Sistemi per contribuire al pregiudizio

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Sistemi per contribuire al pregiudizioMentre qui da noi ci si sorbisce qualche uscita assurda, su KZJJ, emittente radiofonica dell’Arizona, vengono pubblicati i file audio di una conferenza piuttosto particolare, definita esplicitamente come “controversa”. Si tratta di Love Won Out, sponsorizzata dalla discussa associazione Focus on the Family, che presenta le “terapie” per “guarire” i gay all’omosessualità con tanto di “storie di successo”. Organizzata in collaborazione con la New Life Church, nata in seno al movimento carismatico (e recentemente toccata da uno scandaletto legato alle dimissioni di un pastore che intratteneva una relazione con una donna di malaffare), non fa in tempo ad iniziare che piovono le polemiche. Per esempio con l’American Psychological Association, secondo la quale questi approcci sono privi di qualsiasi fondamento scientifico. Dice a questo proposito Clinton Anderson:

We have the concern first of all that the therapies have never been adequately demonstrated to be safe or effective, and that the promotion of such therapies contributes to the climate of prejudice and discrimination in this country.

Ma un gruppo di fedeli (poco numerosi ma decisamente in grado di far rimbalzare le proprie storie) non è d’accordo: orgogliosi di essere degli “ex”, usano la religione e l’interpretazione che essa dà dell’omosessualità per arrivare alla sua condanna.

Sondaggi e fiducia: tecniche di disinformazione

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Come annunciato nel suo commento, Pier Luca Santoro è intervenuto sul suo MarketingBlog a proposito di Tecniche di disinformazione. Ed ha aggiunto parecchi link a un argomento di cui si sta iniziando a discutere sempre più spesso. Il post si concentra particolarmente sull’uso dei sondaggi e sulla fiducia che essi smuovono nei lettori, ma anche sulla percezione di “salute” di un paese attraverso la divulgazione dei risultati. E invita a una riflessione circa i committenti di questi sondaggi, destinati a spostare in un senso o in quello opposto le percezioni dei cittadini.

Correttezza delle notizie: quegli strani accorpamenti

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Da Giornalismi Possibili. Alessandro Capriccioli pubblica su RadioRadicale.it il dossier La correttezza dell’informazione e gli strani “accorpamenti” del Corriere.it. O meglio l’incipit di un dossier per il quale chiede contributi ai navigatori. Partendo da ciò che è stato pubblicato sul sito del principale dei quotidiani italiani, inizia però già a rilevare una serie di accostamenti interessanti: per esempio la notizia della morte di Piergiorgio Welby viene seguita da quella relativa a un figlicidio, la presunta logorrea femminile allo spam o un agente di polizia licenziato perché fuori servizio indossava abiti da donna a uno stupro. Ora, saranno anche accoppiate casuali, coincidenze, ma sembra che qualche antenna si stia drizzando. Tanto che Capriccioli scrive:

Pur non volendo applicare alla lettera l’adagio di Agatha Christie secondo il quale «tre indizi fanno una prova», sarebbe opportuno verificare se tali accorpamenti possano essere considerati semplici sviste, oppure se essi costituiscano dei veri e propri tentativi di gettare una luce negativa su determinati argomenti.

[…]

L’obiettività dell’informazione non è data esclusivamente dal tenore letterale delle notizie da divulgare, ma risulta da un insieme di ulteriori elementi che concorrono a costruire la comunicazione, tra i quali particolarmente significativo è il contesto nel quale le notizie vengono presentate.

E conclude chiedendo a chi avvistasse fenomeni analoghi di segnalarli tramite i commenti al suo articolo o inviandogli una mail all’indirizzo alessandro punto capriccioli at gmail punto com.

Branchi patinati per vendere mutande

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Gender-based violenceDa FdC. Non è che ci capisca molto di campagne pubblicitarie, della loro nascita ed evoluzione, ma credo che ci sia un limite oltre il quale non andare. Soprattutto se si cerca un escamotage sensazionalistico per vendere mutande. Concordo infatti con Kim Gandy, presidentessa della National Organization for Women, che commenta negativamente l’exploit di una casa di moda, D&G, in cui un branco è ritratto mentre, con sguardo variabile dall’apatico al compiaciuto, assiste a quella che sembra avere tutta l’altra di una violenza.

Branco e braccata sono ovviamente belli, magri, abbronzati, lucidati con l’olio, scarpe e vestiti di gran moda fornendo un immaginario che per nulla c’entra con una realtà composta da ben altri elementi. Ma il succo dell’immagine non cambia: una donna stesa a terra, i polsi bloccati e occhi puntati di lato non lasciano scaturire alcuna sensazione di consensualità. Continue reading

Brigate ovunque

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[Update] Bierre vendesi su Wittgenstein cita un articolo di Filippo Facci con molti altri titoli e giornali in argomento.

