Spirito del Natale, il senatore McMarthy e il consumismo

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It's a Wonderful LifeMentre sto leggendo un legal thriller che spiega come, in una Hollywood sconquassata dai venti del MacCartismo, il copyright sia stato fatto strumento per esproriare dei loro diritti gli scrittori finiti sulla lista nera dei cacciatori alle streghe, ecco che spunta un vecchio memo targato FBI. Secondo il quale anche un classicissimo natalizio, La vita è una cosa meravigliosa di Frank Capra, non sarebbe stato nient’altro che propaganda comunista. Le motivazioni starebbero nel presunto disprezzo per la upper class e per le istituzioni bancarie, nella difesa dei cittadini con posizioni anti-consumistiche e nell’ammissione “I would never have done it that way”. Commenta ironico Will Chen, il blogger che ha scovato il rapporto:

We can look back at the FBI report with scorn and ridicule. But are we really that much more enlightened today as a society? We live in an America where romantic love is defined by three-month-salary diamonds and parental affections are expressed through ridiculously-priced video games (don’t forget to check out our report on the Wii and PS3 locator, by the way). Perhaps the FBI was (and still is) correct when it said It’s a Wonderful Life did not reflect American values. If you don’t believe me, try telling your loved ones tonight that they won’t be getting a materialistic gift from you, beacuse your love for them already makes them the “richest man in town!”.

Pietà per loro

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Pietà per loro di Mauro BianiVia Macchianera, Pietà per loro, vignetta pubblicata sul blog di Mauro Biani. Personalmente, alla notizia che era stato negato il funerale religioso a Piergiorgio Welby, ho pensato che fosse una vergogna ricorrere pretestuosamente alla vecchia regola cattolica per cui i suicidi non hanno diritto ad esequie in luogo consacrato. Ma, ripensandoci, ha ragione Mauro ad usare la parola “pietà” invece di “vergogna”.

Sempre sullo stesso argomento, segnalo un post pubblicato sul Blog del Solista di Luigi De Marchi, Welby: un grande problema etico e filosofico. In particolare:

Il risultato della scelta dogmatica è la pretesa di costringere gli altri a vivere e a morire in conformità non dei loro ma dei propri valori: e da questa pretesa nascono le guerre sante e fratricide che hanno insanguinato la storia umana per millenni. Il risultato della scelta umanistica, viceversa, è di non pretendere mai di imporsi agli altri esseri umani, ma solo di rivendicare per sé la propria libertà di scelta e di lottare per assicurare anche agli altri la stessa libertà, nella convinzione che solo così l’avventura umana possa continuare a svilupparsi, realizzando i sogni di Pace, di Giustizia, di Amore, di Compassione e di Bellezza che l’essere umano ha portato in una natura governata dalla legge crudele del più forte e del mors tua vita mea e in universo altrimenti freddo e indifferente. La scelta che ci sta di fronte si riassume dunque in una semplice alternativa: regressione dogmatica o crescita umana nella libertà.

I divieti di un fonografo del 1907

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The Record Industry's Piracy LawNon sembra proprio cosa di oggi il fastidio verso chi imita, copia o diffonde e nemmeno cosa di oggi sembrano i “non si deve” scanditi dalle disposizioni previste da licenze, norme su diritto d’autore o strumenti affini.

A suffragio di questa affermazione, Cameron Daigle ha pubblicato su Flickr una fotografia, intitolata The Record Industry’s Piracy Law, che ritrae il cilindro di un fonografo degli Edison Laboratory risalente al 1907. Piuttosto chiaro ciò che succede se non si rispetta ciò che viene riportato su di esso:

upon any breach of said condition, the license to use and vend this record, implied from such sale, immediately terminates

Vita o morte, civiltà o violenza

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In memoria di Piergiorgio Welby, alcune parole di Luca Coscioni (1967-2006) tratte da Il Maratoneta:

