Domani: e Lavitola da Panama manda “pizzini” tv al premier

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Domani di Maurizio ChiericiÈ un “giornalista” che fa “politica da 25 anni” e che si è iscritto alla massoneria a metà degli anni Ottanta, appena maggiorenne, perché era alla ricerca di stimoli culturali. Poi dà consigli a Silvio Berlusconi sugli spostamenti della barca presidenziale ormeggiata ai Caraibi o giù di lì. E gli ricorda anche il disastro sul taglio dei finanziamenti pubblici ai giornali, se si attuasse, oltre al fatto che Gianfranco Fini non è fesso, anche se considerato pregiudizialmente contrario a un ipotetico lodo Alfano bis. Potrebbe non avere torto Stefano Menichini, direttore del quotidiano “Europa”, quando nel corso della trasmissione “Bersaglio mobile” di Enrico Mentana su La7, scrive su Twitter: “Adesso vi dico una cosa, non vi scandalizzate. Questo Lavitola è un tipo interessante, uno sfacciato mica male”.

Ha una risposta per tutto, Valter Lavitola. Attacca i magistrati già nell’abboccamento pre-diretta in coda al tiggì delle 20 e si dimostra affezionato ai fratelli Craxi, del “bravi ragazzi”. Lavitola sembra ciò che appare: una cerniera tra generazioni – quella di suo padre, psichiatra che tra i suoi assistiti vantava tal Raffaele Cutolo, leader della Nuova camorra organizzata, e i piduisti vecchio stampo che incontrò in giovanile carriera politica – e la sua, ex giovane rampante che a a 45 anni non si capisce bene che lavoro faccia, tanto da farselo chiedere a telecamere accese dalla firma di “Repubblica” Carlo Bonini.

Imprenditore del settore ippico, faccendiere, filantropo (perché aiuta i coniugi Tarantini), anticipa denari per il presidente del consiglio, usa utenze cellulari di Paesi esteri perché non intercettabili, fa il giornalista ma non si arrabbia mai per un “buco” (cioè una notizia lisciata che hanno le altre testate), non ricatta ma ricorda di essere depositario di qualche segretuccio. Questo il sunto di Bonini e allora ripropone la domanda: “Lei che lavoro fa? Lei è un uomo fortunatissimo o sfortunatissimo”.
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“Assalto alla diaz”: una poliziotta racconta la notte del 21 luglio 2001

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Simona l’aveva detto e l’ha fatto. Così, a metà del mese prossimo uscirà questo libro, Assalto alla Diaz. Polizia e G8 – L’irruzione del 2001 ricostruita attraverso le voci del processo di Genova. L’argomento è ben chiaro da titolo e sottotitolo, ma la particolarità di questo lavoro è che Simona di professione è assistente capo della PdS, dunque ha deciso di rievocare quei fatti da persona che da vent’anni veste una divisa. Ma che la sua posizione andasse oltre l’accesa critica verso l’irruzione nella scuola genovese lo aveva già dimostrato con il racconto Diaz, inserito all’interno dell’antologia La legge dei figli (Meridiano Zero, 2007). Questi i contenuti di questo nuovo libro, la cui prefazione è firmata da Carlo Bonini, giornalista in forza a Repubblica e autore di Acab:

Questo libro parla con le voci di chi si trovava dentro la scuola Diaz di Genova la notte del 21 luglio 2001: manifestanti e poliziotti. Voci che hanno scandito mesi di udienze in un’aula di giustizia, raccontando la stessa vicenda da più punti di vista, da fronti opposti, con versioni discordanti. Ma voci che ricostruiscono, al di là della sentenza finale, l’esplosione di una “macelleria messicana” spacciandola per una “colluttazione unilaterale”.

La presentazione in anteprima ci sarà il prossimo 15 maggio a Torino. Inoltre il libro sarà rilasciato con licenza Creative Commons e aderisce alla campagna Non pago di leggere.