Metafore che cambiano e gli zombie come specchio culturale

Standard

Qualcuno con cui essere d’accordo. Luca Tremodala, su Goozo, quando parla dello spirito dei tempi:

Sarà la crisi della politica, sarà questa aria da ancien régime che si fa sempre più opprimente, sarà che percepisco come mai prima la potenza della metafora videoludica. Ma lo zombie sta diventando la, anzi La chiave di lettura.

Per ribadire il concetto si veda anche quando viene riportato nel post Horror, sincero specchio della società di Antonio Sasso su LSDmagazine. Che, dopo aver parlato delle imprese cinematografiche romeriane come della “metafora della rivolta delle classi sociali inferiori sulle classi dominanti, metafora del ghetto e dell’inumanità a cui la società giunge allorquando è costretta a difendersi dal diverso, a sua volta identificato come il ‘mostro'”, rispetto ai nuovi zombie (28 giorni dopo, 28 settimane dopo o Rec) considera:

La nostra, una società individualistica da un lato e omologante dall’altro, produce così la denuncia e il sospetto inconsci, nei suoi individui, che appunto l’individualismo riduca ad una solitudine asfissiante, mentre la massificazione crei dei gruppi indistinti di mostri assetati dal loro unico ed egoistico intento: il consumo, se non addirittura l’affermazione ad ogni costo della propria identità sull’altro.

(Via Marco Trotta)