Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia contro la camorra, mi invia questo testo. Lo ha scritto per ribadire ancora una volta la profonda solitudine, quando non l’esplicita indifferenza da parte delle istituzioni, verso chi ha denunciato. A questo stato di fatto intende reagire e spiega come di seguito. L’Associazione Antonino Caponnetto ha già fatto sapere che ci sarà.
«Con enorme dolore devo annunciare che venerdì 3 dicembre sarò dinnanzi a palazzo Chigi per iniziare lo sciopero della fame, in protesta per la mancata attuazione del programma di protezione e il non rispetto della legge 45/2001 (modifica della disciplina della protezione e del trattamento sanzionatorio di coloro che collaborano con la giustizia nonchè disposizioni a favore delle persone che prestano testimonianza).
Questa è l’ultima mia possibilità: nonostante sia invalido e ammalato, sono costretto a questo ultimo gesto di umiliazione. Mi sono sempre attenuto alle regole comportamentali del programma di protezione, mi sono ricostruito da solo una vita, una nuova identità, un lavoro. Tutto da solo, ma non mi sarei mai aspettato che dallo Stato ci fosse quel silenzio che ti uccide e ti rende vittima a vita.
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Senza le sue parole, all’origine dell’indagine, l’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari di Monza non si sarebbe conclusa con un processo a carico di tutti e cinque gli imputati. Gennaro Ciliberto, testimone di giustizia contro la camorra, fin dall’inizio aveva indicato loro, alcuni con precedenti per associazione camorristica e che in questa vicenda sono accusati in concorso tra loro per reati come attentato alla sicurezza dei trasporti e falsità in atto pubblico commesso da pubblici ufficiali. La storia che racconta l’uomo, che da professionista onesto ha detto no a qualsiasi forma di connivenza con la criminalità organizzata, è quella di una passarella pedonale a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, i cui “lavori di saldatura delle parti metalliche [sono stati] gravemente mal eseguiti” al punto da determinare “il rilevante pericolo di deformazione e di crollo”. Le parole provengono dalla richiesta di rinvio a giudizio firmata lo scorso 2 settembre dal pubblico ministero Franca Macchia e il processo inizierà il 17 marzo 2014. Una novantina di giorni che tuttavia a Ciliberto sembrano troppi. È lui infatti che, oltre a dare il via a questa inchiesta, ne ha fatte avviare quattro inchieste e che da tre anni attende di essere inserito nel programma di protezione dei testimoni di giustizia.