Dalla rete: informazioni di governo

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  • David E. Kaplan, Getting Your Government Files:

    It’s been 40 years since passage of the mother of all information access laws–the U.S. Freedom of Information Act. Given that March 11 marked the start of America’s third annual Sunshine Week–a national effort to cast light onto the growing recesses of government secrecy–U.S. News is again providing links so its readers can file requests for federal records under the FOIA and its sister statute, the Privacy Act. Although the government can be slow in getting back to you, the request process itself is pretty straightforward.

  • Kim Zetter, ES&S to be Rebuked, Fined and Possibly Banned in CA?:

    California announced today that it plans to hold an administrative hearing on September 20th to discuss the fate of Election Systems & Software for violating state election codes. ES&S, the top voting machine company in the country, is being accused of selling at least five CA counties a version of its AutoMark ballot marking system that hadn’t yet been tested or certified for use in the state or the country. ES&S apparently sold at least about 1,000 uncertified machines to San Francisco, Marin, Colusa, Solano and Merced counties. (The number of uncertified machines delivered to California was supplied by ES&S to the state; CA officials have yet to conduct their own inventory to determine if more machines are involved.)

Allam, il giornalismo e le copertine

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Secondo Magdi Allam le università italiane «pullulano» di docenti «collusi con un’ideologia di morte profondamente ostile ai valori e ai principi della civiltà occidentale e all’essenza stessa della nostra umanità». Così Radio Città Aperta lancia un «appello contro le liste di proscrizione» del giornalista. Vi si legge (via Information Guerrilla):

Ci pare davvero eccessivo che quanti, in sede di dibattito scientifico e civico, esprimono posizioni differenti da una pretesa unica «verità interpretativa» divengano automaticamente estranei a universali valori di civiltà o, addirittura, alieni dalla comune umanità. Una tale impostazione non solo è lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia costituzionale – e molto più in linea con ideologie totalitarie – ma si pone anche a siderale distanza dal senso critico che sta alla base della ricerca storica e scientifica e dalla stessa, difficile ma essenziale, missione dell’informazione giornalistica in una società plurale. Tutto ciò rischia di contribuire, purtroppo, al preoccupante imbarbarimento dell’informazione in un paese come il nostro che già si trova a pagare un prezzo troppo alto alle varie forme di partigianeria che lo travagliano. Già abbiamo visto sentenze discutibili coinvolgere colleghi noti per la loro serietà ed equilibrio nell’affrontare il tema dell’islam, con addirittura condanne penali che prevedono la pena detentiva.

E prosegue, l’appello, parlando di giornalismo a rischio di «logica da tifo calcistico piuttosto che analitica e razionale» in particolare quando si sfiorano o si affrontano apertamente tematiche religiose.

Sulle quali interviene Nicola Mattina con un post che, partendo da alcune considerazioni su Piergiorgio Odifreddi e sul suo ultimo libro, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) (che a Nicola non ha in generale apprezzato per questioni di stile più che di sostanza), considera:

la chiesa cattolica propone un’etica inaccettabile sotto molti punti di vista e ne propone un’applicazione fin troppo flessibile che la fa diventare una copertina che si può tirare nelle direzioni che fanno più comodo.

“È anzi dovere di un’amministrazione occuparsi di temi che inquietano”

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Rispetto alle polemiche suscitate nelle scorse settimane da eventi culturali che, secondo l’opposizione in consiglio comunale a Bologna, veicolano “messaggi subliminalmente negativi”, oggi è circolata questa notizia attraverso l’agenzia Dire:

Cultura Bologna. Guglielmi boccia Jurta e polemica Dimitri
CDL: basta eventi blasfemi, più controlli. L’assessore: non censuro

(DIRE) Bologna – Le polemiche sugli eventi culturali più criticati dell’estate bolognese continuano ad aleggiare su Palazzo D’accursio. La “Madonna Piange sperma”, la rilettura “lesbo” dei Dieci Comandamenti e, infine, il “caso Dimitri” (che sono costati anche all’amministrazione aspre reprimende per la concessione troppo “disinvolta” dei patrocini), tornano in commissione comunale. A riaprire il dibattito due ordini del giorno presentati da esponenti della Cdl: nel primo Paolo Foschini (Fi), vicepresidente del Consiglio Comunale, chiedeva (era il 18 giugno) di revocare il patrocinio del Comune all’evento organizzato a vicolo Bolognetti dall’associazione Jurta.

