Software libero, remix e creatività

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Il movimento culturale che ruota intorno al mondo del software libero sta crescendo. E una parte del merito, oltre che alla Free Software Foundation, andrebbe attribuito anche alla diffusione delle licenze Creative Commons. Lo sostiene un recente articolo della rivista Free Software Magazine, Remix Culture, Issues surrounding re-use in Creative Commons licenses, che punta il proprio focus in particolare su etichette discografiche, studios cinematografici asiatici e, ovviamente, il web, forte dei suoi 10 milioni circa di pagine rilasciate sotto CC. E l’autore del pezzo, Tom Chance, lo fa presentando la propria esperienza (e quella di Remix Reading, progetto artistico che ha in sostanza come obiettivo la creazione di opere derivate. Sullo stesso progetto si può leggere un intervento sul blog di Creativecommons.org). Il delicato discorso che affronta Chance riguarda le possibili violazioni del diritto d’autore: accidentali, il più delle volte, e comprendenti l’omissione del sorgente o l’utilizzo di opere che non permettevano lavori derivati. Rimane il fatto che queste licenze, tese a incentivare la diffusione più o meno libera di contenuti, sono uno dei pochi strumenti, al momento, per diffondere le opere stesse e per dare nuova linfa a molti ambiti artistici, conclude l’autore. Perché i principali problemi – di ordine più pratico che teorico-legale – rimangono altri, a iniziare dai formati di dati proprietari.

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