Decode Jerusalem: una guida per capire un conflitto

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Di queste guide, ce ne sono due versioni: una in italiano e un’altra in inglese (entrambi i link collegano a due file in formato pdf) e sono rilasciate con la medesima licenza, la Creative Commons. Si intitolano Decode Jerusalem e sono state scritte da due giovani, Bianca Elzenbaumer e Fabio Franz, che hanno studiato Bolzano per diventare operatori di pace internazionali e che dovevano partecipare a un master per futuri mediatori in aree di conflitti organizzato dall’università di Bologna. Così, quando s’è trattato di scegliere dove trascorrere i due mesi di tirocinio, hanno puntato su Gerusalemme e hanno collaborato con l’associazione ICAHD (Israeli Committee Against House Demolitions). Una volta in loco hanno visitato località, scattato fotografie e raccolto informazioni condensandole in una pubblicazione che ha come impostazione di fondo quello del turismo responsabile e come pratica narrativa un percorso nei luoghi del conflitto arabo-palestinese. Peacelink pubblica agli autori una nutrita intervista realizzata da Giacomo Alessandroni. In cui si legge tra l’altro:

Visitare Gerusalemme senza una guida che ti permetta di scovare nella quotidianità i segni dell’occupazione è rischioso nel senso che si corre il pericolo di tornare a casa propria senza aver avuto la possibilità di riflettere su uno dei conflitti più discussi/studiati/seguiti/controversi (e l’elenco potrebbe continuare) della scena geopolitica degli ultimi sessant’anni.

PeaceReporter: l’Iraq, la croce e il kalashnikov

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  • Naoki Tomasini, La croce e il kalashnikov:

    Le violenze settarie che hanno insanguinato l’Iraq negli ultimi tre anni hanno cambiato la faccia del paese e hanno spinto le diverse comunità a raccogliersi per trovare protezione. Alcune, sull’esempio dei consigli del Risveglio, le milizie tribali sunnite che oggi sono alleate con gli Usa nella lotta contro Al Qaeda in Mesopotamia, hanno organizzato dei piccoli gruppi di autodifesa cittadina o di quartiere. Accade anche nel piccolo villaggio di Tel Asquf, nella provincia settentrionale di Niniveh, dove la sicurezza dei cittadini è protetta dalla prima milizia composta da cristiani.

Jasmina Tesanovic: nazione, nazionalità e nazionalismo nei Balcani

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Si intitola Three halves ed è l’intervento che Jasmina Tesanovic (qui il suo blog, in serbo) ha tenuto poco tempo fa alla LIFT Asia Conference. L’ha pubblicato Luigi Milani sul suo blog, False Percezioni, un lungo racconto (in inglese, questa volta) sul concetto di nazionalità, nazione e nazionalismo nella ex Jugoslavia e in particolare in Serbia. E scrive l’autrice e attivista belgradese:

The bigger entity of whatever nationality always battered the smaller entity of whatever identity. The majority would always bully and oppress the minority, no matter who the minority was. That smaller entity would batter the yet smaller entity within different identity inside it’s own territorial claims. Somebody was always in a minority, so somebody was always being victimized. Nobody ever felt whole and safe in the Balkans — there was always some leftover part, a third half, that was being painfully crushed. So war crimes were committed. The biggest crimes were committed by the biggest group, because the biggest groups had the best resources. If there had been more guns and money in the war, there would have been more crimes, but Yugoslavia was not rich and the war exhausted it and destroyed its wealth. Now the globalization of Balkanization is happening on vast scale.

“Shooting War”: fumetti di guerra in un libro e online

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Shooting WarEra nato come un fumetto per il web ed è finito per guadagnarsi una nomination all’Eisner Award. Si chiama Shooting War che è diventato un libro a fumetti pubblicato dalla Grand Central Publishing. La vicenda, scritta e illustrata da Anthony Lappé e Dan Goldman, è ambientata nel 2011 quando la guerra al terrore è sfuggita al controllo, l’economia statunitense è precipitata in un baratro e il presidente americano è farmaco-dipendente. Un videoblogger, Jimmy Burns, casualmente riprende un attacco suicida contro lo Starbucks di Brooklyn e un’emittente televisiva (Global News, “Your home for 24-hour terror coverage”) lo trasforma in una star. Il libro si compone di 192 pagine a colori con la storia a cui si aggiungono pagine aggiuntive con materiale che riguarda l’ideazione e la realizzazione della storia. Inoltre online si possono trovare i capitoli del libro (ne sono stati pubblicati dieci al momento).

