- Svetlana Broz, un’intervista
È la nipote del maresciallo Tito. Medico, ha deciso di trasferirsi da Belgrado a Sarajevo. Ed ha raccontato la storia dei “giusti” nelle guerre balcaniche. Una video-intervista a cura di Osservatorio Balcani.
- “Presunto colpevole”, l’elenco dei video
Il 26 marzo si è tenuto a Villa Chiozza (Udine) il convegno “Presunto colpevole” Ruolo e responsabilità dei media nell’acquisizione e verifica delle notizie e rapporti con la pubblica amministrazione organizzato dal CORECOM FVG in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti FVG.
- Death Threats In the Blogosphere
Several readers have written in about the death threats and threats of sexual harm that have been directed at tech blogger Kathy Sierra.
- A Reader Makes a Map
Many readers have asked why there are no maps on The Homicide Report. One reader has done something about it. That reader is Michael Quick, a dean and neuroscientist at the University of Southern California.
- Why bloggers should use Creative Commons licenses
In my mind, the blogging movement’s philosophical parent is the groundbreaking work, The Cluetrain Manifesto, which pointed out that markets are conversations.
- Al via “Principles of Citizen Journalism”
Parte in Usa un altro importante progetto legato al giornalismo diffuso e qualificato. Si tratta del Principles of Citizen Journalism, coordinato dal Citizen News Network (gestito dalla Knight Foundation) e dal Center for Citizen Media di Dan Gillmor.
- Bloggers != Journalists
Mark Evans, who writes all about Nortel, complains in his blog about not being treated as a member of the press for purposes of trade shows and conventions and poses the question as to why this is the case.
Author: Antonella
Incubus, l’horror che parla esperanto
StandardLettera aperta a Sandro Baldoni
StandardVia Pino Scaccia, Lettera aperta a Sandro Baldoni:
Caro Sandro, ci siamo conosciuti (ricordi?) una sera a Francavilla insieme alla signora Russo, la mamma di Antonio ucciso perché aveva avuto il coraggio di denunciare gli orrori in Cecenia. Ho scoperto che tu sei molto diverso da Enzo ma che da allora, da quando Enzo riposa in Mesopotamia, sei entrato un po’ nella nostra famiglia: sì, di quei pazzi che ancora hanno la voglia di raccontare e di capire. Ti scrivo da Kabul. Ho pensato molto in questi giorni a Enzo, avevo un’angoscia grande dentro, perché il dramma di Daniele mi ricordava tanto quel saluto frettoloso a Kufa. Pure con Daniele ci eravamo salutati con l’idea di rivederci un paio di giorni dopo e invece ci siamo ritrovati in un incubo. Ma lui poi è tornato a casa. Enzo no: ancora non è tornato, neppure da morto. E io ancora non me lo perdono. Ho dato tutto me stesso in questi anni per sapere cosa è successo, forse l’ho capito, rivedo quasi ogni notte quel crocevia maledetto di Malmudyia dove all’andata ce la siamo cavata con un po’ di paura e invece il ritorno è stato fatale. Ho negli occhi sempre Enzo con la macchinetta fotografica che scattava a ripetizione in quel viottolo di Najaf (quante foto mi ha fatto: mai viste) e poi lui che ci porta in salvo con la bandiera. La gioia di stare con i miliziani perché voleva sapere tutto e il sogno di incontrare al Sadr. I cronisti sono sempre fregati dai sogni. Perché ci si è dimenticati improvvisamente di lui? Capisco che adesso non ci sono più italiani in Iraq ma la cosiddetta “intelligence” è ancora operativa. Capisco che sono cambiati i vertici della Croce Rossa, ma sarebbe pure logico pensare a un passaggio di consegne. Giusi e i figli di Enzo meritano almeno il conforto di una tomba su cui piangere. Cosa possiamo fare noi? Forse quello che stiamo facendo: non dimenticarlo, insistere, pressare su chi può fare un ulteriore tentativo. C’era stato, lo ricordiamo tutti, un riconoscimento di parti di ossa. Quindi, la zona dov’era stato sepolto dopo la barbarie, qualcuno la conosceva. Perché si è interrotto tutto? Perché dopo quella “prova” non si è andati avanti? E non si è recuperato il corpo? Non è difficile ripristinare i rapporti perché tutti sappiamo il nome del “contatto”. Sandro, credimi, non sei solo. L’appello di Articolo21
[Update] E qui la risposta di Sandro Baldoni.
