I lavoratori ex Coop della Campania: attesa fino a ottobre per la nuova udienza dopo il licenziamento

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Fino al 7 ottobre. Tanto dovranno ancora attendere i 17 ex dipendenti campani di Unicoop Tirreno che, “ceduti” a una società locale nel 2009 insieme ai punti vendita in cui lavoravano, non hanno mai ripreso servizio e che, dopo essere stati licenziati, dell’ultima mensilità e della liquidazione non hanno visto traccia.

Della loro vicenda si sta adesso occupando il tribunale di Napoli in una causa che, partita nell’autunno 2010, non si sta rivelando rapida a giungere a conclusione. Eppure ci sarebbe già una sentenza, anzi due, pronunciate dal tribunale del lavoro di Avellino, che impongono al colosso toscano della grande distribuzione il reintegro di due ex lavoratrici, Lucia Di Maio e Margherita Molinari, fino a due anni fa in forza alla Coop di Solofra.

Ma da Piombino, la cittadina in provincia di Livorno dove ha sede Unicoop Tirreno, si era fatto sapere che a ciascuna delle due donne che “la scrivente cooperativa [non] ha la possibilità di adibirla presso altre unità produttive alle medesime mansioni da quelle […] svolte in precedenza. Non sussiste quindi alcuna
opportunità di […] utile impiego”.

Questa è una storia di disoccupazione nel Mezzogiorno d’Italia. Una storia che ha coinvolto una sessantina di persone, parte delle quali uscita di scena in oltre due anni. E che al momento vede ancora con un destino incerto, segnato dalla percezione di un impossibile impiego futuro, per 17 lavoratori. “Noi rivogliamo solo il nostro posto di lavoro”, dice Carlo Vuolo, delegato a rappresentare gli ormai disoccupati di Nocera Inferiore e i colleghi di altri negozi.
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Lucia, Margherita, Carlo e gli altri dipendenti licenziati: “In Campania la Coop ci ha venduti ed ora siamo senza lavoro”

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Domani di Maurizio ChiericiRicordate la vicenda della Fiat di Melfi? Dopo il licenziamento, tre dipendenti vennero reintegrati dal giudice del lavoro, ma per loro non c’era posto in azienda. Qualcosa di analogo è successo anche altrove. Solo che questa volta è accaduto in un supermercato campano, a Solofra, provincia di Avellino, che fino a poco meno di un paio d’anni fa era a marchio Coop. Ed è successo a due lavoratrici, Lucia Di Maio e Margherita Molinari. La quali, licenziate prima dalla Unicoop Tirreno e poi dalla società che ha rilevato il ramo d’azienda a cui la loro unità commerciale apparteneva, si sono viste riconoscere per due volte dal tribunale del lavoro di Avellino il diritto a essere reintegrate nel colosso della grande distribuzione toscano. Ma senza risultato perché, in una lettera inviata a fine estate, «la scrivente cooperativa [non] ha la possibilità di adibirla presso altre unità produttive alle medesime mansioni da quelle […] svolte in precedenza. Non sussiste quindi alcuna opportunità di […] utile impiego».

Peccato però che in Campania la situazione sia tutt’altro che immobile, per i grandi magazzini. Il 3 dicembre prossimo, per esempio, verrà inaugurato un superstore da 2.200 metri quadrati con 150 posti auto nel quartiere Arenaccia di Napoli (in quest’occasione sono annunciate manifestazioni di protesta). Ed altri siano in corso d’apertura, con relative campagne di assunzione. Ma la storia di Lucia Di Maio e di Margherita Molinari è ben più estesa. Oltre al supermercato di Solofra, la cessione ha compreso infatti anche i supermercati di Castellammare di Stabia, Soccavo e Nocera Inferiore. E il successivo licenziamento di tutti i lavoratori.
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