Nella prosecuzione delle indagini gli inquirenti decidono di sentire Rossano Cochis. Del resto testimonianze a suo carico non mancano: Fioroni dichiara che, pur appartenendo alla criminalità comune, gli era stato indicato da Casirati come un soggetto da utilizzare a scopi politici, anche se poi non se ne sarebbe fatto più nulla. Inoltre si sarebbe incontrato di frequente sia prima che dopo il pagamento del riscatto con Gennaro Piardi, la cui posizione nel frattempo si aggrava: i suoi presunti complici lo indicano infatti come colui che ha ucciso materialmente Carlo Saronio.
In un primo momento si decide di convocare Rossano Cochis come testimone e non come indiziato perché farebbe parte del gruppo dei bergamaschi che si chiama fuori dal sequestro: in questo caso diventerebbe un teste dell’accusa e potrebbe dare un contributo determinante nel lavoro di ricostruzione dell’intero organigramma della banda. Alla peggio aiuterà a comprendere le reali ragioni che hanno spinto Fioroni a sequestrare l’amico e compagno Saronio.
Se intercettare Cochis non è affare semplice per gli investigatori, ecco che arriva un colpo di fortuna: viene fermato per gioco d’azzardo e intanto meglio fargli qualche domanda in più prima che scompaia di nuovo. Così Cochis ammette di conoscere Casirati e di aver discusso con lui di Saronio e del suo rapimento, un “grosso affare” avrebbe aggiunto il malavitoso di origine bergamasca, ma di non poter aggiungere altro: nutriva scarsa stima per Casirati e così gli ha dato retta fino a un certo punto finendo per declinare l’offerta.
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