Ilaria Alpi: “Un omicidio al cuore del giornalismo”

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Ci fu depistaggio, lo scrivono i giudici. Non solo non sono stati trovati esecutori materiali e mandati degli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, ma chi doveva assicurare giustizia, e onorare la memoria dei due giornalisti del Tg3, ha invece creato un falso colpevole, Hashi Omar Hassan, oggi libero dopo aver scontato 16 anni di carcere in forza di una condanna per omicidio diventa definitiva. Lo hanno fatto per coprire i veri assassini?

Non si sa, ma ci fu certamente un depistaggio delle indagini da parte di uomini dello Stato – anche se non si può applicare la legge che introduce il reato, fortemente voluta da Paolo Bolognesi, approvata solo lo scorso 2 agosto. È certo che sono corrosive le motivazioni con cui la Corte di Appello di Perugia ha stabilito l’innocenza di Hashi, ma solo dopo che una giornalista, Chiara Cazzaniga di “Chi l’ha visto” è andata in Inghilterra a trovare l’accusatore Ahmed Alì Rage, più noto come Gelle, il quale, davanti al suo microfono, ha ritrattato tutto.

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A sedici anni dal delitto Alpi-Hrovatin, un rapporto ONU conferma la pista di armi e rifiuti

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Il 20 marzo scorso ricorreva il sedicesimo anniversario dell’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovantin, assassinati a Modagiscio nel 1994. Sul Fatto Quotidiano di oggi, a pagina 15, viene pubblicato un lungo articolo sul rapporto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla Somalia e si sottolinea come l’inchiesta che stava conducendo l’inviata del Tg3, con anni di anticipo, confermasse quanto oggi si scrive al Palazzo di Vetro. Pirateria dei mari, società di contractor, rapporti con l’Italia, il ruolo di Giancarlo Marocchino nella costruzione del porto Eel Ma’an sono alcuni dei passaggi. Ma si torna a parlare anche di armi e rifiuti interrati.

Di tutto questo si tratta nel rapporto, consultabile in formato HTML e pdf (785KB). Cliccando invece sull’immagine sottostante si può leggere l’articolo del Fatto, in cui si spiega anche la possibilità di una revisione del processo al termine del quale è stato condannato Hashi Omar Hassan.

Il rapporto ONU che da' ragione a Ilaria Alpi