Jasmina Tesanovic: «Il “mio vicino” Radovan Karadžic»

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Si diceva giusto pochi giorni fa che un criminale di guerra sarà pure stato ricercato ovunque, ma che fino alla cattura ha vissuto a Belgrado, nel posto più ovvio. L’intervista che Jasmina Tesanovic ha concesso a Luigi Milani e che è stata pubblicata su Peacelink.it racconta anche questa storia estendendosi alla sorte di altri personaggi che durante il conflitto nei Balcani si sono macchiati di reati gravissimi. Nel testo, intitolato Il “mio vicino” Radovan Karadžic, si legge infatti che:

Karadžić, psichiatra e poeta, forse è stato persino tuo vicino di casa durante la sua latitanza…

«Non è il primo, a essere stato mio vicino di casa. Biljana Plavšić, presidentessa della RS (Republika Srpska) dopo che Karadžić si era ritirato dalla politica, ora in prigione dopo la condanna dell’Aja, viveva anche lei vicino a me. Il generale più importante di Milošević, Nebojsa Pavkovic, responsabile dei raid in Kosovo – anche lui adesso all’Aja -, e poi un altro personaggio della Republika, Aleksa Buha, che secondo me non è stato arrestato perché ormai lavora per l’Aja. Tutto questo poi succede vicino alla Corte Speciale per i crimini di guerra di Belgrado, dove ho seguito il processo agli Scorpioni, autori del genocidio di Srebrenica in Kosovo… Io non so dove vivesse in realtà Karadžić, pare si spostasse di frequente… so solo che vicino casa mia, in un ristorante dove vado regolarmente a mangiare, a un certo punto hanno proibito l’ingresso a Natasa Kandic, la donna grazie alla quale sono stati istruiti tutti questi processi di guerra. Allora mi sono guardata intorno, e ho visto facce di criminali di guerra sui muri, i loro avvocati seduti ai tavoli. Bene, posti così esistono a Belgrado, i libri di Radovan Karadžić si vendono liberamente… quindi questo personaggio, Dragan Dabic, il suo alter ego, faceva parte della nostra vita quotidiana; probabilmente lui stesso andava alle manifestazioni pubbliche a favore di Radovan Karadžić».

Mogadiscio, la città diventata la “Baghdad d’Africa”

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Nel Corno d’Africa la guerra prosegue e il bilancio delle vittime pure con l’ultimo, gravissimo episodio che ha colpito un gruppo di donne. Il giornalista Matteo Fagotto firma per PeaceReporter un articolo, Somalia, il vicolo cieco, in cui si fa il punto dei risultati (inesistenti) degli accordi di pace, delle violazioni della tregua e dei giochi politici che non stanno portando ad alcuno sbocco un conflitto che prosegue praticamente dal 1991 senza che sia stato scalfito da nulla, missioni ONU comprese. E scrive l’autore del pezzo:

Nel marasma generale, la crisi umanitaria continua, acuita dal fatto che alcuni recenti attacchi contro operatori di Ong e organizzazioni internazionali hanno costretto le agenzie a ridurre gli aiuti. Le ultime cifre fornite dall’Onu parlano di almeno 8.000 morti dal gennaio 2007, data dell’inizio della rivolta delle Corti, e di un milione di sfollati solo a Mogadiscio. “Non credo più alla pace in questa città”, continua la nostra fonte. “L’unica speranza è che arrivi una forza di pace seria e numerosa”. Al momento a Mogadiscio sono presenti solo 1.500 uomini forniti dall’Unione Africana. Troppo pochi per assicurare la pace nella Baghdad d’Africa.

