazie contemporanee”, queste non possono essere considerate autentiche democrazie, ma poliarchie, una sorta di compromesso tra il governo del popolo in senso stretto e forme di rappresentanza parlamentare che legiferano e creano governi su mandato elettorale del popolo. E di qui l’effetto deleterio, in sistemi non perfetti, di tendere a oligarchie a causa dell’inquinamento dei processi politici, economici e sociali.

La democrazia 2.0 invece, per sua natura, risente meno di questa deviazione dai modelli di teoria politica perché sostenuta dalla pratica quotidiana dei “cittadini” della rete. Tuttavia non è scevra da condizionamenti che possano portarla verso polarizzazioni di interessi e soprattutto corre un grave rischio nel momento in cui si affida, per la propria pratica, a infrastrutture private o soggette comunque a modifiche d’uso arbitrarie senza che si ricorra ad alcun processo né democratico né poliarchico (vedi le battaglie per la Net Neutrality e le ragioni che le determinano).

E poi c’è un altro elemento di cui tenere conto: la democrazia 2.0 richiede un impegno attivo molto più complesso dell’atto di voto e buon senso e statistiche dicono che, nella vita reale così in quella virtuale, la percentuale di popolazione che ha un atteggiamento proattivo è minoritaria (seppur aumenti in rete rispetto all’esperienza fisica quotidiana). Dunque la democrazia 2.0, se non può essere considerata “il governo del popolo” come è stato fatto notare durante gli interventi, non può al pari essere considerata come “il popolo nel suo insieme che lavora per un fine superiore”, individuabile sostanzialmente con la libertà di espressione e la divulgazione della conoscenza. E qui si ritorna al concetto della poliarchia: non per forza elitario, ma comunque che non riguarda il demos.

A proposito del GreenCamp

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Lele nei giorni scorsi ha scritto, in vista dell’imminente GreenCamp, a proposito di blogosfera e dialogo con la politica dicendo:

Conscio di cercar rogne lancio, dal mio piccolo lancio un meme ovvero: non è il caso che la parte abitata della rete rete vada a dire alla politica che è ora che cominci a rappresentare qualcosa?

La mia risposta è un’altra domanda: la politica invece ha davvero interesse a rappresentare qualcosa oltre la “parte abitata” che la compone quasi su basi vitalizie o di rami dinastici (quando non in senso di sangue almeno di scuderia) e gli interessi che si porta dietro? Dunque bene partire con raduni informali come quello del 5 maggio, però l’attenzione la si attira e il dialogo a ruota anche, ma poi diventa più difficile per il rappresentante politico di turno defilarsi. Soprattutto nel momento in cui iniziative come OpenPolis saranno partite e avranno superato la fase di rodaggio raggiungendo una soglia minima di massa critica.