Interessante post di Carlo Felice Dalla Pasqua su Reporters, Le Brigate Rosse erano ubique, in cui mette a confronto tre edizioni di altrettante testate giornalistiche: E Polis Milano, Il Padova (questi due appartenenti allo stesso gruppo editoriale) e LaStampa.it. Le immagini si commentano da sole:


Del resto, si sa che lo spettro del brigatismo si palesa guarda caso spesso alla vigilia di momenti più o meno delicati. E per essere uno spettro efficace, come vuole la tradizione, che sia dovunque è il minimo.

A questo proposito, risultano interessanti gli articoli Vicenza. La strategia della tensione delle ultime ore pubblicato su Carta e Brigate Rosse? Ma quanta fantasia di Marco Cedolin.

Prima di ogni altro, leggere

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Ettore è un provocatore e, fedele alla sua indole, lancia una provocazione dal suo blog partendo da una domanda: che cos’è il diritto d’autore? La sua risposta suona pienamente condivisibile:

è il diritto dello scrittore ad essere letto, il diritto che la propria opera diventi patrimonio dell’umanità, che tutti, se lo vogliono, la possano leggere, apprezzare, disprezzare, condannare, osannare, farne quello che vogliono, ma avendola potuta leggere

[Update] E mentre su Riaprire il fuoco si tenta di avviare il dibattito di cui sopra, alla tivvù passa uno spot pubblicitario che non solo veicola concetti falsi, ma pure ormai obsoleti nella loro totale inattenbilità. Per spacciare non so quale bufala, si dice testualmente:

Hacker, cacciatori di dati, nemici della tua idea. Come puoi proteggerla?

Sembra anacronistico, se si pensa che nel 2000 già si potevano leggere articoli come questi:

Il Giurì condanna e blocca lo spot BSA
Microsoft e BSA sotto accusa
Bloccato lo spot “anti-pirateria” della BSA

OneDOJ e la privacy

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Comic from http://www.privacy.org.nz/home.phpUn imponente database creato dal dipartimento di giustizia statunitense e battezzato con il nome di OneDOJ. Ne dà notizia (anche se non è proprio una novità, visto che se ne parla dal 2005) il Washington Post e lo strumento è destinato a essere usato dalla polizia locale che potrà così accedere a informazioni disponibili al momento a FBI, DEA e ad altre agenzie federali. Un milione sarebbero i casi archiviati negli ultimi tre anni e i dati comprenderebbero rapporti, informazioni di reato, accuse, nomi, indirizzi e altri elementi che connotano sospetti e pregiudicati. Ma c’è chi si dice preoccupato, a leggere il quotidiano d’oltreoceano, anche perché si troverebbero elementi che porteranno a identificare persone mai raggiunte da provvedimenti giudiziari:

Civil-liberties and privacy advocates say the scale and contents of such a database raise immediate privacy and civil rights concerns, in part because tens of thousands of local police officers could gain access to personal details about people who have not been arrested or charged with crimes.

Sciopero delle firme? Meglio il silenzio sui politici

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Via Carlo Felice Della Pasqua, una segnalazione che è un suggerimento e anche un’alternativa allo sciopero delle firme dei giornalisti contro il mancato rinnovo del contratto nazionale:

Di cosa sto parlando? Di uno sciopero dei servizi parlamentari. Per una settimana silenzio completo su qualsiasi cosa riguardi quel chilometro quadrato in centro a Roma. Guardiamo all’esterno. Una settimana senza maxiemendamenti, senza Pecoraro Scanio, senza Bonaiuti. Per una settimana sostituiamo quel giochino con un altro, nelle prime pagine. Che ne so, la pallamano, che in fondo non è neanche male. Oppure cogliamo l’occasione per guardare cosa succede nel resto d’Italia e nel resto del mondo, magari capita che qualcuno si accorga che esiste un mondo fuori da Montecitorio.

Scommettiamo che poi il contratto dei giornalisti diventa un’emergenza nazionale?

I padroni delle notizie: pubblicità occulta e informazione mainstream

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I padroni delle notizie di Giuseppe AltamoreDa Giornalismi Possibili. Dice bene Giuseppe Altamore, nelle conclusioni del suo libro I padroni delle notizie, quando spiega di aver cercato di “lanciare un allarme”. Nel suo breve saggio, infatti, traccia un panorama minaccioso per l’informazione mainstream che ogni giorno viene proposta a chiunque apra un quotidiano o veda un telegiornale. La causa? La pubblicità occulta. L’autore parla di “inquinamento silenzioso [che] contamina il rapporto di fiducia che si instaura tra il giornalista, la testata […] e il pubblico”. Una forma di “inquinamento” nata, almeno per l’Italia, dall’intuizione di un farmacista bresciano che, nella seconda metà dell’Ottocento, colse in pieno le potenzialità di vendita insite nel rapporto tra informazione e pubblicità finendo per fondare una delle concessionarie oggi più fiorenti.

Attraverso la panoramica più o meno recente di casi di contaminazione del giornalismo, Altamore descrive la creazione di una bufala vera e propria. Come quella volta in cui tutti i giornali del mondo raccontarono che la minaccia bellica dell’Iraq risiedeva anche nell’uso che il regime mediorientale faceva di normali consolle di gioco. Continue reading