Testimoni di giustizia: “Gente ‘pericolosa’ da candidare alle elezioni, anche quelle europee. Ma pericolosa per chi?”

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Riscrive il testimone di giustizia di cui si era già pubblicato un altro intervento. Ecco quali sono le sue considerazioni questa volta.

Orami i giochi sono fatti, le liste chiuse e allora viene da chiedersi qualcosa a proposito degli 81 testimoni di giustizia sotto protezione, uomini e donne che – a dire di uomini delle istituzioni, politici e società civile – sono degli esempi, eroi, simboli di quell’Italia che vogliamo. E allora perché degli 81 testimoni di giustizia nessuno è candidato alle elezioni europee?

Qualcuno potrebbe dire che non sono competenti, preparati o forse non sarebbero all’altezza. Quindi bisogna iniziare da un paio di paragoni: chi è europarlamentare uscente e chi oggi è in lista? Partiremo dalla rettitudine morale, credendo che i testimoni di giustisia siano testimonial di tale virtù. Continuiamo con quel grande senso di dovere e attaccamento alle istituzioni. Bene, chi può dire il contrario per i testimoni di giustizia?

Segue poi quel senso di sacrificio e di sopportazione che è parte di ogni testimone di giustizia, quell’intrinseca voglia di verità, di legalità che è parte integrante del loro essere. Dunque, ora il paragone fatelo voi uomini e donne della società civile. E se la domanda viene posta a qualcuno, la risposta che giunge è sempre la stessa: quegli esempi tanto osannati, tanto citati, vanno tirati fuori al momento opportuno un po’ come un coniglio dal cilindro.
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Factcheckeu: le elezioni europee, una piattaforma in rete e le affermazioni politiche alla verifica dei lettori (e degli elettori)

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FactcheckeuLsdi scrive a proposito di elezioni europee: una piattaforma collaborativa in 6 lingue per la verifica delle dichiarazioni politiche. Si tratta di Factcheckeu e così viene descritta:

Le novità principali del progetto sono, appunto, il crowd checking, vale a dire la possibilità che siano i lettori stessi a sottoporre ad analisi o a segnalare dichiarazioni da verificare, e l’offerta del sito in sei lingue, il tutto nell’ottica di raggiungere un pubblico il più ampio possibile e favorirne la partecipazione.

“Tra i membri della community – spiega Pietro Curatolo, uno degli animatori del progetto – inviteremo anche i centri di ricerca ad iscriversi come partner certificati, in modo da tenere alta la qualità delle analisi che pubblichiamo. In Italia, al momento, tra i partner contiamo l’Istituto per gli Affari Internazionali (IAI)”.

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