USA: il registro di quelli “grassroots”

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Da una dichiarazione di Richard A. Viguerie, presidente di GrassrootsFreedom.com, a proposito della linea del Congresso USA in base alla quale regolamentare le comunicazioni dal basso:

Section 220 of S. 1, the lobbying reform bill currently before the Senate, would require grassroots causes, even bloggers, who communicate to 500 or more members of the public on policy matters, to register and report quarterly to Congress the same as the big K Street lobbyists. Section 220 would amend existing lobbying reporting law by creating the most expansive intrusion on First Amendment rights ever. For the first time in history, critics of Congress will need to register and report with Congress itself.

The bill would require reporting of “paid efforts to stimulate grassroots lobbying,” but defines “paid” merely as communications to 500 or more members of the public, with no other qualifiers.

On January 9, the Senate passed Amendment 7 to S. 1, to create criminal penalties, including up to one year in jail, if someone “knowingly and willingly fails to file or report.”

Nuovo strumento per cercare in Wikipedia

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WikiseekDa non confondere con Wikiasari, il motore di ricerca annunciato da Jimmi Wales lo scorso 23 dicembre, si aggiunge un altro strumento per reperire informazioni da Wikipedia. Si chiama Wikiseek, è ancora in versione beta, può diventare un plug-in per diversi browser e viene offerta anche un’estensione per Firefox che integra il nuovo motore di ricerca nalla pagina della stessa Wikipedia.

Recensioni sono comparse su Monkey Bites di Wired e su TechCrunch.

Ai blogger posti nelle sale stampa

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Media Bloggers AssociationMedia, blog e informazione: un sodalizio sempre più imprescindibile. Basti pensare alla notizia risalente alla settimana scorsa in cui per primi Steven C. Clemons e Bradford Plumer parlavano di una guerra “segreta e informale” alla Siria e all’Iran da parte degli Stati Uniti. Fonti ufficiali della Casa Bianca si sono visti costretti a rispondere con comunicati stampa in cui l’indiscrezione è bollata come leggenda metropolitana.

Be’, sia come sia, i blogger comunque continuano a confermarsi una fonte di informazione importante. Tanto da venire ormai coinvolti in contesti ufficiali. Lo si legge per esempio nel breve articolo Bloggers in the Courtroom a New Twist in Coverage: in una corte federale USA, due posti riservati alla stampa sono andati ad altrettanti esponenti della Media Bloggers Association.

Chiarezza d’intenti e voglia di crescere

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Il Web 2.0 e lo scenario italianoIl testo che segue è l’introduzione alle interviste realizzate per il convegno Il Web 2.0 e lo scenario italiano: a che punto siamo? e per il relativo dossier. Il file completo delle interviste è online sul blog di Giornalismi Possibili, insieme alla relazione di Bernardo Parrella, Web 2.0 e informazione: dalla ridondanza alla “next big thing. Altro materiale si aggiungerà nei prossimi giorni e tutto viene rilasciato con licenza Creative Commons.

Chiarezza d’intenti e voglia di crescere

La socialità è la base e la collaborazione è lo strumento. Il fine sono la condivisione e l’accrescimento del patrimonio di informazioni. Se i concetti fondamentali si contano sulle dita di una mano (del resto si chiama chiarezza d’intenti), le idee sono limpide e i contenuti proposti eterogenei. Questo viaggio nel mondo di alcuni progetti italiani che oggi vengono etichettati web 2.0 dimostra una serie di asserzioni: intanto che la creatività non manca così come non mancano le competenze che portano, nel giro di poco tempo, a lanciare progetti attraverso cui raccogliere nel giro di poco tempo centinaia di utenti. Continue reading

Science Commons: aprire l’accesso alla ricerca

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diritto d'autoreAnother reason for opening access to research è il titolo di un articolo pubblicato a fine dicembre sul British Medical Journal. A scriverlo è John Wilbanks, direttore esecutivo di Science Commons, progetto di Creative Commons per la rimozione delle barriere tecniche e legali alla collaborazione e innovazione scientifica, e l’autore fa il punto sul movimento open access in diversi ambiti. Affermando tra l’altro che:

Evidence shows that open access has substantially increased the amount of scholarly works available to all, regardless of economic status or institutional affiliation.

