“Schegge contro la democrazia”: 2 agosto 1980, le ragioni di una strage nei più recenti atti giudiziari

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Schegge contro la democraziaUn tour de force tutt’altro che concluso, quello che porterà il prossimo 28 luglio all’uscita di questo nuovo lavoro, Schegge contro la democrazia – 2 agosto 1980: le ragioni di una strage nei più recenti atti giudiziari, scritto con il collega Riccardo Lenzi e con la prefazione di Claudio Nunziata, magistrato che a lungo ha indagato sulle stragi in Italia:

La strage alla stazione di Bologna fu il più grave attentato del periodo che va sotto l’espressione «strategia della tensione»: 85 morti e duecento feriti. Per questo furono condannati gli esecutori materiali – terroristi di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari – e i depistatori, appartenenti ai servizi segreti militari e alla loggia P2, a iniziare dal suo capo, Licio Gelli. Ma periodicamente si tenta di introdurre elementi revisionisti che mettano in discussione le poche realtà accertate in sede processuale. Questo libro ripercorre testimonianze, relazioni parlamentari e atti giudiziari arrivando fino all’ultimo processo di Brescia per la strage di piazza della Loggia (28 maggio 1974) e giunge a una conclusione: è vero, mancano i mandanti, ma le responsabilità materiali e gli intralci alla giustizia hanno un’identità. Un’identità già scritta nella sentenze.

Questo libro vuole essere un tributo contro facili revisionismi all’Associazione tra i familiari delle vittime alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 a trent’anni dalla bomba nella sala d’aspetto di seconda classe. E ancora una volta, per giungere alla pubblicazione, c’è la collaborazione di Socialmente Editore, la casa editrice fondata da Oscar Marchisio, e in particolare di Ornella Pastorelli. Ma c’è anche il concreto supporto di SPI CGIL Emilia Romagna e SPI CGIL Bologna, a nome delle quali Maurizio Fabbri e Bruno Pizzica firmano il documento iniziale.

A partire da fine mese, dunque, Schegge contro la democrazia sarà in libreria e anche su web.

“E rimasero impuniti – Dal delitto Calvi ai nodi irrisolti di due Repubbliche”: da oggi in libreria e online

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E rimasero impunitiEsce oggi in libreria il libro E rimasero impuniti – Dal delitto Calvi ai nodi irrisolti di due Repubbliche, pubblicato da Socialmente Editore come Il programma di Licio Gelli – Una profezia avverata?, che è una sorta di prima puntata del nuovo. Con prefazione di Paolo Bolognesi, il testo è scaricabile anche dalla Rete perché rilasciato con licenza Creative Commons. E da oggi inizia anche la pubblicazione a puntate del racconto in esso contenuto.

A Voi della Corte è offerta l’occasione
di emettere un verdetto di responsabilità
nei confronti di imputati, signori di impunità,
alcuni dei quali sono stati abituati a considerare
la giustizia un affare domestico.
Requisitoria del pubblico ministero Luca Tescaroli,
Corte d’Assise di Roma, marzo 2007

Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca,
è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste,
che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato
o che il reato è stato commesso da persona imputabile
Articolo 530 del Codice di Procedura Penale, Comma 2

Siamo di fronte a un giallo veramente degno di un film di Hitchcock
Sandro Paternostro, Tg2 del 18 giugno 1982

Un cappio arancione

Il battesimo del palco per i Distretto 51, rock band dell’alta Lombardia che nel proprio repertorio ci metteva anche qualche pezzo soul, era fissato per il primo dicembre 1983 in una palestra di Malnate, provincia di Varese. E fu l’inizio di una carriera, per quanto amatoriale, sopravvissuta ai decenni, all’età che incalzava e al progredire delle attività professionali, non sempre conciliabili con prove e fine settimana a suonare nei locali della zona. Eppure i Distretto 51 ci avevano già provato un anno e mezzo prima, con le esibizioni dal vivo. Era tutto pronto. Era stato fissato il giorno, venerdì 18 giugno 1982, e trovato l’ingaggio, una festa di fine naja in una villa di campagna. Ma la formazione non era al completo. Mancava il tastierista, che non c’era quando gli altri montavano gli strumenti e che non si presentò nemmeno più tardi, quando si attaccò a suonare.
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