Noi chiediamo il confronto democratico sulla clonazione terapeutica, la libertà di ricerca scientifica, l’utilizzazione degli embrioni soprannumerari, l’eutanasia, la libertà e la responsabilità nell’assistenza personale ai disabili gravissimi, la terapia del dolore, così come tutto ciò che è stato espulso dal dibattito politico. L’onorevole D’Alema ci scrive chiedendoci di sospendere la nostra lotta, ritenendo che i nostri argomenti, proprio perché interrogano la coscienza individuale, sono “questioni che non si possono ridurre al campo di scontro in una campagna di per sé tesa e difficile”. All’onorevole D’Alema io rispondo che la politica, nel bene o nel male, è tutto questo. È vita o morte, civiltà o violenza. Alla violenza di questa cinica esclusione dei diritti fondamentali dei cittadini, rispondo io con il mio corpo, che gli oscurantisti, gli integralisti politici clericali e verdi, vorrebbero costringere in un gigante di pietra; risponde Emma con la sua sete di verità; rispondono i premi Nobel e gli scienziati.

Via Fronte della Comunicazione

Il fuoco di Bianciardi viene “riaperto” in rete

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Riaprire il fuocoEttore Bianciardi l’aveva detto e lo ha fatto: non gli piaceva neanche un po’ la piega che aveva preso la fondazione intitolata a suo padre, il grande scrittore Luciano scomparso nel 1971, e così, esaurita la fase dei botta e risposta sui giornali, si è rimboccato le maniche e ha partorito con Marcello Baraghini la sua alternativa.

Alternativa battezzata con il nome di Riaprire il fuoco, dal titolo di un libro di Luciano Bianciardi Aprire il fuoco, e dedicata a un recupero della letteratura che sui giornali raramente ci finisce e che generalmente trova spazio in quasi nessuno – se non nessuno – degli ambiti classici in cui si dibattono le novità editoriali. Con il relativo blog, inoltre, vuole mantenere viva la discussione per arrivare a quello che viene chiamato il libro infinito. Obiettivo?

Non solo per recuperare la vera identità [di Bianciardi], ma anche per cercarne delle nuove, altrettanto critiche verso ogni forma di potere e vessazione e infine per aprire nuovi spazi di libertà, di fantasia e di passione civile, in primo luogo sulla Rete. Uno spazio di libertà per la cultura. Un luogo che dia voce a chi adesso non ce l’ha. Una ricerca di veri nuovi scrittori.

Sistema Cultura Italia: diritti o corporazione?

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diritto d'autoreDa Fronte della comunicazione. Meta-associazione con scopi culturali o gruppo di pressione con fini corporativi? Viene da chiederselo, leggendo la notizia relativa alla nascita di Sistema Cultura Italia (per esteso federazione italiana dell’industria culturale), nuova realtà inquadrata all’interno di Confindustria.

Ne fanno parte a titolo di costituenti Aie (associazione italiana editori), Afi (associazione dei fonografici italiani), Agis (associazione generale italiana dello spettacolo), Anes (associazione nazionale editoria periodica specializzata), Anica (associazione nazionale industrie cinematografiche e audiovisive multimediali), Fimi (federazione industria musicale italiana) e Univideo (unione italiana editoria audiovisiva). Scopi della nuova realtà, si legge in una nota dell’Ansa, sono «la tutela dei diritti e degli interessi collettivi degli associati sul piano nazionale, comunitario ed internazionale; promozione della salvaguardia del diritto d’autore; la lotta alla pirateria». Continue reading

Patrick O’Brien: un documentario sulla vita con la SLA

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Patrick O'Brie and ASLNei giorni in cui non si placa il dibattito legato alla vicenda di Piergiorgio Welby e alla sua richiesta (rifiutata) di interrompere le cure che lo mantengono in vita per morire con dignità, dagli Stati Uniti – via BoingBoing – giunge la storia di Patrick O’Brien, filmaker trentaduenne a cui nel 2004 è stata diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) riducendo la sua aspettativa di vita a non più di cinque anni. Oltre ad aver creato una fondazione per la ricerca e il sostegno alle persone affette da questa e da altre patologie neurologiche degenerative, ora esce un documentario che ricostruisce l’esistenza del giovane dal giorno della diagnosi e testimonia la progressione della malattia. Sia il film che altri contributi visivi possono essere acquistati e il ricavato andrà alle attività della fondazione. A questo indirizzo, invece, si può sostenere l’associazione Luca Coscioni.

