“Terra promessa”: su Produzioni dal Basso il documentario sul campo rom campano simbolo del disastro ambientale

Standard

Di Produzioni dal Basso si parlerà ancora nei prossimi giorni per un’iniziativa importante. Intanto qui una segnalazione per un documentario che ospita, Terra Promessa, di Mario Leombruno e Luca Romano:

In un recinto di lamiera quattrocento Rom vivono al centro di un’area divenuta simbolo del disastro ambientale in Campania. Un campo provvisorio costruito dal Comune di Giugliano e costato circa 400 mila euro. Tre centimetri di ghiaia e asfalto per separare un insediamento umano da terreni in cui negli anni è stata sversata ogni sorta di rifiuti.

Per altre informazioni si veda qui.

Da Internazionale: “Container 158”, il documentario di ZaLab sulla vita in un campo nomadi, quello romani di via Salone

Standard

CONTAINER 158 from Za Lab on Vimeo.

Internazionale presenta com’è vivere in un container, nel ventunesimo secolo:

Container 158, di Stefano Liberti ed Enrico Parenti
Italia 2014, 62′

Per denunciare le politiche segreganti nei confronti dei rom, l’associazione ZaLab ha prodotto il documentario Container 158, girato nel campo attrezzato di via Salone a Roma, uno dei più grandi d’Italia, diretto da Stefano Liberti ed Enrico Parenti e prodotto con il sostegno di Open Society Foundations. Il documentario sarà online su Internazionale fino al 18 gennaio.

Secondo la commissione europea, in Italia la comunità di rom, sinti e camminanti è composta da 110mila-170mila persone: lo 0,25 per cento dell’intera popolazione italiana. Il 40 per cento di loro ha meno di 14 anni e il 60-80 per cento vive in una casa. Circa 40mila rom vivono invece nei campi nomadi, la maggior parte dei quali si trovano nelle periferie delle grandi città.

ZaLab e l’associazione 21 Luglio hanno inoltre lanciato una petizione per chiedere ai sindaci un impegno per la trasparenza e la reale integrazione dei rom.

A Belgrado un museo di cultura rom per raccontare arte e letteratura di un popolo

Standard

Juna ciganino - Foto di Dimitrije JanicicSe ne parla sulla versione italiana del sito di una radio serbia e la notizia viene ampliata su Peacereporter. Ed è una bella notizia, di quelle che si vorrebbe leggere in relazione anche al proprio, di Paese:

Otto diverse traduzioni rom della Bibbia, il primo libro sui rom dal 1803, i primi scritti trovati in lingua rom ed altri interessanti pezzi della cultura rom saranno esposti nei prossimi sei mesi nell’ambito della mostra “Alave e Romengo” (“Parola dei rom”), nel primo museo di cultura rom inaugurato solennemente a Belgrado alla fine di ottobre.

L’autore della mostra e al contempo fondatore del museo è Dragoljub Ackovic, vicepresidente del parlamento mondiale dei rom. Il quale, in tema canali d’espressione del suo popolo, dice a Francesca Rolandi di Peacereporter:

Purtroppo i media sono pochi. Esiste una trasmissione radiofonica bilingue, in serbo e in lingua rom, di cui io sono redattore e che viene trasmessa da Radio Belgrado e una trasmissione televisiva a Novi Sad. Abbiamo una casa editrice a Belgrado che si chiama Rominterpress e che ha stampato diverse monografie, tra le quali l’opera in più volumi “I rom a Belgrado” [di cui Acković è autore]. Fino a qualche anno fa esisteva un’altra casa editrice a Novi Sad, che si è spenta con la morte del suo animatore Trifun Dimić. Direi che la maggior parte dei media sono dipesi dall’iniziativa personale di alcuni singoli. In ogni caso sono felice del fatto che abbiamo una nostra casa editrice, unica nel suo genere, e ci lavoreremo molto in futuro. I rom a Belgrado avevano due televisioni e una stazione radio, ma sono state oscurate due anni fa. La motivazione addotta era che mancava un’autorizzazione necessaria ma lo stato non si è neppure sforzato di fare in modo che ricevessero questa autorizzazione. Perché non si vuole sentire la voce dei rom, si vuole sentire solo quello che altri dicono di loro.

Per vedere qualche immagine del museo dedicato alla cultura rom di Belgrado si veda qui (gli scatti sono di Dimitrije Janicic).