Nato, colpito e affondato: la fine del Francesco Padre

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Nato: colpito e affondatoLa storia raccontata è quella di cinque uomini, un cane e un peschereccio che il 4 novembre 1994 finiscono in fondo al mar Adriatico. Ancora oggi (con l’eccezione del corpo di un solo membro dell’equipaggio) giacciono sul fondale, a 247 metri di profondità, ma andare a recuperarne i resti risulterebbe troppo costoso per la collettività, dicono i magistrati, e dunque occorre accontentarsi. Gli inquirenti si sono fatti bastare perizie discutibili, smentite da successive valutazioni. Si deve allora accettare l’archiviazione del caso?

Sulla sorte del motopesca Francesco Padre e del suo equipaggio, partiti da Molfetta e mai più tornati, c’è chi ha deciso di continuare a parlare. Lo fa il giornalista Gianni Lannes, direttore del sito Italia Terra Nostra, nel libro fresco di stampa Nato: colpito e affondato (Edizioni La Meridiana, collana Passaggi. Clicca qui per sfogliare il libro) che esce con prefazione di Andrea Purgatori.

Lannes, che a lungo ha lavorato su questa vicenda scrivendone per L’Unità e La Stampa, smonta la versione ufficiale, secondo la quale sull’imbarcazione era stato portato dell’esplosivo. Lo fa raccogliendo documentazione, testimonianze e interviste in base alle quali si profila un’ipotesi da Ustica bis: un’azione di guerra partita dalle navi Nato che solcavano (e solcano) i mari italiani.

La voce delle vociIn base a nuove perizie, alle immagini realizzate avvalendosi di apparecchiature subacquee e alle indagini autoptiche sull’unico corpo recuperato, quella imbarcazione civile sarebbe stata prima oggetto di un mitragliamento e poi colpita da un siluro o da una telemina. Fuoco amico, insomma che, ancor prima di arrivare a quel 4 novembre 1994, di problemi e relativi danni ai pescherecci ne avrebbe provocati. Le poche informazioni circolate in merito, però, sarebbero emerse con ritardo a causa dei risarcimenti pagati ai proprietari da chi quei problemi li aveva provocati: il Patto Atlantico.

(Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2009 del mensile La voce delle voci. Ed è anche stato scritto prima dei fatti accaduti giovedì sera.)