“Storia della violenza” di Robert Muchembled: dal suo contenimento pubblico all’uomo che torna a essere lupo

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Storia della violenzaÈ una narrazione particolare quella contenuta in uno dei libri con cui Odoya inaugura la stagione autunnale. Si intitola Storia della violenza. Dal Medioevo ai giorni nostri ed è stato scritto da un docente universitario francese, Robert Muchembled, che si è sempre mosso tra passato sociale, antropologa del crimine, politica e potere. Questa la presentazione del saggio:

Dal XIII al XXI secolo […] la violenza fisica e la brutalità dei rapporti umani seguono una traiettoria discendente in tutta l’Europa occidentale. In controtendenza rispetto al pensiero sociale dominante, [l’autore] mostra come nel corso dei secoli gli atti violenti e gli omicidi siano passati dallo status di “normale linguaggio collettivo creatore di legame sociale” a quello di tabù sociale. Con l’aiuto delle opere di Sigmund Freud, Norbert Elias e Michel Foucault, Muchembled focalizza la sua attenzione sulla teoria di un “incivilimento dei costumi”, di un addomesticamento, nonché di una progressiva sublimazione della violenza nella società europea.

Cosa c’è dietro questa incontestabile regressione dell’aggressività? Un controllo sociale sempre più stretto sugli adolescenti, a cui va aggiunta un’educazione coercitiva. La violenza scompare progressivamente dallo spazio pubblico per concentrarsi nella sfera privata, mentre una vasta letteratura popolare viene investita di un ruolo catartico: sono i duelli dei tre moschettieri e i crimini di Fantomas a essere ormai incaricati di veicolare e catalizzare le pulsioni umane più violente. I primi anni del XXI secolo sembrano inaugurare, tuttavia, una vigorosa ricomparsa della violenza nella vita di tutti i giorni, specialmente tra bande di giovani che vivono nelle periferie di grandi città europee: «L’uomo sta forse ridiventando lupo per l’altro uomo?», si chiede Muchembled.

In attesa di commenti e recensioni all’edizione italiana, intanto si può vedere come è stata presentata l’opera in versione originale.

La cronaca criminale di Pino Nicotri e la banda “a geometria variabile”

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Cronaca criminaleUn video per presentare il libro Cronaca criminale – La storia definitiva della banda della Magliana, scritto da Pino Nicotri:

Magistrati che se ne sono occupati affermano che la Banda della Magliana «è un’invenzione giornalistica» e che «non è mai esistita una organizzazione unitaria della malavita romana» oppure, al contrario, che «era molto di più di una banda, molto più pericolosa, ed è stata colpevolmente sottovalutata». Sta di fatto che la «bandaccia», come veniva anche chiamata, è protagonista di romanzi, film e sceneggiati televisivi di grande successo e suggestione, fino a diventare sinonimo di «cupola» onnicomprensiva della malavita capitolina dalla seconda metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta e a far sospettare che esista ancora. Associata alla mafia e al terrorismo nero, ritenuta ricca di agganci e compiacenze nelle zone torbide dei servizi segreti, della finanza, della massoneria e della gerarchia vaticana, tanto da esserne la longa manus negli affari più sporchi, le propaggini della Banda della Magliana sono state «viste» in quasi tutti i casi che hanno scandito la burrascosa storia italiana di quegli anni sanguinosi: l’omicidio del giornalista Mino Pecorelli, l’attentato al banchiere Roberto Rosone, l’uccisione di Roberto Calvi, i depistaggi del rapimento di Aldo Moro, la strage di Bologna, le scorribande della banca vaticana Ior e le losche manovre della Loggia P2 di Licio Gelli. I confini tra mito e realtà si sono sempre più assottigliati fino a diventare evanescenti e provocare, dopo venticinque anni, il surreale coinvolgimento della «bandaccia» nelle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, con una serie di presunti scoop tanto clamorosi quanto finiti tutti come sempre in nulla. Ma come stanno in realtà le cose? Esisteva la onnitentacolare Banda della Magliana? O fu una stagione infelice che vide l’Urbe ridotta a prostituta di bande borgatare e cricche affaristiche e corruttrici allattate dal potere? Capire l’arcipelago Magliana vuol dire addentrarsi in una tragedia collettiva fatta di avidità e ferocia, deliri di onnipotenza criminale e sottili disegni politici, un magma in cui tutto si fonde insieme e che, una volta raffreddato, ha lasciato sogni di pietra e morti senza gloria.

