Le immagine perdute di Hiroshima e il racconto della guerra

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Hiroshima: The Lost PhotographsLe foto perdute di Hiroshima che ritraggono gli effetti del dopo bombardamento atomico del 6 agosto 1945. Ne riferisce nel pezzo Hiroshima: The Lost Photographs lo scrittore e documentarista Adam Harrison Levy su DesignObserver.com (che riprende un precedente articolo più breve apparso su Guardian Weekend Magazine) raccontando in partenza del ritrovamento: stipate dentro valigie che erano state buttate via come roba vecchia e scoperte da un uomo che portava il cane a fare un giretto. Detta così, sembra una storia inventata. Eppure – sostiene l’autore dell’articolo – quell’uomo esiste, è quasi un suo omonimo (si chiama Don Levy, anche se – precisa – non ci sono parentele), gestisce con la moglie una tavola calda a Watertown, un sobborgo di Boston, e con lei si chiede che fare di quelle immagini, su cui era stato scritto a mano “Hiro”. All’inizio i due coniugi non fanno nulla, ma poi decidono di seguire il consiglio di una cliente: contattare un gallerista di New York che le trasforma in una mostra senza però destare quella volta alcuna attenzione.

La storia delle immagini, prima e dopo il ritrovamento, prosegue come se fosse un’avventura che si conclude all’International Center of Photography dove sono riunite nella collezione “Hiroshima: The United States Strategic Bombing Survey Archive”. Qualunque sia, comunque, l’esatto percorso delle fotografie, scattate da un team di scienziati statunitensi nella seconda metà del settembre 1945, sei settimane dopo il bombardamento, commenta Levy (lo scrittore, non il ristoratore di Boston):

Since the invention of the camera in 1839, photography has marched in lockstep with death, especially death experienced in war. Starting with Alexander Gardener‘s and Matthew Brady‘s images of the American dead at Gettysburg, through Robert Capa‘s visceral images of the Spanish Civil War (made more immediate as a result of the camera having been freed from the restraints of the tripod), images of death and destruction have served to document war’s brutality.

Infine, sempre a proposito di immagini (questa volta di un documentario, visibile qui) sono segnalate da Luigi Milani nel post sui fatti del 18 novembre 1978 che posero fine alla confessione del Tempio del popolo, fondata dal pastore protestante James Warren Jones.

Blog fotografici: la selezione di 10000Words.net

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Verve PhotoVia Ultimo, si arriva a un post di 10000Words.net in cui vengono segnalati trenta fotoblog di particolare valore e di argomento eterogeo. Tra quelli elencati, Verve Photo, opera di Geoffrey Hiller, è quello che m’ha colpito di più. Sarà per l’impostazione documentaristica o perché le immagini pubblicate corrispondono bene ai pricipi in base ai quali il blog è stato creato:

Verve is a reminder of the power of the still image. Verve will also point you to new photo agencies, publications and inspiring multimedia projects.

Di ogni fotografia pubblicata, il post corrispondente racconta la storia e dà informazioni sull’autore.

Andrea Spinelli, un reportage fotografico dal Kosovo

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Click on the road

Click on the road – Prima parte, il reportage fotografico di Andrea Spinelli:

Un reportage sul Kosovo, tante le città viste: da Pristina a Djakova, Pritzren, Klina, Urosevac, Letnica etc… Questa prima raccolta di scatti fatti in strada, da qui il titolo, vuole trasmettere a chi osserva una panoramica sulla vita di questo paese, a poche centinaia di chilometri da noi, ma forse se ne parla troppo poco e diventa in realta, lontano.

E ancora sui Balcani da Peacereporter: Massacro di Srebrenica: trovata nuova fossa comune. I fatti risalgono al 1995.

Body art: “Quando ero piccola mi mangiavo le formiche”

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È uno dei tatuaggi di Alice Banfi, che non disegna solo sul suo corpo. Un personaggio da scoprire, oltre che un’ottima scrittrice, che di sé dice:

Quando ero piccola mi mangiavo le formiche. Ho sempre in borsa le bolle di sapone: primo perché sono belle secondo ma non meno importante, perché se mi dovessero legare ad un letto sono molto utili, spalmandosele sulle caviglie e talloni, il piede esce abbastanza facilmente dalla fascetta di contenzione.

Distruzione mutua assicurata

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Nel contesto dell’imminente distruzione del mondo, l’ipocrisia, le incomprensioni, la lascivia, la paranoia, l’ambizione, gli eufemismi, il patriottismo, l’eroismo ed anche la ragionevolezza possono evocare un’orribile risata.

Da Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb, proiezione del 26 luglio 2008 in piazza Maggiore, BolognaEstate08.

(Per maggiori informazioni sul titolo dato all’immagine: distruzione mutua assicurata)

TheCommons: fotoarchivi senza “restrizioni note sul diritto d’autore”

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Uniformed Letter Carrier with Child in MailbagThe Commons su Flickr, anche se non è proprio una novità (è stato lanciato lo scorso gennaio), è un progetto di grande interesse: pubblica le fotografie conservate negli archivi di alcuni istituti – al momento quelli che hanno aderito sono Libreria del Congresso (3815 elementi), Powerhouse Museum (550 elementi), Brooklyn Museum (2849 elementi) e Smithsonian Institution (862 elementi) – e sulle quali sono scaduti i diritti (o per le quali non è stato possibile identificare il nome dell’autore né altre informazioni che servissero per individuare i detentori dei diritti): la dichiarazione che si chiede agli enti che aderiscono è di nessuna restrizione nota sul diritto d’autore.

A questo punto entrano in gioco gli utenti che, visitando le gallerie, possono aggiungere tag e commenti e quindi dare una mano a tracciare il profilo delle immagini. E questo è proprio l’altro cardine del progetto: mettere a disposizione perché chiunque possa “contribuire alla descrizione delle raccolte di foto pubbliche di tutto il mondo”.