“Dial M for Murdoch”: in un libro inglese la storia di “un potere enorme e arrogante usato per intimidire e coprire”

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Dial M for MurdochÈ uscito un mese fa in Inghilterra il libro Dial M for Murdoch – News corporation and the corruption of Britain scritto dal laburista Tom Watson e dal giornalista Martin Hickman (Allen Lane). La vicenda ricostruita è quella dello scandalo intercettazioni (e non solo) che ha coinvolto e travolto il tycoon australiano Rupert Murdoch. Il libro, non ancora tradotto in italiano, viene presentato così:

Questo libro svela quali fossero i meccanismi all’interno di una delle società più potenti al mondo e il modo in cui ha esercitato la sua velenosa e occulta influenza sulla vita pubblica della Gran Bretagna. È il racconto di un potere enorme e arrogante usato per intimidire e coprire. Un potere che, divenuto evidente, ha cambiato il modo di guardare ai politici, ai servizi di polizia britannici e alla stampa. I giornali di Murdoch hanno intercettato telefoni e fregato informazioni usate poi in modo fintamente casuale per distruggere vite per anni. Fu solo dopo un triviale reportage del 2005 sul principe William che gli investigatori si imbatterono in un esteso piano criminale fatto di cinque anni di insabbiamenti che hanno nascosto e intorbidito la realtà.

Per quanto riguarda qualche recensione (sempre in inglese), se ne può leggere su BoingBoing e sull’Indipendent, per il quale Hickman lavora.

E i mercenari della Blackwater diventano un videogioco. Le famiglie delle vittime: iniziativa “offensiva”

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Blackwater

Peacereporter racconta che negli Usa è stato lanciato videogioco ispirato ai contractor della Blackwater, la stessa di cui si parla qui e si cui viene tracciata su Wikipedia una scheda qui:

La compagnia 505 Games lancerà prossimamente un vidogioco ispirato alla Blackwater, la compagnia militare privata accusata di violenze sui civili in Iraq. Il prodotto ha ottenuto il via libera di Erik Prince, fondatore della Blackwater ed ex membro della marina americana che ha abbandonato l’azienda due anni fa, dopo aver guadagnato 1 miliardo di dollari in contratti con l’amministrazione Bush.

Nel gioco, gli utenti assumono il ruolo dei contractor privati e sono chiamati a proteggere funzionari Onu in un non precisato “territorio nord africano ostile”. Il lancio del videogioco sarebbe solo il primo tentativo per utilizzare il marchio della compagnia militare per fini commerciali. La Blackwater ha recentemente cambiato nome in Xe Service dopo una serie di scandali culminati nel 2007 con l’uccisione di 17 civili in piazza Nisoor, a Baghdad.

Jan Schakowsky, membro del Congresso che ha criticato in passato la compagnia militare, ha dichiarato al quotidiano britannico The Independent che l’dea di “partecipare a un gioco in cui loro sono gli eroi è sbagliato sotto ogni punto di vista”. Susan Burke, legale che rappresenta le famiglie delle vittime della Blackwater, ha definito “terribilmente offensiva” la decisione di lanciare il videogioco.

In effetti, sul sito della 505 Games, si legge una domanda: Hai la stoffa per essere un Blackwater? E si aggiunge:

Proprio come nella reale vita operativa di un Blackwater, i giocatori dovranno usare tattiche militari e la gestualità del corpo intero per completare complessi incarichi in alcuni dei luoghi più pericolosi del pianeta.

Scatti dalla Grande Guerra: e ora si cerca di ricostruirne la storia su web

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Foto dalla prima guerra mondialeIl quotidiano inglese The Indipendent pubblica un’esclusiva che arriva dagli anni della prima guerra mondiale: quasi trecento fotografie scattate a Warloy-Baillon, in Francia, probabilmente da un amatore e ritrovate poco tempo fa. Nel lungo articolo che accompagna le immagini, si racconta che probabilmente quello fu l’ultimo scatto per la maggior parte di loro: a una quindicina di chilometri dal paese, che si trova nel dipartimento della Somme, c’era il fronte che vedeva i soldati di alcune nazioni della Triplice Intesa contrapporsi agli eserciti degli imperi centrali. Una linea di fuoco che nel giro di pochi mesi – dal luglio al novembre 1916 – causò un milione di morti tra i diversi schieramenti.

Le immagini sono state conservate da due abitanti della Somme: Bernard Gardin, sessantenne con la passione per la fotografia, e Dominique Zanardi, un ristoratore della zona. I quali, ritrovate per caso le lastre, le hanno fatte restaurare e ne hanno fatto una copia digitale. Ma non hanno molte delle risposte alle domande che quelle fotografie hanno sollecitato. Neanche dopo che sono state sottoposte all’analisi di storici specializzati in quel periodo. Per esempio non si sa come si chiamasse nessuno degli uomini ritratti, sono tutti sconosciuti, e altrettanto sconosciuti sono i civili che in alcuni casi compaiono accanto a loro: bambini, a volte, oppure donne dallo sguardo intimidito. E così un redattore del giornale britannico, Jack Riley, si è rivolto ai lettori e alla rete per chiedere aiuto nel ricostruire la storia delle fotografie e dei suoi personaggi.