L’app di Tour.Bo: percorsi che rievocano la storia di Bologna e del territorio circostante. Come nel caso dei partigiani di Sabbiuno

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App Tour.Bo

Un progetto che coniuga percorsi naturalistici al racconto del recente passato del territorio. È Tour.Bo che ha creato anche un’applicazione ad hoc (al momento, purtroppo, solo per iPhone):

Studiata per ciclisti e camminatori, [la app] ti consentirà di ascoltare storie nascoste pedalando tra le colline di Bologna. Da San Giovanni in Monte fino a Villa Spada, passando per Sabbiuno, lo sforzo fisico non sarà più fine a se stesso, bensì arricchito con una molteplicità di significati capaci di stimolare la curiosità e l’intelletto.

Uno dei percorsi, per esempio, rievoca fatti che risalgono al dicembre 1944 quando si compì l’eccidio di un centinaio di partigiani detenuti nelle carceri di San Giovanni in Monte. E dalla città si arriverà al monumento dedicato a quelle vittime.

(Via Master in Comunicazione Storica)

Il crowdfunding come strumento per realizzare l’infografica di quattro minuti dell’Anpi sui valori della Resistenza e della Costituzione

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Che cos’è l’Anpi e quali sono i valori della Resistenza: è il video o, meglio, l’infografica di quattro minuti pubblicata pochi giorni fa e realizzata dalla cooperativa Kiné per l’Anpi di Colle Val d’Elsa attraverso il crowdfunding.

(Via @betapdb)

“Il prigioniero di Salò”: Franzinelli su Carmilla racconta “lo squallore e la subalternità di un vecchio dittatore”

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Il prigioniero di Salo'Uscito a inizio autunno, il libro Il prigioniero di Salò. Mussolini e la tragedia italiana del 1943-1945 di Mimmo Franzinelli racconta con documenti inediti tra l’altro “la disistima del capo della RSI verso i suoi collaboratori, l’odio mortale per alleati e partigiani, la prostrazione – sino al limite del suicidio – per la perdita di Roma e l’avvicinamento del fronte al Nord. E attraverso i dossier dei servizi segreti esamina l’estremo tentativo di riscatto, con il discorso milanese del Teatro Lirico, il 16 dicembre 1944”. E nell’intervista di Anna Luisa Santinelli all’autore pubblicata qualche giorno fa da Carmilla Online si aggiunge:

Premesso che la storia di Mussolini è la storia del suo rapporto con il potere, e più precisamente con il potere assoluto, i passaggi dalla causa della rivoluzione a quella della reazione, da sovversivo a dittatore, lo rendono un soggetto di studio assai interessante sia sul piano psicologico sia per l’analisi del ruolo delle personalità nella storia. La straordinaria longevità del mito del duce (ben rappresentata, ad esempio, dal film “Mio fratello è figlio unico”, girato da Daniele Luchetti nel 2007: il giovane protagonista, Accio, cresce nel culto del duce e milita nel Movimento sociale italiano) rappresenta un fattore di stimolo agli studi su Mussolini.

Tenuto conto che buona parte dei libri su Mussolini è inficiata da intenti apologetici o manca di un solido riscontro archivistico-documentario, credo vi sia ancora spazio per monografie rivolte a particolari aspetti della sua figura […]. La destra radicale si richiama più ai 20 mesi della guerra civile e del collaborazionismo coi nazisti che non ai 20 anni di gestione mussoliniana del potere. I giovani che nell’autunno 1943 si trovarono a un bivio decisivo erano stati educati nei valori del regime, che identificava patria e fascismo. E che attribuiva alla guerra un valore fondante, come banco di prova della vitalità dei popoli.

La triade programmatica “Credere Obbedire Combattere” ben sintetizza lo spirito della dittatura mussoliniana, e esprime una linea rimasta inalterata nella Rsi. La convinzione soggettiva di operare per finalità patriottiche era contraddetta […] dalla consapevolezza che l’alleato tedesco avesse già, di fatto se non di diritto, annesso al Reich l’Alto Adige e la Venezia Giulia […].

E veniamo al presente. Per una serie di ragioni – anche esistenziali, con l’esigenza rassicurante di un “grande padre” – troppi giovani ancora oggi mitizzano Mussolini; ebbene, “Il prigioniero di Salò” dimostra, con gli stessi documenti del duce, lo squallore umano e la subalternità politica del vecchio dittatore, che per una causa in cui non credeva più inviava a morire e a dare la morte migliaia di giovani.

La versione completa dell’intervista si può leggere qui.