“Allora, dov’è quello che l’ha trovato?”
“Là, commissario”.
L’agente Collotti della Ferroviaria compie un mezzo giro su se stesso quando indica Lo Schifoso. Lui e gli altri del turno hanno adottato il soprannome con cui già tutti chiamano il barbone che a Termini ha trovato il cadavere. Il commissario Valerio Martone segue il movimento del poliziotto e assume un’espressione disgustata, la narice sinistra che si alza verso l’orbita oculare e la bocca trascinata in un ghigno che scopre i canini. Lo Schifoso, schifoso lo è davvero e l’olezzo che emanano gli strati di abiti che ha addosso è pregnante, come di carogna consumata.
“Allora, Schifoso, vedi di raccontarmi quello che hai visto senza farmi perdere tempo”.
Oltre che schifoso, Lo Schifoso è anche sul rincoglionito andante e si fa intimidire dal piglio dello sbirro mentre questi si siede a cavalcioni su una sedia a un paio di metri da lui. “Come farà a sopravvivere là fuori”, pensa intanto Martone.
Lo Schifoso inizia a biascicare la sua storia e si capisce poco. Martone, impaziente e sbrigativo, gli chiede continuamente di ripetere. Anche voi immaginiamo abbiate fretta di andare a raccontare questa storiaccia sui vostri blog. Così, invece di decifrare le parole dello Schifoso, leggiamo il lapidario verbale relativo al ritrovamento dell’ammazzato. Perché di ammazzamento sicuramente si tratta. Continue reading
È un po’ non si parla di
Mentre il quartier generale di 

Quando venne approvata la
Non esclusività della storia: filmmaker e sceneggiatori in primis – senza tuttavia porre limitazioni – possono prenderla e trasformarla. La proposta arriva dal