Dig.it: 4 e 5 luglio, due giorni per il giornalismo digitale, la cittadinanza, la professionalità e l’economia

Standard

Dig.it

Un appuntamento da segnarsi, quello con Dig.it – Giornalismo digitale: nuovi modelli economici, nuove professionalità, nuova cittadinanza, fissato a Firenze il 4 il 5 luglio prossimo e organizzato dall’Associazione Stampa Toscana in collaborazione con Digiti e Lsdi (patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e dell’università degli studi del capoluogo):

Si parlerà di cultura editoriale, cultura del giornalismo professionale, cultura della politica e dei governi locali. Cercheremo di fare insieme un’analisi concreta di opportunità, problemi, esperienze. L’evento è costituito da quattro aree tematiche:

  • Nuove professionalità e cittadinanza digitale
  • Proprietà e responsabilità giuridica
  • Le risorse economiche: pubblicità, paywall, contributi
  • Lavoro e diritti

In complesso l’evento sarà composto da 12 panel.

Qui il programma.

“Giornalismo digitale. Lo stato delle cose”: Lsdi pubblica in un unico file tradotto in italiano lo studio della Columbia

Standard

Giornalismo digitaleLsdi – Libertà di stampa, diritto all’informazione pubblica il post in cui annuncia la disponibilità di Giornalismo digitale: la traduzione integrale di “The story so far” in un unico file, dopo averlo messo online – come si diceva qui – a puntate sul sito:

Pubblichiamo […] il testo integrale di “Giornalismo digitale: lo stato delle cose”, la traduzione di “The Story so far” (la ricerca della Columbia sul giornalismo digitale) che nelle settimane scorse avevamo pubblicato a puntate. Il lavoro di traduzione è stato curato da: Valentina Barbieri, Elena Bau, Stefania Cavalletto, Claudia Dani e Andrea Fama.

Giornalismo digitale. Lo stato delle cose

Lsdi inizia la pubblicazione “The story so far” su rivoluzione digitale e giornalismo

Standard

The Story So FarCon il post Giornalismo digitale: innovazioni e paradossi di una “rivoluzione” ancora in cerca di un modello economico il blog di Lsdi avvia la pubblicazione a puntate della traduzione del testo The Story So Far: What We Know About the Business of Digital Journalism, edito da CJR e realizzato da alcuni docenti e ricercatori della Columbia Journalism School:

Il lavoro fa il punto sullo “stato delle cose” dopo 15 anni di “rivoluzione digitale” cercando di analizzare organicamente i problemi posti dall’innovazione digitale, soprattutto sul piano economico-industriale, ma affronta anche gli aspetti che coinvolgono più direttamente la pratica e la professione giornalistica, come quelli della distribuzione e della “confezione” dei contenuti e quindi, più in generale, del valore del prodotto.

Continua qui.

Rita Guma (Osservatorio sulla legalità e sui diritti): aspiranti giornalisti, strada sempre più in salita

Standard

Rita Guma, presidentessa nazionale della onlus Osservatorio sulla legalità e sui diritti, poco tempo fa ha scritto alcune considerazioni sugli aspiranti giornalisti: strada sempre più in salita. Se alla situazione tracciata si aggiungono le note di Lsdi a proposito del giornalismo digitale, forse non si tratta ancora del “colpo di grazia” di cui si parlava con Christian Diemoz in uno scambio di mail in proposito, ma ci si avvicina. Ecco di seguito cosa scrive Rita Guma.

Oggi non è indispensabile laurearsi in materia o passare l’esame di professionista per accedere alla professione di giornalista, ma basta un diploma qualsiasi (legge 69/1963) e operare due anni presso una redazione con rapporto di collaborazione retribuito producendo nei due anni precedenti alla richiesta d’iscrizione un certo numero di articoli (da 24 fino a 90, a seconda della periodicità della testata e a seconda dell’Ordine regionale di competenza) (NOTA 1).

Certo è un metodo che espone a molti problemi, per il fatto che in quel periodo si è totalmente in balia della testata, che se non paga si perdono non solo i compensi, ma anche la validità della documentazione (ma non ci si può ribellare altrimenti si perde la collaborazione e – perdendo la continuità – si perde tutto il pregresso ai fini dell’iscrizione all’Ordine).

Ma il vero grave problema sono gli alti importi della retribuzione richiesta da molti Ordini per la validità del periodo di “tirocinio”, il che comporta il fatto che le redazioni tendano a rifiutare la collaborazione a persone che non siano parenti di un VIP. Prova ne sia una ricerca dell’Ordine dei giornalisti del 18 maggio 2010 dal titolo “Smascheriamo gli editori”, che presenta un quadro nero della retribuzione media dei giornalisti sulle grandi e medie testate italiane: le retribuzioni (lorde) dei giornalisti in genere si aggirano sui 2,5-10 euro a notizia oppure ad articolo (eccetto che per alcune testate nazionali, con 30-50 euro), mentre per l’accesso alla professione gli Ordini regionali dei giornalisti impongono una retribuzione minima di 25 euro per la notizia, 60 per l’articolo (NOTA 2), cioè quanto stabilito dal tariffario nazionale dei giornalisti già iscritti all’Ordine.
Continue reading