È proprio sull’autonomia lasciata ai Quartieri che alcuni esponenti del centrodestra dissentono: per Galeazzo Bignami (An) ci sono delle associazioni che tentano “furbescamente di legittimarsi entrando da porte secondarie”. Quelle dei Quartieri, appunto. “La briglia è stata lasciata andare troppo”, dice ancora Bignami, “il Comune deve controllare di più”. Ma Guglielmi ribatte: “Controllo e’ censura”.

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Somalia: effetti a catena da ieri a quindici anni fa

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A proposito di Somalia, dice oggi Peacereporter:

Le Nazioni Unite hanno dichiarato che circa 10.000 persone sono scappate dalla capitale somala Mogadiscio la scorsa settimana, per sfuggire alle continue violenze. L’Alta Commissione per i Rifugiati dell’Onu ha fatto sapere che anche coloro i quali erano appena tornati a Mogadiscio se ne stanno andando. La città non ha visto molta pace da quanto le truppe governative, supportate dalle forze etiopi, hanno spinto il movimento islamico fuori dalla città. Da quel momento sono inziati attacchi terroristici contro le strutture governative, che hanno però colpito molti civili innocenti. L’Onu fa sapere che i combattimenti di marzo e aprile hanno costretto un quinto dei due milioni di residenti di Mogadiscio a partire, e solo 125.000 sono tornati.

Sempre in argomento, sul sito dell’ACNUR si leggono un appello e un approfondimento.

La memoria e un fiore per ricordare

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Jasenovac - Foto di yjmsc02Da Il secolo di Bogdanovic, intervista in quattro puntate a Bogdan Bogdanovic, architetto serbo ed ex sindaco di Belgrado:

Alcune cose è meglio dimenticarle?

No, non si deve dimenticare ma nemmeno impaurire… La Jugoslavia si è riempita di monumenti, credo si parli di una decina di migliaia, è troppo. Ogni repubblica aveva 7 musei della rivoluzione, ed erano pressapoco tutti uguali. C’era una “tortura dei monumenti”, lo dicevo continuamente, e credo di aver avuto ragione, pensavo che prima o poi avrebbero provocato nuove “deviazioni” nella gente. Perché se i bambini venivano obbligati a guardare tutti questi orrori, in seguito si poteva anche arrivare ad una perversione di quell’orrore.

Jasenovac di cui parla Bogdanovic fu il principale campo di concentramento del Balcani costruito da Ante Pavelic durante la seconda guerra mondiale. Il monumento a ricordo degli eccidi nazi-fasciti là compiuti è stato sostituito da un memoriale e da un fiore progettato dallo stesso architetto serbo.

Dalla rete: libri, realtà e soccorsi continentali

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  • Giuseppe Genna, De Cataldo: Nelle Mani Giuste

    Avendo voluto narrare trasvolante quel segmento iniziale dei Novanta, so quanto deve essere stato difficile per De Cataldo comporre un disegno, recuperare informazioni che non fossero superficiali e cronachistici articoli di giornale, carte giudiziarie che non possono mai coincidere con la verità.

  • Viviana Vivarelli, Criminalità finanziaria, criminalità mafiosa

    In queste condizioni è proprio impensabile votare ancora per uno come B che ha già dato abbondante appoggio alla mafia ma è anche impensabile che altri schieramenti non diano garanzie a proposito.

