Giulio Mozzi su Zaia, lo statuto del Veneto e il terrore per gli apolidi

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Scrive su Vibrisse Giulio Mozzi a proposito di regioni e statuti:

Mi domando che cosa significhi esattamente quel “dappertutto” pronunciato da Zaia. Mi domando se ci siano somiglianze tra la bandiera veneta da “esporre dappertutto” e le stelle gialle o rosa imposte da certi regimi. Che si tratti di stigma positivo o di stigma negativo, sempre di stigma si tratta. Sarebbe facile liquidare il discorso di Zaia come un discorso idiota. Non è un discorso idiota. È un discorso cattivo. A Zaia non danno noia gli emiliani, i lombardi, i pugliesi che risiedono nel Veneto. No. E non gli danno noia nemmeno i senegalesi, i cinesi, i rumeni.

Gli danno noia, a Luca Zaia, e ho il sospetto che gli ispirino un vero e proprio terrore, gli “apolidi”, ovvero coloro che non accettano la sua retorica. Difendiamodi dunque dalla sua retorica. Non accettiamola. Non accettiamo mai il suo modo di porre il discorso.

Il discorso a cui si fa riferimento è questo e Giulio già ne aveva affrontato qualche tipo.

La donna ideale e la sagace satira di Vibrisse

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La donna idealeIn un periodo in cui l’immagine femminile, oltre che opinabile quando si parla del corpo delle donne, è anche considerata per la sua auspicabile orizzontalità al mondo del potere (ma mica solo quello), il bollettino di letture e scritture curato da Giulio Mozzi, Vibrisse, ha avviato la pubblicazione di una serie di retoriche radunate sotto la dicitura La Donna Ideale.

E così signori venghino a vedere la donna ideale (nell’era televisiva) o la d.i. (messa in sicurezza), quella (da montare) con relativi suggerimenti per i problemi di assemblaggio, la d.i. (secondo Giacomo Biffi) o la d.i. (formula) o l’evergereen (gonfiabile) (che m’ha fatto tornare in mente il quasi omonimo racconto di Joe R. Lansdale – Love Doll: A Fable il titolo originale – contenuto nell’antologia Maneggiare con cura). Ne viene fuori una graffiante satira sulla concezione della donna per luoghi comuni che passano attraverso rappresentazioni pubblicitarie, boutade, segreti desideri sbandierati in giro e stereotipi di genere vario. Soprattutto di ‘sti tempi – e ci si riaggancia all’inizio – in cui, citando Stefano Di Michele sul Foglio, pare che il dramma [sia] alle porte.