Concorso letterario sui delitti di cronaca vera

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Via BooksBlog.it, si diffonde la notizia di un concorso letterario particolare, I delitti di cronaca vera, che ha come obiettivo quello di dare vita a un'”antologia per fotografare l’Italia nascosta”. Il regolamento (pdf) prevede che i racconti presentati debbano avere la lunghezza massima di 10 mila battute, essere inviati entro il 30 novembre 2008 e quelli ritenuti migliori dalla giuria saranno in libreria, a partire dalla primavera 2009, all’interno di un unico volume. E fin qua le norme a cui gli autori devono attenersi. Il punto cardine del concorso inizia nel tema (ancora da BooksBlog.it):

“fotografare l’Italia nascosta” dando “carta bianca” ad autori italiani esordienti abili nel raccontare le periferie delle metropoli e la vita in provincia nelle tinte del noir, del giallo, dell’horror.

Tra gli organizzatori, l’associazione culturale, Il box – Motore per l’arte, Cronaca Vera, Aliberti Editore e Tonic Network. A presiedere la giuria sarà Edoardo Montolli.

In rete i libri di Giulia Ghini e Antonio Montanari Nozzoli

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Alcune segnalazioni a libri disponibili in rete per il download. Estremamente diversi tra di loro, sono, ciascuno per il proprio ambito, una lettura interessante:

  • Giovanna e la tempesta verticale di Giulia Ghini, storia ambientata a Bologna tra segreti rimossi, dimensioni parallele che si incontrano, medicina occidentale e trasformazioni della materia. Letto ancora in bozza dopo che Giulia me l’aveva inviato l’estate scorsa, ora è stato pubblicato su Lulu.com, rilasciato con licenza Creative Commons e acquistabile anche su carta;
  • ricordi, nostalgia e tenacia sono invece gli elementi alla base di Anni Cinquanta – I giorni della ricostruzione visti da un bambino. 1948-1953 di Antonio Montanari Nozzoli. Pubblicato per la prima volta nel 1995 da Guaraldi di Rinimi, Antonio lo ha reso disponibile nei giorni scorsi sul suo blog, da dove l’ho potuto scaricare e leggere;
  • Si sta come a Natale, curato Ramona Corrado e Gaja Cenciarelli per Vibrisselibri e, come per i volumi precedenti, scaricabile dalla rete (qui il link per il download). Ventuno testi per raccontare la (impossibile) immunizzazione di fronte alle feste comandante e per contribuire almeno un po’ a conoscerne aspetti diversi e per certi versi contrastanti.

A mano armata: Fioravanti, i Nar e i morti che si potevano evitare

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A mano armata di Giovanni Bianconi«Ma non vede quel che succede nel nostro Paese? I nodi vengono sempre al pettine.»
«Quando c’è il pettine», disse malinconicamente Rogas.

Leonardo Sciascia, Il contesto

Questo libro non è una novità editoriale, anche se è stato riproposto più volte (l’ultima quest’anno in versione tascabile). A mano armata – Vita violenta di Giusva Fioravanti (Baldini e Castoldi Dalai) è uscito per la prima volte nel 1992 e il suo autore, il giornalista Giovanni Bianconi, ha tracciato forse uno dei più efficaci ritratti di un periodo, quello a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta con estensioni al precedente boom economico e alla successiva stagione dei processi all’eversione neofascista. Se Giuseppe Valerio Fioranvanti, il bambino prodigio del piccolo schermo che recita nello sceneggiato “La famiglia Benvenuti” per poi diventare leader nero dell’eversione made in Italy, è la figura che accompagna tutta la narrazione, il focus dell’autore si amplia e comprende alcuni dei personaggi, allora giovanissimi, che dal Movimento sociale italiano e dalle sue organizzazioni giovanili saltano la frontiera dell’azione politica e passano al terrorismo.

Carabinieri, poliziotti, rossi, traditori, camerati troppi furbi finiscono sotto il piombo dell’organizzazione che si battezzerà Nar, Nuclei armati rivoluzionari. Che, officiato il battesimo dell’omicidio un po’ come si prova una nuova droga con annessa delusione per un eccitamento che non arriva così potente come immaginato, decide che tutti possono essere nemici. E al pari tutti possono essere alleati. Anche i “compagni”, gli antagonisti per antonomasia, perché quando la guerra è aperta e lo Stato rappresenta in ogni sua forma l’obiettivo da colpire e da abbattere, anche alleanze apparentemente inconciliabili diventano possibili. E se, tra improbabili cessati il fuoco e rappresaglie per un anniversario deriso da una radio libera, queste posizioni possono apparire i deliri di ventenni esaltati, andando ad ampliare ancora il raggio di osservazione, queste alleanze assumono maggiore concretezza e una luce più sinistra. Come accade per esempio con l’omicidio di due militanti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti, diciannovenne studente di medicina, e di Francesco Ciavatta, liceale che di anni ne aveva diciotto, di cui scrive Bianconi:
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Dall’Iraq con furore. Testimonianza di un ex marine