“Mafie in pentola: libera Terra, il sapore di una sfida”, teatro gastronomico e il recupero della memoria storica

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Tiziana Di Masi - Mafie in pentola

Tiziana Di Masi è una brava attrice che ha dedicato una parte della sua professione al teatro civile e della memoria. Il prossimo 9 ottobre debutterà a Forlimpopoli (Teatro Verdi, ore 15.30) con lo spettacolo Mafie in pentola – Libera Terra, il sapore di una sfida, che andrà in scena nell’ambito dell’annuale rassegna organizzata da Casa Artusi:

Cibo e lotta alle mafie, teatro gastronomico e l’impegno per il recupero della memoria storica: i miei due ambiti di lavoro decennale finalmente si coniugano e si intrecciano in un progetto che è nato così, da un’idea sorta una mattina di novembre..all’improvviso e casualmente, come nascono le migliori cose. Ancora una volta uso il cibo, come straordinaria metafora della vita e mezzo efficace per raccontare delle storie, storie di vita, lavoro, di sfide vinte e di battaglie ancora in corso […].

Mafie in pentola nasce dalle esperienze e dai viaggi di Andrea Guolo e Tiziana Di Masi sui terreni confiscati alle mafie da nord a sud dove in questi ultimi mesi abbiamo raccolto interviste, documenti e materiale audio-video, con la preziosa disponibilità di tutti coloro che li lavorano che ci hanno accolto e aiutato a comprendere il significato più profondo del loro lavoro su quelle terre. Milioni di ettari di terreno tra Sicilia, Calabria, Campania, Puglia, hanno assistito a secoli di violenza, sfruttamento, illegalità, omicidi. E dalle grandi regioni del sud le mafie si sono estese fino al nord. Ora quelle stesse terre, liberate dalla mafia con lo strumento della confisca previsto dalla legge 109/1996, offrono al mercato alcuni gioielli enogastronomici del nostro Paese.

Qui [pdf, 203 KB] c’è una scheda di dettaglio del progetto mentre qui il comunicato stampa del 9 ottobre.

Indagine sulle paure e sulle paranoie del XXI secolo

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Paranoia: the 21st Century FearSi intitola Paranoia: the 21st Century Fear ed è il libro di Daniel Freeman e Jason Freeman, uno psicologio e uno scrittore, che partono scavando nelle notizie dei giornali per capire se e quanto fondate siano le paure che quotidianamente accompagnano la vita contemporanea. Pubblicato dalla casa editrice Oxford University Press a fine 2008 (e acquistabile su Amazon), del libro è possibile leggere un estratto (in formato pdf) che parte analizzando i motivi per cui i cittadini statunitensi e britannici (e i loro figli) hanno iniziato a uscire meno di casa. Il fatto che l’intrattenimento all’interno delle pareti domestiche oggi offra maggiori possibilità determinando (o contribuendo) a problemi fisici legati a un aumento del peso corporeo e patologie correlate, dicono i ricercatori, non è una spiegazione esauriente o, meglio, è un sintomo: un altro pezzo di spiegazione risiederebbe nei rischi che si pensa di correre uscendo fuori, rischi che non vengono percepiti come meno concreti dalla presenza di telecamere di sorveglianza o di altri sistemi di controllo del territorio. Si legge infatti nella presentazione del volume che:

The world can be a dangerous place, for sure. But have we lost the knack of judging risk? Are we letting paranoia get the better of us? In this entertaining and thought-provoking book, based on the most up-to-date scientific research, Daniel and Jason Freeman highlight just how prominent paranoia is today. One in four of us have regular paranoid thoughts. The authors analyse the causes of paranoia, identifying the social and cultural factors that seem to be skewing the way we think and feel about the world around us. And they explain why paranoia may be on the rise and, crucially, what we can do to tackle it.

Sul sito Paranoid thoughts che presenta in libro si vuole andare oltre offrendo ulteriori spunti di indagine e di dialogo con i lettori (via BoingBoing).