  • Uzodinma Iweala, Stop Trying To ‘Save’ Africa

    This is the West’s new image of itself: a sexy, politically active generation whose preferred means of spreading the word are magazine spreads with celebrities pictured in the foreground, forlorn Africans in the back. Never mind that the stars sent to bring succor to the natives often are, willingly, as emaciated as those they want to help.

Perkins e la storia segreta dell’impero americano

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The Secret History of the American EmpireJohn Perkins, autore del libro Confessioni di un sicario dell’economia, autobiografia di un analista finanziario che racconta come controllare paesi e aree strategiche attraverso il debito con l’estero e previsioni tendenzialmente falsate, ha da poco pubblicato The Secret History of the American Empire:

Perkins zeroes in on hot spots around the world, and drawing on interviews with other Hit Men, Jackals, reporters, government officials, and activists, examines the current geopolitical crisis. Instability is the norm—it’s clear that the world we’ve created is dangerous and no longer sustainable. How did we get here? Who’s responsible? What good have we done and at what cost? And what can we do to change things for the next generations? Addressing these questions and more, Perkins reveals the secret history behind the events that have defined our world, including:

  • The current Latin American Revolution and its lessons for democracy
  • How the “Defeats” in Vietnam and Iraq benefited big business
  • The role of Israel as Fortress America in the Middle East
  • Tragic repercussions of the IMF’s “Asian Economic Collapse”
  • US blunders in Tibet, Congo, Lebanon, and Venezuela
  • Jackal (CIA operatives) forays to assassinate democratic presidents

From the U.S. military in Iraq to infrastructure development in Indonesia, from Peace Corps volunteers in Africa to Jackals in the Indian Ocean, Perkins exposes a conspiracy of corruption that has fueled instability and anti-Americanism around the globe. Alarming yet hopeful, this book provides a compassionate plan to re-imagine our world.

La notizia della pubblicazione in lingua originale la dà Information Guerrilla e sarebbe interessante sapere se Minimum Fax, l’editore del precendente volume in italiano, o qualcun altro ha già acquisito i diritti per la traduzione.

Dalla rete: teste da mondi vari

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  • Pino Nicotri, Spesso le bugie hanno le gambe corte. A cominciare da Bagdad e dalla Casa Bianca

    È “il fronte interno” quello che comincia a cedere, con la differenza però che se in Vietnam gli americani almeno sul piano statico avevano praticamente vinto, stoppando l’offensiva del Tet, in Iraq invece le cose vanno ben diversamente.

  • Leonardo, Genova fu una dimostrazione fascista

    Altro che le nostre cronache scipite – treno-corteo-mazzate-treno – che ormai fanno sbadigliare gli invitati a cena. L’inizio potrebbe essere ambientato da qualche parte in un ministero. O nei quartieri generali di una forza dell’ordine, con un gruppo di persone che si pone problemi e trova soluzioni.

  • Luigi De Marchi, I terroristi: amici della scienza, nemici dell’arte. Perché?

    Ancora una volta i dati della cronaca quotidiana dimostrano quanto la psicologia di massa e di vertice potrebbe contribuire alla comprensione del terrorismo, ma i nostri politici, come sempre, non capiranno o fingeranno di non capire.

  • Vittorio Zambardino, L’internazionale della censura

    Magari fosse solo una questione italiana, uno potrebbe rifugiarsi dietro l’invettiva per una classe politica che non si documenta, poco capisce e in genere segue lo Zeitgeist censorio. No, no: c’è pure la Svezia che fa come la Siria, cioè come l’Inghilterra, cioè come tutta l’Europa.

Le “due polizie” del G8 si sveleranno al processo

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Da un articolo di Marco Menduni pubblicato oggi sul Secolo XIX (articolo non online):

Le “due polizie” alla resa dei conti. Nelle prossime udienze del processo per il blitz nella scuola Diaz alcuni dirigenti e agenti sono pronti a rendere “dichiarazioni spontanee” […]. Due polizie hanno agito a Genova nei giorni del G8. Due gruppi di potere contrapposti si sono scontrati sulle strade e nel drammatico epilogo alla Diaz. Un’ala dialogante. E un nucleo di falchi, di duri, tardi epigoni di una polizia che sta scomparendo ma che negli scorsi decenni non ha lesinato l’utilizzo di metodi disinvolti (per usare un eufemismo) nell’affrontare le emergenze.

