A 33 anni dalla strage di Bologna perché c’è bisogno di parlare delle vittime, persone e non numeri o fantasmi

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E' come sangue e non va viaQuesto testo è l’introduzione all’ebook È come sangue e non va via – 2 agosto 1980: la strage, le vittime e la memoria uscito per la rivista I Siciliani Giovani diretta da Riccardo Orioles. Dal sito della rivista il testo è scaricabile gratuitamente in versione completa.

Questo è un Paese in cui non sempre le vittime, neanche quelle di un reato imprescrittibile come una strage, sono persone da tutelare. Il 14 aprile 2012 la sentenza del processo di secondo grado per la bomba di piazza della Loggia, esplosa a Brescia il 28 maggio 1974, ha condannato le parti civili al pagamento delle spese processuali. Una simile disposizione, pur conforme a quanto previsto dai codici, è apparsa discutibile quanto meno sul piano morale e qualche giorno dopo è arrivato l’annuncio che il governo Monti si sarebbe fatto carico delle spese. Analogamente, nel 2005 la corte di Cassazione aveva confermato l’assoluzione per gli imputati dell’attentato milanese di piazza Fontana, la madre di tutte stragi, avvenuto il 12 dicembre 1969, imputando le spese processuali ai familiari delle vittime.

Tuttavia, al di là di quanto si stabilisce in un’aula di tribunale, è al Paese che si deve guardare. E ciò che si vede è che, ancora prima della tutela e del rispetto, a mancare è un ricordo condiviso, collettivo, corale verso chi non sopravvisse a quella lunghissima stagione che va sotto il nome di anni di piombo. A proposito della citata bomba di piazza della Loggia ci fu chi scrisse: “Le vittime della strage di Brescia sono state trattate, in punto di raccolta e di conservazione delle prove oggettive, con meno attenzione e meno pietà di un ubriaco accoltellato in una rissa di osteria”. Queste parole sono di un giudice istruttore, Giovanni Arcai, che venne silurato quando il figlio Andrea fu accusato e poi assolto dall’imputazione di concorso nell’eccidio del 1974.
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Caduti sul lavoro: un sito e un account twitter per raccontare il fenomeno delle “morti bianche”

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Caduti sul lavoro

Le morti bianche diventano un sacrario su web con il sito Caduti sul lavoro, dove sono pubblicati una lista delle vittime, una rassegna stampa e documenti in materia. Ma sono anche un account Twitter e una mailing list per continuare a raccontare una storia collettiva:

1328: milletrecentovenotto morti ogni anno. è la media dei caduti sul lavoro tra il 2003 e il 2005: poco meno di 4,5 morti al giorno. Nel 2006, 1280 “morti bianche”. per il 2007 il contatore, che riprendiamo dal sito di Articolo21.org, si è fermato ben oltre i mille morti. Il dato finale, che avremo fra qualche mese, non sarà diverso dagli anni precedenti. Questo succede in italia, uno dei Paesi più ricchi al mondo. A considerare solo la faccia emersa della tragedia, i dati ufficiali.

Per maggiori informazioni si può chiedere qui.