Un’intervista a Vanessa Bahmani, la fotografa che ha scattato 1000 ritratti ai manifestanti di Occupy Wall Street. L’ha realizzata Robyn Gee di Turnstyle.
(Via BoingBoing)
Un’intervista a Vanessa Bahmani, la fotografa che ha scattato 1000 ritratti ai manifestanti di Occupy Wall Street. L’ha realizzata Robyn Gee di Turnstyle.
(Via BoingBoing)
Anna Vinci, che ha curato il libro La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi uscito poche settimane fa per Chiarelettere (se n’era parlato qui), ha intervistato il magistrato che, insieme a Gherardo Colombo, scoprì il 17 marzo 1981 gli elenchi della P2, Giuliano Turone. Sul blog Cado in piedi è stata pubblicata la trascrizione dell’intervista. Si dice tra l’altro:
Questa continua tendenza […] a parlare il meno possibile della P2 […] discende proprio dallo scopo che aveva la P2, che è stato ricostruito dalla Commissione parlamentare di inchiesta: era un organismo di potere parallelo, di potere occulto in quanto aveva lo scopo di poter determinare certe scelte rilevanti per la collettività, passando per percorsi trasversali diversi da quelli istituzionali. Infatti, tutta la documentazione che è stata sequestrata nel 1981 insieme ai famosi elenchi, è estremamente rilevante, è copiosa e descrive determinate situazioni su cui la P2 esercitava questo suo potere occulto. Difatti, c’è tutta la documentazione che riguarda Rizzoli, Il Corriere della sera, c’è un po’ di tutto. Evidentemente avendo questa funzione, questa loggia P2, e avendo al suo interno personaggi di così grande rilievo nel nei vari gangli dello Stato italiano, della società italiana è chiaro che ci sono molti ambienti che preferiscono che si glissi, che si dimentichi e quindi si parli il meno possibile, si rimuova insomma.
Continua qui.
[L’intervista riportata sotto è divenuta celebre: la realizzò Maurizio Costanzo il 5 ottobre 1980, ai tempi in forza al Corriere della Sera, colloquiando con Licio Gelli, maestro di una famigerata loggia massonica, quella che ha segnato in modo quanto più negativo possibile la storia di questo paese. Alla data in cui uscì questo articolo – otto settimane dopo la strage alla stazione di Bologna – mancavano ancora cinque mesi alle perquisizioni a Castiglion Fibocchi e a Villa Wanda. Perquisizioni che portarono alla scoperta della lista degli iscritti, da cui si venne a sapere che intervistatore e intervistato erano “fratelli” di tessera. Da qui si può scaricare la scansione della pagina originale (formato jpg, 2,7MB).]
Il Corriere della Sera, domenica 5 ottobre 1980
Il fascino discreto del potere nascosto
Parla, per la prima volta, il signor P2
Licio Gelli, capo indiscusso della più segreta e potente loggia massonica, ha accettato di sottoporsi a un’intervista esponendo anche il suo punto di vista. L’organizzazione: «un Centro che accoglie e riunisce solo elementi dotati di intelligenza, cultura, saggezza e generosità per rendere migliore l’umanità». L’album di famiglia: da Giuseppe Balsamo (Cagliostro) a Giuseppe Garibaldi. «Una repubblica presidenziale sull’esempio di De Gaulle». Una frase di Aldo Moro. «Sì, ero all’insediamento di Carter per simpatia». In Italia otto servizi segreti: troppi. I politici: «lavorano nell’interesse del paese oppure solo nell’interesse dei partiti?». L’economia e la moglie di Adenauer. Un consiglio al prossimo presidente del Consiglio: «meno programmi, più fatti».
di Maurizio Costanzo
Nella galleria dei personaggi inavvicinabili è tra i più inavvicinabili: si chiama Licio Gelli, ha sessant’anni, è di Arezzo e non so cosa abbia scritto sulla carta d’identità alla voce professione: industriale? Diplomatico? Politico? In realtà il suo nome compare spesso come il capo indiscusso di una segreta e potente loggia massonica, la «P2», e rimbalza di continuo in questioni di non facile identificazione. Nel corso di questa intervista ha espresso, credo per la prima volta, opinioni, pareri, raccontato episodi. Ma non mi illudo: è solo una delle sue facce, le altre sono celate in qualche parte del mondo.
Quattro anno fa io l’avevo invitata a una puntata di «Bontà loro». Declinò l’invito. Per timidezza? Per mantenere mistero intorno alla sua persona?
Perché non ravvedevo nella mia persona requisiti tali per essere intervistato alla tv.
Come mai adesso ha accettato questo colloquio?
Per premiarla della costanza che ha avuto nell’inseguirmi per quattro anni. Così, dopo questa intervista, spero per altri quattro anni di stare tranquillo.
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