Your tag cloud, mr. President

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Una tag cloud che contiene le parole pronunciate più frequentemente dai presidenti degli Stati Uniti. L’ha realizzata un informatico di origine indiana, Chirag Mehta, partendo da 360 documenti contenuti nell’Enciclopedia Britannica e ThisNation.com che comprendono discorsi, interventi pubblici, dichiarazioni ufficiali e lettere dal 1776 al 2006.

Non fare la guerra, fai un caffè

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Fai un caffè, non la guerraDai proiettili per i mortai alle macchine per il caffé: la trasformazione avviene per mano di Azmeraw Zeleke, artigiano di Mekele, cittadina etiope a un centinaio di chilometri dal confine eritreo, che ora vende – seppur a fatica – i suoi manufatti ai bar della nazione africana. Dicendo:

These shells have all been used. We all need peace and we don’t want war but once these shells have been used, we should use our skills to do something with them. Sometimes I think about the fact they were used for war but I want to change them to do something good. They could be a symbol of war but I am doing something good out of the bad.

Alla faccia delle discutibili posizioni di Starbucks da quelle parti.

Scricciolo: 20 anni in attesa di giustizia

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20 anni in attesa di giustiziaVia Pino Scaccia, la presentazione del libro 20 anni in attesa di giustizia di Luigino Scricciolo.

La verità emerge grazie anche alla rete. Ecco una notizia che non ha nulla di trascendentale ma segna la fine di un lungo tunnel. Infatti, sta per uscire il mio Diario “Vent’anni in attesa di giustiazia”, pubblicato dalle Editrice Memori, nel quale ripercorro la mia vicenda umana e giudiziaria. Come Lei ricorderà all’inizio degli anni ’80 fui arrestato con accuse terribili (partecipazione esterna al terrorismo, tentativo di spionaggio, ecc.) mentre ricoprivo la carica di responsabile esteri della Uil. La mia esperienza politica, maturata prima nel Movimento poi in Democrazia Proletaria, era fondata sul ripudio della violenza, sulla solidarietà, sulla difesa dei diritti umani ovunque calpestati. Fui, tra l’altro, l’organizzatore politico del viaggio di Lech Walesa in Italia. Ma tutto ciò non fu sufficiente ad allontanare da me mandati di cattura, carcerazione ed istruttoria con il vecchio rito. La mia vicenda giudiziaria ebbe grande risalto nella stampa e non poteva essere diversamente per le accuse ed il ruolo svolto nel Sindacato. Naturalmente la mia detenzione (oltre due anni in isolamento) mi impediva di far sentire le mie ragioni e riequilibrare l’informazione. Poi dopo un altro anno agli arresti domiciliari, lentamente ed inesorabilmente il mio caso finì nell’oblìo. Quando dopo oltre 20 anni, la Procura di Roma chiuse la istruttoria, fui prosciolto da tutte le accuse. Il proscioglimento in istruttoria chiudeva il “caso Scricciolo” ma nessuno ne diede notizia. Ed era in qualche modo naturale. Questo mio Diario vuole essere occasione per ricordare la mia vicenda e la sua positiva conclusione. E per rivendicare quella verità che a lungo è stata negata.

Il pretesto di Reggio Emilia

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diritto d'autorePrendendo spunto da una recente ricerca sui sistemi radiotelevisi pubblici europei secondo cui il caso italiano, in base a regolamentazione, politica e indipendenza, rientra tra le worst practices, due parole su uno spettacolino andato in onda venerdì in tarda serata che sembra confermare la ricerca.

RaiDue, 23.30 circa: Maria Giovanna Maglie, Luca Telese e Gigi Moncalvo (che in passato aveva dato segno di gradire poco chi parla di lui), durante la puntata di Confronti, hanno messo in campo un tendenzioso dibattito a tre fuori fascia protetta. Pretesto della discussione è stata la contestazione a Gianpaolo Pansa durante la presentazione del suo ultimo libro a Reggio Emilia e la discussione è stata una raffica di sentenze contro la Costituzione fondata sul lavoro e sulla Resistenza, i «no-global» che viaggiano con auto che non si adattano al «proletariato attivo», alcuni partiti dell’attuale maggioranza che avranno mica istigato le agitazioni anti-Pansa?, Giorgio Bocca che alla sua età…, Santoro che si mette in mezzo a una lite tra Storace e Minniti, le prostitute che evadono le tasse, Dario Fo ospite di Serena Dandini biasimato perché non fa satira sulla sinistra al governo ma sulla chiesa, Vittorio Sgarbi che si erige a baluardo anti-fascista intascando il cachet della Pupa e il Secchione ma – furbetto – si fa sbattere fuori.

E via di questo tenore in una specie di predicozzo populista inneggiante ai celoduristi di Vicenza. Probabilmente ha ragione chi parla di Una destra alla Pinochet per toni e aggressività. Del resto qualcuno di loro non stimava profondamente statisti dalle ampie vedute?

Finanziaria 2007 e nuove generazioni

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Via Information Guerrilla, il decalogo a favore delle nuove generazioni per la finanziaria 2007. Molte le ragioni per cui sottoscriverlo. Tra queste:

accesso al credito, sostegno economico e formazione agli atipici, banda larga come servizio pubblico, compensi minimi per gli atipici, sostegno e tutela alle partite iva “povere”, sostegno e agevolazioni a madri incinta e giovani genitori, depenalizzazione del file-sharing per uso personale, calmieramento degli affitti, raddoppio delle attuali borse di dottorati e ricercatori, incompatibilità nelle cariche pubbliche…

Sono oltre 160 al momento le adesioni raccolte.

A un anno dalla scomparsa di Federico Aldrovandi

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Federico AldrovandiOggi ricorre il primo anniversario della morte di Federico Aldrovandi, il diciottenne di Ferrara sulla cui fine sin da subito si sono addensate nubi piuttosto fosche. Alle notizie in base alle quali il ragazzo sarebbe deceduto a causa di ragioni sempre differenti (un malore, sostanze stupefacenti assunte durante una notte brava con gli amici o nel tentativo di contenerlo da atti di autolesionismo mentre dava in escandescenza) la madre non ha mai creduto. E dopo essersi rivolta ai giornali tradizionali, ha pensato a poche settimane dalla scomparsa del figlio di raccontare su Internet, tramite un blog, ciò di cui era convinta: a uccidere Federico sarebbe stato il pestaggio subito dopo l’intervento di una pattuglia della polizia. Tra perizie, udienze, incontri con i giornalisti e testi sul blog, seppur tra i molteplici tentativi di fermare la donna e dissuaderla dal proseguire sulla strada intrapresa, oggi qualcosa di vero si sa sulla sorte del ragazzo.

Per approfondimenti:

Lettere da Beirut

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È stata scelta una licenza Creative Commons (nello specifico, la Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5) per rilasciare per i document(i-ari) inseriti sul sito Beirut Letters a testimonianza del conflitto nel Vicino Oriente. Inoltre, nella nota di copyright a pie’ di pagina si legge che «we encourage people to rebroadcast and share this video under this license». Per quanto riguarda la descrizione del documento (disponibile in due formati, Ogg Vorbis e Quicktime), viene riportato sulla home page del sito quanto segue:

This video letter was made on July 21, 2006 at the studios of Beirut DC, a film and cinema collective which runs the yearly Ayam Beirut Al Cinema’iya Film Festival. This video letter was produced in collaboration with Samidoun, a grassroots gathering of various organizations and individuals who were involved in relief and media efforts from the first day of the Israeli attack on Lebanon. It was also broadcasted at the Biennial of Arab Cinema, organized by the Arab World Institute in Paris.