Preferiva che fossero gli altri a vivere. Lui si limitava a descriverla, la vita. Certo, oltre a sbatterla sulla carta, la cercava, ne leggeva avidamente sui giornali che ogni giorno si portava a casa. O la stavana dai libri che divorava con voracità. Oppure ancora la coglieva impudica negli angoli più remoti e ambigui di Internet, raggiungendola attraverso combinazioni di parole chiave che avrebbero potuto tranquillamente far drizzare le orecchie a un qualsiasi Grande Fratello in silente ascolto.
Si rendeva conto di soffrire di un blando eremitismo che sfociava, con ogni probabilità, in toni di sociopatia. Ma a un certo punto aveva realizzato di averne abbastanza. Era iniziata chiedendosi il motivo per cui, ogni inverno, si faceva assalire passivamente dal freddo che gli succhiava il midollo dalle ossa nei rientri notturni. Gettava nel cesso qualche ora bevendo birra in uno squallido pub di periferia e poi, pagato il conto alla cassa, espiava la triste serata facendosi divorare dal gelo. Perché? Quando la domanda gli fu così chiara da non poter essere elusa, seppe anche di non avere una risposta. Ma sapeva pure di poter evitare almeno quel genere di sofferenza. E così fece. Al pub non ci tornò più.