Open access journals are entering the mainstream of scholarly publishing. The Directory of Open Access Journals, a listing of “free, full text, quality controlled scientific and scholarly journals,” includes 2478 journals, with on average more than one journal a day added in 2006 (121 999 articles are tracked). Open access journals have earned top impact factors in fields such as biology and bioinformatics, as well as high immediacy factors.

[…] Self archiving by authors is also growing rapidly. Between March 2005 and October 2006, the number of institutional archives tracked at the Registry of Open Access Repositories has grown by nearly one every other day, and the number of records in those archives has grown by nearly 600%, to 1.2 million papers. Open access is here to stay, in one form or another.

Somalia, caccia epidemica

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Immagine di Jehad NgaMentre è ripartita la caccia a stelle strisce, questa volta in Somalia, sul sito di Medici Senza Frontiere viene pubblicato l’articolo Somalis Trapped by War and Disaster. Argomento: le condizioni di vita quotidiane non riportate sulle cronache di guerra degli ultimi giorni:

Against this backdrop of political insecurity, Somalia was hit by torrential rains in November that flooded the Shebelle and Juba rivers, leaving tens of thousands of families homeless and destroying their subsistence crops. This occurred just six months after the Bay region, nestled between the two rivers, endured a drought that saw MSF admit more than 600 severely malnourished children to its hospital in Dinsor. MSF teams are trying to fill some of the huge gaps in medical care through primary care and surgical hospitals and clinics, as well as treatment programs for malnutrition, tuberculosis, and kala azar in several regions, including Bakool, Bay, Galguduud, Lower Juba, Mudug, Middle Shabelle, and Mogadishu.

Una nota a conclusione: l’immagine riportata a fianco, è stata scattata da Jehad Nga e ritrae un graffito tracciato su un muro di Mogadiscio: un tank con mitragliatore che si aggira per le strade della capitale somala.

Ustica: vittime di una guerra fantasma

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UsticaLa giustizia dà forfait: 81 morti ma nessun colpevole, articolo pubblicato poco fa sull’Unità online:

La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale del tribunale di Roma contro l’assoluzione dei generali dell’Aeronautica Lamberto Bertolucci e Franco Ferri per il disastro di Ustica. Con quest’ultima sentenza in pratica si afferma che non vi sono responsabilità per il disastro aereo avvenuto il 27 giugno 1980 e nel quale persero la vita 81 persone.

La vicenda del DC9 I-Tigi dell’Itavia abbattuto il 27 giugno 1980 nei cieli sopra Ustica rimane senza responsabili? Andrea Purgatori, intervistato per Articolo 21 da Stefano Corradino, dice:

La sentenza manda a casa in formula piena gli imputati ma non scalfisce di un millimetro il cosiddetto “scenario di guerra” […]. Conosco tutti i familiari delle vittime. Nessuno di loro è appeso ai soldi, nessuno vuole guadagnarci da questa vicenda. È una questione simbolica, morale, politica, di giustizia.

Rai, l’editoria, la rete e il loro futuro

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Editoria e futuroDa Giornalismi Possibili. Permangono le incertezze in merito al nuovo contratto di servizio della Rai diffuso lo scorso 4 dicembre: prima era stata annunciata una riforma piuttosto radicale tanto da arrivare anche a includere le licenze Creative Commons per i contenuti prodotti dal servizio pubblico. Tuttavia un’analisi di Diego Galli sul testo giunto alla commissione di vigilanza, scaricabile da qui, fa notare che, in tema diritti, non ci sono riferimenti diretti a licenze d’uso più o meno libere e si parla semmai dell'”impiego delle più opportune tecnologie”.

Una questione in qualche modo collegata è poi quella della riforma della legge sull’editoria di cui si era parlato qualche giorno fa: il testo da presentare in parlamento dovrebbe derivare alla consultazione diretta dei cittadini attraverso un questionario da scaricare dalla rete. Solo che… c’e’ un solo che: sorvolando sul fatto che il questionario e’ in .doc (in alternativa ne esiste una versione in .pdf, ma per i cittadini – o addetti ai lavori – poco avvezzi all’uso di strumenti di editing per questo genere di file diventa complesso compilare il documento per poi rispedirlo per posta elettronica), le domande sono eccessivamente tecnicistiche e poco intelleggibili. Continue reading