Caso Uva: “Perché è stato omicidio preterintenzionale”

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Il caso di Giuseppe Uva

“Le condizioni di Giuseppe Uva erano fin da subito tali da imporre la chiamata al 118 […] con il duplice risultato di fornire al paziente l’assistenza necessaria facendo cessare ogni turbativa della quiete pubblica”. Invece la richiesta di intervento fu annullata e “sproporzionato” è stato il dispiegamento di forze dell’ordine – una gazzella dei carabinieri e tre volanti della polizia – per avere ragione di due uomini che avevano alzato troppo il gomito.

Questi sono solo alcuni passaggi della durissima richiesta alla Corte d’assise d’appello da parte del sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo. La vicenda è quella di Giuseppe Uva, l’operaio di 43 anni morto all’ospedale di Varese la mattina del 15 giugno 2008 dopo essere stato fermato da due carabinieri e sei poliziotti, processati e assolti in primo grado dall’accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona.

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“Nei secoli fedele”: arriva il film di Francesco Menghini e Adriano Chiarelli sulla storia completa di Giuseppe Uva

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Nei secoli fedele è un film che racconta una storia che tutti dovrebbero conoscere, quella di Giuseppe Uva. Con il patrocinio di Amnesty International, è girato Francesco Menghini su soggetto e sceneggiatura di Adriano Chiarelli (autore del libro Malapolizia). Non secondario: realizzato il crowdfunding con il supporto di Produzioni dal basso, può essere guardato in rete, scaricato o si può contribuire, oltre che con una donazione, anche organizzando una proiezione. Ecco come si presenta il film:

Varese, estate 2008: due amici passano una serata come tante in un bar, chiacchere e qualche drink. Giuseppe Uva e Alberto Biggiogero quella sera divengono, loro malgrado, protagonisti di una tragica quanto assurda vicenda di morte. Prima di rientrare a casa commettono una bravata e spostano alcune transenne in mezzo alla strada. All’arrivo delle forze dell’ordine i fatti degenerano; Giuseppe Uva viene scaraventato in auto, in una seconda macchina viene caricato Alberto Biggiogero, entrambi trasportati presso la caserma di Via Saffi. Tutto quello che è avvenuto dopo rimane ad oggi ancora inspiegato ed inspiegabile. Unica certezza: la morte di Giuseppe Uva, per arresto cardiaco, tre ore dopo il suo trasferimento nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Varese. La sorella Lucia, al mattino, dovendo effettuare il riconoscimento del fratello nell’obitorio dell’ospedale varesino stenta persino a riconoscerlo: bruciature di sigaretta, ecchimosi ed una vistosa macchia di sangue sul cavallo dei pantaloni raccontano una storia diversa da quella fornita da carabinieri e poliziotti presenti in quella notte all’interno della caserma. Inizia così la battaglia di una famiglia, alla ricerca di una giustizia nonostante questa giustizia.

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