Ma la storia di quei due giorni va rivista, ancora una volta dall’inizio. Dall’accordo raggiunto tra l’ala non violenta (pur radicale) della contestazione e la polizia stessa. La mediazione fu condotta da un funzionario genovese e da Lorenzo Murgolo, dirigente della questura di Bologna e da sempre considerato “punto di riferimento” dell’area noglobal. I patti erano chiari. E oggi una fonte è in grado di confermarli al Secolo XIX: «Quando Casarini fece la famosa dichiarazione di guerra, annunciando “violeremo la zona rossa”, sapeva quel che diceva».

Proseguendo con l’articolo, si delineano scenari secondo i quali Casarini avrebbe pronunciato quelle parole dopo averle già dette a chi si doveva occupare dell’ordine pubblico, per conservare all’interno del movimento una posizione preminente messa in discussione da nascente correnti a lui avverse. Ma la vicenda prese la piega che oggi si conosce e i cui contorni – mancanti o negati – si delineano via via che proseguono i processi. Perché, come scrive Blicero su Carmilla:

Fortunatamente il tentativo disperato da parte di media e istituzioni culturali e politiche del paese di far calare il sipario su un evento così importante per tutti coloro che lo hanno vissuto direttamente o indirettamente e per la storia non solo del paese, ma anche e soprattutto dei conflitti politici a livello internazionale, sta andando incontro a una sconfitta sempre più netta.

È pure vero che per ora sui manuali di storia delle superiori troviamo pagine e pagine per giustificare l’11 settembre e le guerre che ne sono state l’inevitabile reazione (o origine, forse siamo noi che non abbiamo capito nulla!), mentre non troviamo neanche un paragrafo sul G8 di Genova. Ma la memoria delle persone è diventata più viva negli ultimi anni, anche grazie al lavoro di molti gruppi, collettivi e individualità che non si sono stancate di seguire ciò che è rimasto di quegli eventi: i processi.

Le vie delle interpellanze sono infinite

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Operazione: PretofiliaChe differenza passa tra Luca Volonté e coloro che si indignano per le vignette satiriche sull’islamismo? Sui musulmani si può scherzare, ma guai a chi fa riferimenti cattolici? Domande che sorgono leggendo i quesiti contenuti nell’interpellanza che il parlamentare dell’UDC ha presentato il 26 giugno scorso e che prontamente è stata accolta. Chiede infatti Volonté al ministero dell’interno, per i beni e le attività culturali e delle comunicazioni:

quali urgenti iniziative intendano adottare ai fine di evitare che la libertà di espressione di sedicenti artisti diventi alibi per offendere la sensibilità umana e religiosa e quali provvedimenti intendano mettere in atto per evitare in futuro che possano verificarsi casi analoghi di offese al sentimento religioso e alle confessioni religiose in generale e a quella cattolica in particolare.

I nodi della questione sono il Messiah Game alla Biennale di danza di Venezia, il videogioco Operazione: Pretofilia e, per ampliare gli spazi dell’arte “deviata”, una mostra che non s’ha da fare. Sfido poi che stanotte Dio ha telefonato in America e ha preteso l’oscuramento di ciò che non gli piaceva. Sarebbe divertente, ‘sta vicenda, se fosse una favola del martedì, ma si tratta invece di isteria di chi vorrebbe per esempio indicare agli islamici un islam autentico e agli omosessuali fa lezione di diritto di natura.

In ultimo, c’entra tangenzialmente, ma è interessante il discorso sulla catechesi clinica che fa Alessandro Capriccioli.