Una storia sociale del ciberspazio
StandardRilasciato con licenza Creative Commons, uscirà a breve per Stampa Alternativa l’ultimo libro di Carlo Gubitosa, Hacker, scienziati e pionieri, una “storia sociale del ciberspazio e della comunicazione elettronica”. Contestualmente all’uscita in libreria, il testo sarà anche liberamente scaricabile dal sito di Libera Cultura. Dalla presentazione del libro:
Molti volumi di storia della tecnologia partono dall’invenzione dei primi computer, alcuni si spingono a ritroso fino alle prime macchine di calcolo meccanico. Questo saggio si spinge ancora più indietro, rivelando che già nell’antica Grecia erano stati realizzati dei “computer” per effettuare calcoli legati alle maree. La storia della scienza viene affrontata a partire da racconti di vita vissuta, da personaggi come Arthur C. Clarke, che prima di scrivere 2001 Odissea nello Spazio ha inventato il concetto di “satellite geostazionario”, a Nikola Tesla che “giocando con i fulmini” ha realizzato il primo sistema industriale di produzione e trasporto della corrente alternata, a Alan Turing, che ha sviluppato il modello concettuale dei moderni calcolatori, fino a Tim Berners-Lee, lo scienziato che dopo aver inventato il world wide web ha voluto consegnare all’umanità la sua creazione senza rinchiuderla nella gabbia del copyright.
Shorpy.com: cent’anni di vita su un blog
Standard
Shorpy.com è un blog fotografico che, come recita la sua tagline, pubblica immagini che risalgono a un secolo fa e da lì parte del descrivere la vita degli ultimi cento anni. Dalla sua presentazione:
How people looked and what they did for a living, back when not having a job usually meant not eating. We’re starting with a collection of photographs taken in the early 1900s by Lewis Wickes Hine as part of a decade-long field survey for the National Child Labor Committee, which lobbied Congress to end the practice.
Il nome del blog è un tributo a un ragazzino, Shorpy Higginbotham, un minatore quattordicenne che viveva e lavorava in Alabama all’inizio del Novecento. Via BlogYourMind.
Haunted Mansion: online il supplemento a fumetti
Standard
Via 2719 Hyperion, The Haunted Mansion Supplement:
Stephen Worth, Director of the ASIFA-Hollywood Animation Archive, very generously passed on scans of a wonderful vintage Disneyland document to post here at 2719 Hyperion. The Haunted Mansion Supplement appears to have been a supplemental publication to the internal newsletter Backstage Disneyland, and was produced to commemorate the 1969 opening of the Haunted Mansion. It is a tongue-in-cheek send-up of WED Enterprises, the company’s theme park design division that would ultimately evolve into Walt Disney Imagineering.
The highlight of the piece is a two-page Mad Magazine-inspired comic strip by William Barry.
Enormous thanks to Steve for sending this on. The online ASIFA Archive is an unbelievable resource of animation history and popular culture. If you haven’t already, check it out. You will be amazed at the sheer volume of content there, and new material is added almost daily.
Uno bianca: dietro una targa
StandardDi Uno bianca a lungo non si è più parlato. O quasi. E invece ora, nel giro di pochi mesi, le notizie relative alla banda che, tra il 1987 e il 1994, imperversò tra Bologna e le Marche, si infittiscono. Sui giornali di oggi, si dice che la Procura della Repubblica di Bologna è ricorsa contro la decisione del tribunale di sorveglianza di concedere cinque giorni di permesso a Pietro Gugliotta per consentirgli di lavorare presso una comunità religiosa.
