In un libro “scomparso” la controinchiesta voluta dalla famiglia Kennedy sul delitto di Jfk

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Il complottoCon la prefazione di Stefania Limiti e la postfazione di Paolo Cucchiarelli, uscirà a gennaio per i tipi di Nutrimenti il libro Il complotto – La controinchiesta segreta dei Kennedy sull’omicidio di JFK, scritto da James Hepburn. Pubblicato la prima volta in lingua originale nel 1968, rientra nella categoria dei testi che con il tempo sono scomparsi. Infatti:

[Si tratta di] una storia eclatante e avvincente anche in virtù della travagliata vicenda di questo libro, ampiamente ricostruita nell’introduzione e confermata da un’intervista a William Turner, ex agente dell’Fbi tra i collaboratori del giudice Jim Garrison, che ha combattuto per portare alla sbarra alcuni tra i responsabili della cospirazione (come ha narrato il regista Oliver Stone).

Il libro, pubblicato […] con il titolo “Farewell America” e firmato da uno sconosciuto James Hepburn, [è] la sintesi della controinchiesta voluta dalla famiglia Kennedy sull’assassinio di JFK e finita sulla scrivania del giudice Garrison, come contributo alle sue indagini. Se Bob Kennedy non fosse stato ammazzato il 5 giugno del 1968, sarebbe diventato di lì a pochi mesi presidente e avrebbe varcato la soglia della Casa Bianca portando nella sua valigia il dossier con la verità sulla morte del fratello. Il complotto ripropone il libro ma soprattutto ricostruisce un’incredibile vicenda: all’ombra delle autorità ufficiali, la famiglia Kennedy chiese aiuto a servizi segreti di altri paesi per cercare la verità. L’inchiesta che ne è nata porta la firma del generale De Gaulle e dei servizi sovietici, due mondi interessati a far emergere la verità sul 23 novembre 1963.

Nel 1968 una sconosciuta casa editrice torinese su richiesta di un misterioso committente pubblicò poche copie del libro con il titolo “L’America brucia”: il giornalista dell’Unità Saverio Tutino lo notò e cerco di capirne di più, arrivando a ipotizzare che la pubblicazione fosse avvenuta su impulso diretto di Gianni Agnelli, molto legato ai Kennedy. Oggi è possibile finalmente ricostruire questa incredibile vicenda.

“Piccone di Stato”: dal 16 novembre il libro su Francesco Cossiga e sui segreti della Repubblica

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Piccone di StatoUscirà il prossimo 16 novembre per la casa editrice Nutrimenti il libro Piccone di Stato – Francesco Cossiga e i segreti della Repubblica (collana Igloo):

Anno 2010. È trascorso ferragosto da un paio di giorni quando Francesco Cossiga muore in un ospedale romano. Con lui, si dirà nei giorni successivi, se ne va un pezzo di storia d’Italia che il presidente emerito si sarebbe ben guardato dal raccontare, un armadio da setacciare alla ricerca di quelli che Cossiga stesso chiamava gli “arcani” della Repubblica.

Ma a rileggere ciò che il grande vecchio della politica italiana scrisse e dichiarò, è possibile aggiungere qualche tassello a un mosaico fatto di servizi segreti e carabinieri, terroristi perdonati e magistrati invisi, stragi e Gladio. Dal rapimento Moro all’infiltrazione nelle organizzazioni estremistiche, dalla passione per l’intrigo alle guerre intestine nella Democrazia cristiana, da Ustica all’amore per gli ex comunisti, dall’amicizia con i palestinesi ai conflitti silenziosi sullo scacchiere del Mediterraneo. Questi sono alcuni degli argomenti di cui Cossiga parlò a più riprese. Per ribadire, in un tortuoso flusso di affermazioni, provocazioni e ribaltamenti, una sola lapidaria verità: “Noi non ci faremo processare”.