Balcani: i mandati degli scorpioni e il racconto della dissidente

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Con l’arresto di Radovan Karadzic, Crimeblog dà spazio a Jasmina Tesanovic, scrittrice e attivista serba, e al suo libro Processo agli scorpioni, cronaca del procedimento contro i responsabili materiali del massacro di Srebrenica di cui si parlava pochi giorni fa (peraltro l’autrice raccontava ben prima degli organi di stampa “ufficiali” che Karadzic continuana a vivere a Belgrado indisturbato). E nel post di Crimeblog si legge:

Quale fu la particolarità del processo agli scorpioni? Che per la prima volta esistevano delle prove video di un massacro con torture. Sì, perché: “Il primo giugno del 2005 avvenne qualcosa che scosse finalmente le coscienze intorpidite: una testimonianza inequivocabile di come si fossero svolte le cose dieci anni prima a Srebrenica. Un filmato di pochi minuti mostrava l’esecuzione a freddo, dopo maltrattamenti e torture, di sei prigionieri musulmani, per lo più minorenni, da parte delle truppe paramilitari serbe chiamate ‘Skorpion'”. Dalla prefazione di Luca Restello.

Il libro della scrittrice serba è davvero un ottimo strumento per capire cosa fu non solo quel tragico episodio, ma qual era il clima più generale, a iniziare dal disinteresse delle forze internazionali schierate in quegli anni nel Balcani.

A tredici anni dall’ecatombe di Srebrenica

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Se ne parlava giusto qualche giorno fa, anche se se ne parlava più del processo collegato che del fatto in sé. Che è questo:

Esattamente 13 anni fa si consumava, sotto gli occhi della comunità internazionale, il più grande crimine avvenuto in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, il massacro di Srebrenica, definito genocidio dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia. Meno di un mese fa si è aperto all’Aja il processo intentato da alcuni sopravvissuti contro lo Stato olandese, i cui soldati facevano parte del contingente ONU, per non aver protetto i civili a Srebrenica nel luglio del ’95. Nei giorni scorsi il Tribunale civile olandese si è dichiarato incompetente per il processo contro i membri dell’ONU, in quanto protetti da immunità. Il libro “Le Nazioni Unite al palo della vergogna di Srebrenica”, pubblicato a Tuzla nel 2007, ancora inedito in Italia, raccoglie 104 testimonianze sul ruolo dell’ONU nel genocidio contro la popolazione della “zona protetta di Srebrenica”. Osservatorio sui Balcani ha tradotto e pubblicato una di queste testimonianze.

(Via Osservatorio Balcani e False Percezioni)

Srebrenica: sotto accusa lo stato olandese per l’eccidio del 1995

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Luigi Milani riprende un articolo che ne parla. Ma per leggerne direttamente si può fare riferimento al blog balcanico Srebrenica Genocide che, creato dall’organizzazione Bosnian Family (Bosfam), per presentarsi scrive di “non riportare alcuna opinione, ma fatti giudiziari appurati per la prima volta dal tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia e successivamente dalla corte internazionale di giustizia”.

I fatti a cui si riferisce riguardano l’eccidio di Srebrenica quando, nel luglio 1995, migliaia di vittime bosniache di religione musulmana (oltre ottomila dicono le fonti ufficiali, almeno diecimila sostengono le associazioni dei familiari delle vittime) vennero trucidate dalle truppe serbo-bosniache di Ratko Mladic. Il procedimento giudiziario a cui il post di cui sopra si riferisce è quello che si sta celebrando alla corte dell’Aja contro i presunti complici dei criminali di guerra balcanici. Tra gli imputati ci sono le Nazioni Unite e il governo olandese, colpevoli – secondo l’accusa – di non aver protetto per negligenza l’enclave musulmana. Non l’avrebbero fatto perché quella gente non aveva diritto a una protezione speciale, i militari stavano lì con scopi di pace e non di guerra né le truppe erano sufficientemente addestrate, si difende l’Olanda. Ma Hasan Nuhanovic, sopravvissuto al massacro e ai tempi interprete per gli effettivi ONU, e altri familiari stanno però raccontando una realtà differente.

Will Eisner e le sue storie di guerra in rete

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16 U.S. Army Rifle Maintenance Booklet

Will Eisner, 16 U.S. Army Rifle Maintenance Booklet, fumetto interamente in rete su Comics with problems:

Officially known as DA Pam 750-30. 32 Pages on proper cleaning and assembly of the M16A1 Rifle. Issued in comic book form, and with rifle, to every U.S. soldier stationed in Vietnam. Chapter titles include: How to Strip Your Baby – What to Do in a Jam – Cues From Guys Who Know – Sweet 16 – All the Way with Négligé and Drain Before Shooting. Also introduces “Maggie”, a personified M-16 cartridge with arms, legs, and eyelashes.