Gargoyle: in previsione del diacono, intanto un morso sul collo

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Il diacono di Andrea G. ColomboMentre oggi stavo scrivendo le righe che seguono, mi è capitato di leggere un post attinente e così sono diventate due le notizie che riguardano Gargoyle Books, la casa editrice citata più volte da queste parti e specializzata in romanzi horror che sono una garanzia di qualità per quanto riguarda questo genere letterario. Veniamo prima alla novità più recente, che si può leggere sul blog di Andrea G. Colombo, Il Diacono: anteprima copertina e date.

Da quando Horror Mania, la rivista da edicola che ho curato per quasi 4 anni, ha chiuso i battenti, in molti mi hanno chiesto che sorte sarebbe toccata al Diacono, il tenebroso monaco esorcista che ho creato nel 2004 e “testato” sulle pagine della rivista lanciando una sorta di sfida letteraria aperta a tutti. Di solito la mia risposta era: sto pensando a un romanzo. Ecco, alla fine ho smesso di pensare e ho iniziato a scriverlo […]. Il romanzo che leggerete a ottobre 2010 farà presumibilmente parte di una trilogia. Ogni libro sarà godibile singolarmente. Ma tutti insieme saranno un pantheon, una nuova Genesi. O meglio: saranno il Libro dell’Apocalisse.

Il morso sul collo di Simon RavenE a pubblicarlo sarà proprio Gargoyle (dunque l’ottobre 2010 è un mese da segnarsi per chi legge horror). Se si vuole iniziare fin da subito, però, oltre a quanto già finito in queste pagine, c’è anche un libro uscito lo scorso ottobre, Il morso sul collo, dello scrittore inglese Simon Raven. Che si avvale di uno stile molto british per raccontare una storia che sembra uscita dal gotico ottocentesco.

In diversi passaggi – e soprattutto alla fine della lettura – questo romanzo sembra infatti richiamare gli spostamenti per mezza Europa di Jonathan Harker, il personaggio che Bram Stoker fa finire (e ripartire) dal castello transilvano del conte Dracula. Nelle pagine di Raven, invece, ci si sposta verso la Grecia e la professione di avvocato (svolta da Harker) viene sostituita da quella di archeologo. E come potrà confermare padre Lankaster Merrin, il sacerdote che in Iraq ritrova una statuetta raffigurante Pazuzu (qua siamo scivolati invece nel romanzo L’esorcista di William Peter Blatty), questa è una professione che, a livello di rischi, va ben al di là degli infortuni durante gli scavi. Se il sacerdote di Blatty “libera” appunto il demone che poi si insedia a Washington dando origine alla ben nota vicenda, Richard Fountain, il personaggio chiave di Raven, inciampa nel vampirismo riportando su carta non solo una storia di non morti, ma una coreografia di culti pagani e culture europee tale a far apprezzare il libro quasi come un saggio di antropologia narrata. Infine a rendere più “ottocentesca” la vicenda c’è il filtro di un’indagine di polizia e del flashback di un vecchio compagno di studi. Insomma, è una lettura più che consigliata in vista del periodo che sta per iniziare.

Bram Stoker, i vampiri e la storia del cinema di genere

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The Dark ScreenFranco Pezzini e Angelica Tintori sono gli autori del libro The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo (Gargoyle Books, 2008) che attraversa, con chiave saggistica ma tono narrativo, la storia del cinema per seguire la figura dei miti vampirici e la loro rappresentazione tra ruoli e personaggi. Infatti:

A più di un secolo dalla sua prima apparizione, il mito di Dracula mantiene intatto il proprio fascino, ispirando di continuo nuove produzioni cinematografiche e televisive basate sulle sue gesta: dalle molteplici e più diverse trasposizioni della vicenda originaria ai numerosi sequel, fino a storie del tutto autonome, attraverso una lunga serie di maschere interpretative di cui Max Schreck, Bela Lugosi, Christopher Lee, Klaus Kinsky, Gary Oldman sono solo i nomi più noti. Quali i motivi di un successo così clamoroso e longevo?

A rispondere ci provano i due autori: Pezzini in qualità di studioso dei rapporti tra letteratura, cinema e antropologia; Tintori avvalendosi della sua esperienza di soggettista e sceneggiatrice (ha lavorato tra l’altro per alcune serie della Bonelli). La prefazione del libro è stata scritta dal critico cinematografico Alberto Farina, che dice:

In questo lavoro davvero monumentale, l’opera di Stoker non è solo la pietra di paragone di tutti i film che ne sono stati tratti [ma] è evidente che ogni deviazione o modifica rispetto alla fonte originale ha avuto una sua ragione precisa nel contesto storico in cui è stata decisa e proprio per questo può rivelarsi, a un esame attento, estremamente significativa.