«Questa è una storia vera» disse l’autore

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A fare dello scetticismo una filosofia di vita, magari non ci si giurerebbe sul fatto che tutto tutto – anche i dettagli – sia autentico e che non subisca mai nessuna deriva narrativa. Ma Jon Ronson, scrittore e documentaristica inglese, ha scritto un libro che promette e mantiene con The Men Who Stare at Goats (il libro su Amazon.co.uk), inchiesta sulle tecniche di guerra (para)psicologica usate negli Stati Uniti da alcune elite belliche. Le storie raccontate in questo volume sembrano infatti uscite da una sceneggiatura ai confini della realtà. La collocazione del libro è quella di un’America post-11 settembre in cui le torture di Abu Graib possono essere spacciate per episodi tragicomici attraverso cui distendere le truppe e dove va trovato un nuovo approccio al combattimento per non risentire più delle conseguenze dell’orrore stile Vietnam. E così iniziano a farsi strada nelle alte gerarchie militari teorie estreme portate avanti da un pugno di gerarchi tra cui il tenente colonnello Jim Channon. Secondo il quale, sul campo di battaglia, sarebbe meglio ricorrere a mutanti, suoni discordanti e armi psico-elettriche contro il nemico. Roba da fantascienza da due soldi? Mica tanto a leggere le testimonianze che Ronson ha raccolto nel giro di qualche anno. La storia di questa unità, il First Earth Battalion, risalirebbe al 1979 quando venne messa insieme una squadra che doveva trovare il modo di rendere i soldati invisibili, farli passare attraverso i muri e uccidere senza muovere un dito. Alcune di queste tecniche – quelle meno insofferenti verso le leggi della fisica – sarebbero oggi utilizzate in Iraq dove i prigionieri vengono fatti impazzire a suon di avventure dei Flinstones o negli stessi Stati Uniti dove suicidi di massa, come quello di San Diego del marzo 1997, sarebbero stati indotti. Per alcuni versi, il libro riporta d’attualità argomenti non nuovi facendo ripensare all’unità Stargate, alle spie psichiche o a collaudate tecniche di vessazione psicologica utilizzate brillantemente in America Latina. Ma se un merito ce l’ha, questo lavoro, è quello di ritratte efficacemente una frangia di militari a stelle e strisce che non sembra essere così tanto ai margini.

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