Bagnara di Romagna: quegli uomini in borghese

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Immagine di Pensiero rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.0Per tornare a parlare di Bagnara di Romagna, di seguito viene riportato un paragrafo scritto da Sandro Provvisionato e contenuto nel libro Giustizieri sanguinari – I poliziotti della Uno Bianca. Un altro mistero di Stato, uscito nel maggio 1995 per i tipi di Tullio Pironti Editore (pagine 52-55). Il testo del giornalista, che da anni cura anche il sito Misteri d’Italia, ricostruisce ciò che accadde a Bagnara e inserisce un particolare su cui c’erano testimoni ma che non rientrò tra le verbalizzazioni inserite negli atti: la presenza di uomini in borghese che entrarono nella caserma per trafugare – si ipotizzò – documenti che forse avrebbero potuto fare luce completa dell’eccidio. La scomparsa di documenti venne successivamente sempre negata, ma la presenza di alcuni individui in borghese è invece confermata. Si trattava di uomini del centro Sismi di Bologna, tra cui c’era anche Marco Mancini, l’ex ufficiale del servizio militare il quale – pur dichiarandosi estraneo ai fatti contestatigli – è oggi sotto indagine per il caso Telecom e prima per il sequestro di Abu Omar. Di seguito il testo di Sandro Provvisionato, “La strage di Bagnara”. Continue reading

Sciopero delle firme? Meglio il silenzio sui politici

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Via Carlo Felice Della Pasqua, una segnalazione che è un suggerimento e anche un’alternativa allo sciopero delle firme dei giornalisti contro il mancato rinnovo del contratto nazionale:

Di cosa sto parlando? Di uno sciopero dei servizi parlamentari. Per una settimana silenzio completo su qualsiasi cosa riguardi quel chilometro quadrato in centro a Roma. Guardiamo all’esterno. Una settimana senza maxiemendamenti, senza Pecoraro Scanio, senza Bonaiuti. Per una settimana sostituiamo quel giochino con un altro, nelle prime pagine. Che ne so, la pallamano, che in fondo non è neanche male. Oppure cogliamo l’occasione per guardare cosa succede nel resto d’Italia e nel resto del mondo, magari capita che qualcuno si accorga che esiste un mondo fuori da Montecitorio.

Scommettiamo che poi il contratto dei giornalisti diventa un’emergenza nazionale?

TV senza frontiere: in prima lettura un testo peggiorativo

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Stephen Colbert Demands His Share Of YouTube CashGià tempo addietro si era parlato di TV senza frontiere, la direttiva in corso di revisione da parte del parlamento europeo in materia di raccolta pubblicitaria (qui le disposizioni vigenti e qui invece una spiegazione). Il pericolo sembrava scampato, ma – appunto – sembrava. Perché su Articolo 21 si legge l’articolo Direttiva europea “TV senza frontiere”. Primo round a favore dei monopoli privati in cui parla di un emendamento introdotto in prima lettura destinato ad ampliare quasi tutti i tetti pubblicitari e a introdurre il product placement all’interno di film e trasmissioni televisive. Inoltre bocciato un altro emendamento che vietava spot su alimenti insalubri durante gli spettacoli per minori per coprire – si motiva – i costi di produzione. Il testo votato, comunque, non è ancora definitivo ma lo attende nel 2007 un non breve iter di approvazione e restano da chiarire gli effetti che le nuove disposizioni potrebbero avere sui video in rete.