“A Hijacking”: una storia danese che racconta la Somalia e i sequestri delle navi da parte dei pirati

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A Hijacking è un film di Tobias Lindholm (che ne è anche lo sceneggiatore) con Pilou Asbæk, Søren Malling e Dar Salim che racconta di un cargo danese sequestrato dai pirati somali. Per una volta una visione non statunitense di ciò che accade nel Corno d’Africa.

(Via BoingBoing)

Paesi emergenti, media e “pirateria”: storia di un irrigidimento fallito

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Media Piracy in Emerging EconomiesLa pirateria è bella, diceva Carlo Gubitosa nello spettacolare Elogio della pirateria (Altreconomia, 2005) di cui si era parlato ai tempi. Ed aveva ragione, in quel libro. Ora se ne può leggere anche in Media Piracy in Emerging Economies:

È il primo studio indipendente e su larga scala che analizza il fenomeno della pirateria in ambito musicale, cinematografico e software focalizzandosi su Brasile, India, Russia, Sud Africa, Messico e Bolivia. Realizzato basandosi su tre anni di lavoro di trentacinque ricercatori, questo testo racconta due storie globali: una che traccia l’esplosiva crescita della pirateria per quanto riguarda le tecnologie digitali, ormai economiche e ubique nel mondo, e un’altra che segue l’evoluzione delle lobby industriali che hanno ridefinito le leggi e l’irrigidimento della protezione del copyright. Il report sostiene che questi sforzi sono ampiamente falliti e che il problema della pirateria è inteso più come un inefficace approccio all’accesso ai media sui mercati legali.

Particolare la licenza con cui questo lavoro viene rilasciato, che si chiama The Consumer’s Dilemma e che differenzia modalità di accesso e uso discriminando sull’elemento commerciale (è gratuito per i Paesi che non appartengono a Stati Uniti, Europa Orientale, Giappone, Australia e diverse nazioni del Golfo Persico). Per averne una copia cartacea via Lulu.com, questo è l’indirizzo.

Wikileaks: Blackwater, business nel Corno d’Africa per contrastare la pirateria dei mari

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La voce delle vociSono datati dicembre 2009 alcuni cablogrammi partiti dall’ambasciata statunitense di Gibuti a proposito della situazione somala. I documenti, classificati come confidenziali e inseriti nella mole di materiale diffuso da Wikileaks alla fine di novembre 2010, citano una società americana comparsa più volte nelle pagine di questo giornale. Si tratta Blackwater Worldwide, multinazionale della sicurezza privata finita nel mirino ancora nel 2007 quando suoi uomini furono coinvolti in una sparatoria a Baghdad che fece diciassette vittime. Questa volta la si ritrova in Somalia, stando ai cablogrammi di Wikileaks, dove opererebbe dal marzo 2010 con l’autorizzazione del governo di Gibuti per contrastare la pirateria.

La dotazione che ha portato con sé comprenderebbe trentatré cittadini americani a cui sono state affidate funzioni varie e che verranno sostituiti ogni sessanta giorni. Diciotto di questi “operatori”, come sono definiti dagli osservatori statunitensi, sono suddivisi in tre squadre armate che a turno sarebbero incaricate della sicurezza dei trasporti navali. La marina di Gibuti, inoltre, garantirebbe alla Blackwater forniture di armi (tra cui cinquanta mitragliatrici calibro .50) e lo scopo, sempre stando ai cablogrammi americani, non sarebbe tanto quello di supportare le forze di polizia nella cattura dei pirati, ma di usare «forze letali contro [di loro], se necessario». Insomma, il messaggio è che non si fanno prigionieri, a differenza per esempio dei francesi, che hanno allestito aree di detenzione per i pirati nella regione nord-orientale del Puntland.
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“Pirateria” e “proprietà intellettuale”: espressioni controverse per una guerra all’innovazione

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Piracy: The Intellectual Property Wars from Gutenberg to GatesPiracy: The Intellectual Property Wars from Gutenberg to Gates è un libro scritto da Adrian Johns e uscito a inizio anno per la University Of Chicago Press. Nella recensione pubblicata da Electronic Frontier Foundation, si dà subito un’avvertenza al lettore: guardarsi qualcosa sulla (controversa) storia della proprietà intellettuale. Poi, contando sull’organizzazione cronologica del volume, Fred von Lohmann prosegue scrivendo:

Se volete un consiglio, iniziate dal capitolo 13 sull’ascesa delle radio nella Gran Bretagna degli anni Venti. È una storia incredibilmente attuale perché la radio compare all’ombra dei brevetti [e] pone un rompicapo a un governo che temeva che gli “sperimentatori” avrebbero distrutto le cose deregolamentando programmi e inondando l’etere […]. In molti hanno riconosciuto alcuni paralleli con le attuali controversie su “jailbreaking” dell’iPhone, innovazione dell’utente e futuro di Internet.

L’anteprima del libro è disponibile su GoogleBooks.

(Via BoingBoing.net)

Azione e reazione nella situazione somala di ieri e di oggi

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L’analista somalo Mohamed Abshir Waldo racconta su Terra Italia Nostra l’altra Somalia.

Ci sono due piraterie in Somalia. Una è quella che sta all’origine del problema di oggi, e che è la pesca illegale da parte di imbarcazioni straniere, che oltre tutto mentre pescano assolvono a un altro compito illegale, cioè la discarica di scorie tossiche industriali e persino nucleari nelle nostre acque, tutte provenienti dal mondo ricco. L’altra pirateria è quella che vi raccontano i vostri media. Ma essa si è scatenata in reazione a quei crimini, quando le nostre acque furono avvelenate, quando fu saccheggiato il nostro pesce, e in un Paese poverissimo i pescatori capirono che non avevano altra possibilità se non quella di reagire con la violenza contro le navi e le proprietà dei Paesi potenti che sponsorizzano la vostra pirateria e la discarica tossica qui.

Da aggiungere due dati. Il primo. Un’altra analisi di Mohamed Abshir Waldo sullo stesso argomento è stata pubblicata qui: è in inglese, ma essendo più estesa contiene ulteriori dettagli. Il secondo. Terra Italia Nostra, che s’è occupata parecchio di ambiente, ecomafie, veleni e abusivismi vari soprattutto al sud e soprattutto in Puglia, paga anche il conto in termini di intimidazioni al punto che dal colophon sono stati tolti i nomi dei collaboratori. Rimane solo quello del direttore, Gianni Lannes, che a cicli costanti si vede augurare infausti destini.