E grazie a Paolo Cucchiarelli per avermi coinvolto in questo progetto.

Scritti di controinformazione: un pezzo del lavoro di Luigi Cipriani

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Mi sono serviti per alcuni argomenti che ho seguito e stasera mi sono messa a risfogliarli. Sono gli Scritti di controinformazione di Luigi Cipriani, una raccolta di testi dedicati ad alcune vicende i cui contorni sono stati completati, più che superati, dal percorso giudiziario che quelle vicende stesse hanno compiuto dopo il 1992, l’anno in cui morì il parlamentare di Democrazia Proletaria che fu anche componente della commissione stragi, durante la X legislatura.

Ma a tutt’oggi vale la pena scaricarli (file zip, 250KB), stamparli e leggerli, questi scritti, perché ripercorrono un lunghissimo tratto della storia italiana: Portella delle Ginestre, la stagione delle stragi, l’affare Eni-Petromin, la finanza vaticana e quella bancarottiera di Michele Sindona e Roberto Calvi, le amicizie pericolose di Bettino Craxi, il caso Moro, Stay Behind e intelligence e, oltre a molto altro, tanta, tantissima P2. Questi testi, scorrendoli uno dopo l’altro, sono appassionati e appassionanti perché derivano da uno strenuo lavoro di studio e di analisi della realtà e dei fatti.

Un lavoro che Paolo Cucchiarelli (qui alcuni dei libri che ha scritto) ha raccontato in questi termini:

Ho rivisto con un po’ di amarezza le rassegne stampa della Commissione stragi della X Legislatura: vi si parla assai poco di Luigi, della sua attività e delle sue scoperte, perchè Cipriani ha rappresentato, con altri suoi colleghi (pochini: quattro o cinque) il tipo di parlamentare più adatto ad una Commissione di inchiesta particolare come questa. Non si fidava e leggeva le carte, non si accontentava dei riassuntini degli uffici o dei fogli di accompagno dei giudici che scaricavano a San Macuto casse e casse di carte (la pubblicazione del materiale della Commissione, un vero e proprio archivio storico della nostra Italia, occuperebbe seicento volumi tipo Commissione P2, cioè di mille pagine l’uno). Scavava, collegava, intuiva. Quando cominciò a fare le prime domande, si indagava allora sul caso Cirillo, notammo insieme agli altri colleghi che spesso era un metro avanti agli altri: si era letto tutto; si era preparato; sapeva dove andare a parare.

Poi cominciò Ustica: tutti eravamo ben digiuni di plot, tracciati radar, generali a varie strisce, Sios e altro. Si capì subito però che volevano raccontarci un mare di bugie. Fu per la sua insistenza e quella di Marco Boato che si arrivò alla richiesta di arresto per Zeno Tascio, interrogato tre volte, che non riusciva a ricordare neppure i compiti, le attività (“ci occupiamo di trasmissioni, ponti radio ecc.”) del servizio segreto d’Arma che pure aveva guidato durante il 1980. Cipriani divenne subito una delle fonti più qualificate del drappello di giornalisti che seguivano i lavori in maniera costante. Aveva cercato contatti con ambienti militari per farsi aiutare nella decifrazione delle carte che spesso erano solo una sequenza numerica stampata da computer: solo carta per quasi tutti. Fu tra i più strenui a sostenere, puntare sulla pista francese, intrecciata alla situazione libica. C’è un suo dossier del 1990 pieno di fatti inediti, di riscontri su amicizie, collegamenti, strane presenze che si ripetono. Interveniva quasi sempre all’ultimo, nelle audizioni, ed i colleghi dei giornali spesso mi chiedevano di poter richiamare in sala stampa per sapere se “Cipriani aveva detto qualcosa di nuovo”. Su Ustica fu attento al quadro d’insieme: cercò nei nastri, nei dati tecnici, nella loro “congruenza” con i fatti, i tempi, le realtà, ma anche puntò molto all’insieme.