8 marzo. Una storia lunga un secolo di Tilde Capomazza (femminista e programmista televisiva) e Marisa Ombra (ex partigiana e vicepresidente nazionale dell’Anpi) e con la prefazione di Loredana Lipperini.
(Via Booksblog)
8 marzo. Una storia lunga un secolo di Tilde Capomazza (femminista e programmista televisiva) e Marisa Ombra (ex partigiana e vicepresidente nazionale dell’Anpi) e con la prefazione di Loredana Lipperini.
(Via Booksblog)
Avevamo pensato di utilizzare questo messaggio arrivato in redazione nella sezione C’è posta per noi. C’era già il titolo, “Caro Domani, mi vendo perché mi pagano. Si chiama mercato, dove esistono domanda e offerta”, e avevamo mantenuto la richiesta della mittente di pubblicarne solo le iniziali per ovvie ragioni, “V. V., hostess, ragazza immagine, talvolta escort, Milano”. Ecco cosa ci scriveva:
Ma di cosa vi scandalizzate tanto? Pensate davvero che noi, prostitute d’alto bordo, per usare un linguaggio un po’ desueto (sono stata a scuola anche io, addirittura ho preso una laurea umanistica), siamo solo delle bellocce parcheggiate nei bar tra Brera e via Monte Napoleone in attesa del cliente di turno? Ora vi racconto per sommi capi la mia storia. Faccio parte anche io delle bellocce. All’università facevo di giorno la hostess nelle fiere e la sera ballavo nelle discoteche. Non c’è voluto molto per fare il “salto di qualità”: aggiungere delle entrare extra a quelle che si possono inserire nella dichiarazione dei redditi. Vado a cena con un farmacista, a teatro con un avvocato, a fare shopping con uno sportivo. A letto con tutti.
Attraverso un retwit, arrivo al sito di The Feminist Press (ovviamente presente anche su Twitter):
È una casa editrice letteraria, indipendente e non profit che promuove la libertà d’espressione e la giustizia sociale. Pubblichiamo brillanti scritti di donne e uomini che condividono uno spirito attivista e che credono nella libertà di scelta e nell’uguaglianza. Fondata nel 1970, la casa editrice ha iniziando salvando opere “perdute” di autrici come Zora Neale Hurston e Charlotte Perkins Gilman. In seguito il nostro piano editoriale ha previsto libri di autori americani provenienti da diversi ambiti etnici e sociali. Da allora abbiamo scovato opere provenienti da tutto il mondo destinandole ai lettori del Nord America. I libri li cerchiamo innovativi, se non sorprendenti, in grado di raccontare una storia diversa.
I cataloghi più recenti si possono scaricare da qui (in formato pdf) oppure scorrere qui.
Esce in questi giorni per Stampa Alternativa un libro che ho editato un po’ di tempo fa e che m’è piaciuto davvero molto. Si intitola Nefertiti – L’amore di una regina eretica nell’antico Egitto, è stato scritto da Jasmina Tesanovic, di cui s’è parlato varie volte da queste parti, e si rivela un testo che non ci si aspetterebbe (almeno se non si è mai letto niente dell’autrice, della quale lo scorso gennaio era uscito Processo agli scorpioni con una postfazione pubblicata qui qualche mese fa). Nefertiti non è un solo libro storico e non è neppure un romanzo d’amore. È questo, ma è anche un tessuto di rivendicazioni sociali e femministe (Jasmina fa parte delle Donne in nero), è una lode all’arte, una rivendicazione di libertà e un inno alla bellezza vissuta fuori dagli schemi. Credo che ulteriori parole per descrivere meglio questo libro possano essere quelle di Bruce Sterling, che ne ha scritto la prefazione e che è anche il marito della scrittrice serba. Il booktrailer invece è stato realizzato dall’infaticabile Luigi Milani, autore anche di quelli per Pentiti di niente e per Il programma di Licio Gelli.
Jasmina Tesanovic è una ben nota femminista e dissidente politica dell’Europa del Est. È naturale domandarsi perché una donna del genere abbia scritto un romanzo su Nefertiti. Specialmente un libro strano come questo, un libro che è chiaramente una litania intesa a risvegliare i morti. Avendo io sposato Jasmina, l’ho vista scrivere questo libro. Mi sono accorto che è stata costretta a farlo, forse perfino segretamente ossessionata da un bisogno irresistibile.
Potrei fornire tante spiegazioni sul perché l’abbia scritto quest’opera, ma ne esiste una, credo, che ha molto senso per il pubblico italiano. Jasmina è nata nella ex Yugoslavia: in uno stato comunista eretico, un’utopia fallita. Mentre il comunismo italiano è tuttora molto vivo – a Torino, la mia città preferita, lo constato tutti i giorni – la Yugoslavia scomparsa è uguale all’antico Egitto. La Yugoslavia di Tito una volta mandò una bambina, Jasmina Tesanovic, a vivere nell’antica terra d’Egitto. La Yugoslavia e l’Egitto una volta erano amici per la pelle.
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