“Paranormal activity”: l’irrazionalità di ataviche paure interiori

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Paranormal Activity

Attenzione che potrebbe seguire uno spoiler. Il lettore è avvisato e se proseguirà lo farà a proprio rischio e pericolo. Perché, nelle righe che vanno a comporre questo articolo, si affronta un film che ha fatto molto parlare di sé. Si tratta di Paranormal activity, la pellicola scritta e girata dal regista israeliano Oren Peli che se ne sta per uscire con un altro lavoro ai confini della mitologia più contemporanea, Area 51. E iniziamo con una conclusione: il finale proposto sul grande schermo poteva essere più convincente. Dopo aver costruito tanta suspense, la sapienza messa in una storia che, anche quando non spaventa, per lo meno inquieta, avrebbe fatto sperare in qualcosa di più orrorifico di una pattuglia del 911 dal grilletto troppo facile. Ma su questo viene in soccorso la Rete perché esiste, nei meandri del web, un finale alternativo e più cruento.

Torniamo però indietro e ripartiamo da una (seppur breve) tradizione inaugurata da un film per certi versi analogo. Era il 1999 quando nelle sale cinematografiche irrompeva The Blair Witch Project, storia di una banda di irriverenti filmmaker sulle tracce di una strega nata dalla leggenda. Una leggenda in grado però di influenzare menti deboli, a dar retta alla vulgata popolare, quanto basta a regalare di che scrivere ai più sanguinari dei cronisti di nera. Avranno modo di ricredersi, gli studenti di cinema, dunque, e lo faranno fin troppo rapidamente: nel giro di pochi giorni, una serie di fenomeni – non si capirà se di umana o sovrumana origine – li farà uscire di testa abbastanza da annientarli nei boschi del Maryland.
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Gargoyle: in previsione del diacono, intanto un morso sul collo

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Il diacono di Andrea G. ColomboMentre oggi stavo scrivendo le righe che seguono, mi è capitato di leggere un post attinente e così sono diventate due le notizie che riguardano Gargoyle Books, la casa editrice citata più volte da queste parti e specializzata in romanzi horror che sono una garanzia di qualità per quanto riguarda questo genere letterario. Veniamo prima alla novità più recente, che si può leggere sul blog di Andrea G. Colombo, Il Diacono: anteprima copertina e date.

Da quando Horror Mania, la rivista da edicola che ho curato per quasi 4 anni, ha chiuso i battenti, in molti mi hanno chiesto che sorte sarebbe toccata al Diacono, il tenebroso monaco esorcista che ho creato nel 2004 e “testato” sulle pagine della rivista lanciando una sorta di sfida letteraria aperta a tutti. Di solito la mia risposta era: sto pensando a un romanzo. Ecco, alla fine ho smesso di pensare e ho iniziato a scriverlo […]. Il romanzo che leggerete a ottobre 2010 farà presumibilmente parte di una trilogia. Ogni libro sarà godibile singolarmente. Ma tutti insieme saranno un pantheon, una nuova Genesi. O meglio: saranno il Libro dell’Apocalisse.

Il morso sul collo di Simon RavenE a pubblicarlo sarà proprio Gargoyle (dunque l’ottobre 2010 è un mese da segnarsi per chi legge horror). Se si vuole iniziare fin da subito, però, oltre a quanto già finito in queste pagine, c’è anche un libro uscito lo scorso ottobre, Il morso sul collo, dello scrittore inglese Simon Raven. Che si avvale di uno stile molto british per raccontare una storia che sembra uscita dal gotico ottocentesco.

In diversi passaggi – e soprattutto alla fine della lettura – questo romanzo sembra infatti richiamare gli spostamenti per mezza Europa di Jonathan Harker, il personaggio che Bram Stoker fa finire (e ripartire) dal castello transilvano del conte Dracula. Nelle pagine di Raven, invece, ci si sposta verso la Grecia e la professione di avvocato (svolta da Harker) viene sostituita da quella di archeologo. E come potrà confermare padre Lankaster Merrin, il sacerdote che in Iraq ritrova una statuetta raffigurante Pazuzu (qua siamo scivolati invece nel romanzo L’esorcista di William Peter Blatty), questa è una professione che, a livello di rischi, va ben al di là degli infortuni durante gli scavi. Se il sacerdote di Blatty “libera” appunto il demone che poi si insedia a Washington dando origine alla ben nota vicenda, Richard Fountain, il personaggio chiave di Raven, inciampa nel vampirismo riportando su carta non solo una storia di non morti, ma una coreografia di culti pagani e culture europee tale a far apprezzare il libro quasi come un saggio di antropologia narrata. Infine a rendere più “ottocentesca” la vicenda c’è il filtro di un’indagine di polizia e del flashback di un vecchio compagno di studi. Insomma, è una lettura più che consigliata in vista del periodo che sta per iniziare.