A motivazione del ricorso, una relazione della divisione anticrimine della questura di Bologna circa possibili relazioni tra l’ex bandito e la criminalità organizzata. Mentre l’avvocato difensore protesta, la famiglia di Gugliotta – come già in passato – manifesta il proprio dissenso verso una sua scarcerazione e il comitato dei parenti delle vittime insorge. Dice in proposito Rosanna Zecchi in un’intervista a Il Bologna di oggi:
La richiesta di Savi [e si riferisce ad Alberto Savi e all’invocazione di perdono lanciata alla vigilia delle commemorazioni della strage del Pilastro, tempo addietro] ha generato perplessità nel comitato delle vittime. Dubbi, per esempio, su aspetti ancora ambigui come il raid nel campo nomadi o il duplice assassinio nell’armeria di via Volturno: eventi non collegati alle finalità della banda, quelle di sparare per profitto, per portare a termine le rapine. Cosa c’è dietro la Uno bianca? chiesero a Roberto Savi. Rispose: la targa. Una targa, evidentemente, di cui ancora oggi le vittime non leggono bene i numeri.
LaStampa: terzo supplemento sotto CC
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Sul blog di Creative Commons Italia, si legge che il quotidiano torinese LaStampa prosegue con il rilascio libero dei suoi inserti. Dopo che a due riprese sono stati licenziati sotto Creative Commons prima TuttoScienze e TuttoLibri e poi anche i relativi archivi, è arrivata la volta della versione pdf di TuttoSoldi, il supplemento dedicato a economia e finanza.
La licenza scelta, come nei casi precedenti, è la Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 e, come si legge sul sito del giornale piemontese, “l’iniziativa nasce principalmente per agevolare l’utilizzo dei contenuti a fini didattici in una modalità innovativa rispetto al copyright tradizionale”.
Pari fino in fondo
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Mentre in Italia si continua a discutere sulle unioni di fatto, da PlanetOut giunge la notizia che Church of Sweden OK with gay weddings. Il tutto con tanto di pressione sul governo scandivano affinché venga modificata la legislazione vigente, che – seppur preveda unioni civili anche tra persone dello stesso stesso dal 1995 – in tema di matrimonio contempla schemi “tradizionali”. E aggiunge l’articolo:
The Angus Reid Global Monitor conducted a poll regarding EU integration and social attitudes and found that Sweden had the second-largest public approval ratings for legalizing same-sex marriage. 71 percent of Swedes approve of same-sex marriage. 51 percent of Swedes approve of adoption for same-sex couples.
Ancora a proposito di Net Neutrality
StandardDa Free Press, arrivano novità a proposito di FCC Chimes In on Net Neutrality:
SavetheInternet.com Urges Commissioners to Listen to Public Concerns about the Future of the Internet
WASHINGTON — Today, the Federal Communications Commission announced an inquiry into Net Neutrality — the fundamental Internet principle that prevents phone and cable companies from discriminating against Web sites and services based on their source, ownership or destination.
Frannie Wellings, associate policy director of Free Press, which coordinates the SavetheInternet.com Coalition, made the following statement:
“We welcome this public conversation over what the future of the Internet should look like. Small businesses, bloggers, hundreds of groups from across the political spectrum, the founders of the Internet and the World Wide Web, and millions of concerned citizens want Net Neutrality reinstated so that the Internet remains a vibrant, open environment for free speech, democratic participation and economic innovation. Millions more will join them as they learn about what’s at stake: the free and open Internet as we know it.
“If FCC Chairman Kevin Martin or any of his colleagues has any doubt about whether this threat to the Internet is real, they need look no further than the statements made by the heads of the nation’s biggest telephone and cable companies. They’ve announced their plans to discriminate, to put toll booths on the information superhighway. We take them at their word. But their vision for the future of the Internet is not one shared by most Americans. It’s these everyday Internet users, business entrepreneurs and technological innovators who are asking the FCC to keep the Internet open and competitive so we can all share in its promise.”