La petizione Il parlamento indaghi sull’omicidio Pasolini, indirizzata ai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, è stata lanciata da Stefano Maccioni, il legale di Guido Mazzon, cugino di Pier Paolo Pasolini. E c’è anche uno spazio Facebook dedicato alla petizione Pasolini da cui seguire tutti gli aggiornamenti sul caso.
pietro grasso
“Basta impunità per chi depista le indagini della magistratura”: online l’appello per il reato di depistaggio commesso da pubblici ufficiali
StandardSu Articolo21.org è online la petizione Basta impunità per chi depista le indagini della magistratura e per firmarlo il link è questo:
I depistaggi sono stati lo strumento utilizzato dai responsabili materiali e morali delle vicende stragiste e di terrorismo del nostro Paese per rallentare, se non bloccare, le inchieste e per impedire l’accertamento di fatti delittuosi gravissimi sulle stragi che da piazza Fontana al 1993 hanno insanguinato l’Italia. Un capitolo ancora non completamente scritto, fatto di omissioni, bugie, distruzioni di documenti, emersi giudiziariamente, compiuti da pubblici ufficiali inseriti negli apparati dello Stato.
L’introduzione di un reato specifico che sanzioni penalmente il comportamento omissivo e occultante diviene improcrastinabile. L’attuale ordinamento si è limitato a prevedere, per casi simili, solo i reati di falsa testimonianza, calunnia, omissione o soppressione di atti d’ufficio, senza evidenziare le conseguenze che tali condotte hanno sul piano penale e della verità. Un’impunità non più tollerabile per le conseguenze che quelle condotte hanno causato, e potranno causare, a danno della società e della giustizia.
Per questo chiediamo al presidente del Consiglio Matteo Renzi, e ai presidenti di Camera e Senato, Pietro Grasso e Laura Boldrini, di calendarizzare e votare la proposta di legge n. 559, presentata dall’on. Paolo Bolognesi – all’esame della Commissione Giustizia – che introduce, dopo l’art. 372 del codice penale, il reato di depistaggio per i pubblici ufficiali che occultano la verità all’autorità giudiziaria – totalmente o parzialmente – non solo per i fatti di terrorismo e strage, ma anche per vicende legate all’associazione mafiosa, traffico di droga, traffico illegale di armi e di materiale nucleare, chimico o biologico. Pena la sanzione della reclusione da sei a dieci anni.
È un appello che intendiamo promuovere in tutte le sedi istituzionali, coinvolgendo anche la società civile, perché non possiamo accettare che il nostro Paese continui a regalare ai depistatori in divisa l’immunità penale e morale dalla verità e dalla giustizia.
20 marzo 1994: venivano uccisi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il punto di 19 anni senza giustizia nelle parole di Mariangela Gritta Grainer
StandardMariangela Gritta Grainer, ex parlamentare e attuale presidentessa dell’Associazione Ilaria Alpi, scrive un lungo intervento, 20 marzo 1994 – 20 marzo 2013. Ilaria e Miran: 19 anni senza verità e giustizia, lanciando un appello alle istituzioni perché finalmente si faccia luce sul duplice delitto somalo. Accogliendo positivamente l’elezione di Laura Boldrini a presidente della Camera dei Deputati e di Pietro Grasso al Senato (quest’ultimo risponde qui. Boldrini invece ha chiamato Luciana Alpi e Patrizia Hrovatin), ecco alcuni passaggi del testo di Gritta Grainer:
Sono passati 19 anni dalla tragica esecuzione di Mogadiscio: Ilaria Alpi e Miran Hrovatin uccisi con un solo colpo ciascuno sparato alla nuca. Un’esecuzione su commissione: uccisa, insieme a Miran, perché aveva rintracciato […] un gigantesco traffico internazionale di rifiuti tossici e di armi che aveva nella Somalia […] un crocevia importante per traffici illeciti di ogni tipo che solamente organizzazioni criminali, mafia, ‘ndrangheta e camorra possono gestire (come indagini di procure, dichiarazioni di pentiti e collaboratori di giustizia hanno fatto emergere anche di recente). Organizzazioni criminali che possono crescere ed estendere le loro ramificazioni in tutti i territori e in tutti i mercati perché godono di coperture, silenzi e complicità nei servizi di intelligence, nelle strutture di potere pubbliche e private.
In “Toxic Somalia” […] Paul Moreira documenta gli effetti sulla popolazione dei rifiuti tossici scaricati dall’occidente in terra somala, seguendo la strada aperta da Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e ricostruendo i rapporti segreti tra il mondo degli affari e quello della criminalità. L’inchiesta valorizza il lavoro intrapreso dalla giovane inviata del TG3 e dal suo operatore mostrando con efficacia come ne abbia segnato la tragica fine perché gli affari sporchi, l’illegalità potesse e possa continuare. Due i fatti che l’anno appena trascorso ci ha consegnato.
Il processo che vedeva imputato per il reato di calunnia Ahmed Ali Rage detto Jelle (testimone d’accusa chiave nei confronti di Hashi Omar Hassan in carcere da oltre dieci anni dopo la condanna definitiva a 26 anni) si è chiuso con una assoluzione le cui motivazioni sono incredibili (“…appare evidente l’impossibilità di pervenire ad un giudizio di colpevolezza…”). Assoluzione in contumacia avendo di fatto accertato che la testimonianza potrebbe essere falsa mentre un cittadino somalo è in carcere forse innocente e di certo due cittadini italiani, Ilaria e Miran, sono stati assassinati quasi vent’anni fa e ancora non hanno avuto giustizia.
La relazione conclusiva della commissione bicamerale d’inchiesta sulle ecomafie sostiene che il capitano Nicola De Grazia è stato avvelenato (riesumata la salma, “la consulenza del professor Arcudi arriva a una conclusione inequivoca: la morte è la conseguenza di una “causa tossica”). Il capitano Natale De Grazia (morto in circostanze misteriose il 13 dicembre 1995 mentre si recava a La Spezia per indagini importanti) è stata figura chiave del pool investigativo coordinato dal procuratore di Reggio Calabria Francesco Neri che indagava sulle “navi dei veleni” […].
“La morte del capitano De Grazia si inscrive tra i misteri irrisolti del nostro Paese”, con queste parole si conclude la relazione della commissione. Due fatti che confermano quanto è avvenuto in questi anni dolenti: depistaggi occultamenti, carte false, testimoni e/o persone informate dei fatti che hanno mentito.
Il video in apertura del post è la versione integrale del documentario Toxic Somalia.