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  • Rosa Miriam Elizalde, “Ero un assassino psicopatico”. La testimonianza di un ex Marine statunitense di ritorno dall’Iraq:

    Jimmy Massey ha scritto tre anni fa con l’aiuto della giornalista Natasha Saulnier. “Kill! Kill! Kill!” è stato presentato al Salone del libro di Caracas. È la testimonianza più violenta che sia stata mai scritta da un ex membro del corpo dei Marine arrivato in Iraq nel 2003 con le truppe d’invasione. Ha deciso di raccontare tante volte quante ce ne sarà bisogno come ha potuto essere per dodici anni un Marine spietato e perché questa guerra lo ha cambiato.

Una tragedia negata: gli anni di piombo nella narrativa italiana

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Una tragedia negata di Demetrio PaolinDa Vibrisselibri, Una tragedia negata – Il racconto degli anni di piombo nella narrativa italiana di Demetrio Paolin:

Un’approfondita analisi sulla narrativa ispirata agli anni di piombo. Sono due, in particolare, i fili conduttori che legano i testi presi in esame in questo saggio. Due aspetti nodali che l’autore ha individuato, portato alla luce e sui quali ci invita a riflettere: l’assenza della figura del nemico e la conseguente negazione della cifra tragica nei sanguinosi eventi che caratterizzarono il periodo in questione. In tutti i libri che Paolin analizza la scelta della lotta armata viene declinata all’interno di un ambito familiare, quasi a voler annullare o «disinnescare» la violenza contenuta in quei fatti di sangue.

Da qui, si può scaricare il pdf del libro, che sarà in libreria a partire dal mese prossimo per le edizioni Il Maestrale, da qui la storia della copertina e da qui invece il work in progress del libro.

9 maggio ’78: il giorno in cui il destino si è compiuto

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9 maggio '78Tre storie che si consumano nelle medesime ventiquattr’ore: l’omicidio di Peppino Impastato, il ritrovamento del corpo di Aldo Moro in via Caetani dopo un sequestro durato cinquantacinque giorni e il rientro in servizio di una giovanissima guardia di pubblica sicurezza che dalla Sicilia per la prima volta vola a Roma. Sono i tre cardini di 9 maggio ’78 di Carmelo Pecora (Editrice Zona), un libro che interpreta gli Anni di Piombo attraverso l’ottica privata di personaggi reali il cui destino si compie in modi differenti nello stesso arco temporale.

Se per i primi due si tratta di uno snodo definitivo, per il poliziotto – che è lo stesso Pecora, allora diciannovenne fresco di giuramento – è un giro di boa. Finisce forse quel giorno la sua vita precedente all’ingresso in polizia, scandita da cure materne e dalla sicura ma claustrofobica quotidianità senza percepibile futuro, e quella di chi si rende conto probabilmente per la prima volta (e in prima persona: la sua volante sarà la prima a intervenire in quella strada in cui viene lasciata la Renault 4 che custodisce nel bagagliaio il corpo del presidente del consiglio) di ciò che è stato il terrorismo e di quanto la lotta armata sia stata fallimentare proprio nel suo momento di massima visibilità. Al pari, da siciliano, la morte di Impastato, eroe che si ribella prima alla sua famiglia e poi al sistema criminale in cui vive da sempre, riflette sul significato di tutto il lavoro di quel ragazzo coraggioso e incosciente, su Radio Aut, sulla satira contro Tano Seduto e sulla possibilità (o sulla sua mancanza) di fare antimafia in terra di mafia.
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Dispacci dal fronte, undici storie mai raccontate

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Dispacci dal fronte - Storie mai raccontateDispacci dal fronte – Storie mai raccontate (collana Libertà di stampa, Ega Editore):

Undici reportage, undici modi di raccontare i fatti, ma anche undici differenti scuole gornalistiche a confronto, in un libro che rende omaggio al difficile mestiere dell’inviato di guerra. Alcune importanti firme del giornalismo italiano raccontano la guerra così come viene vissuta sul campo, senza aggettivi, senza la retorica della comunicazione mass-mediatica.

Undici inviati speciali: articoli inediti sui più recenti conflitti che hanno infiammato il mondo contemporaneo, un reportage fotografico che documenta la tragedia della guerra, di tutte le guerre. Ancora una volta Reporters sans frontières dimostra di stare dalla parte dell’informazione libera, della cronaca senza condizionamenti.

Ilaria Alpi, il prezzo della verità: romanzo a fumetti

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Ilaria Alpi, il prezzo della veritàNella collana Cronaca Storica della casa editrice Becco Giallo esce il libro Ilaria Alpi, il prezzo della verità, trasposizione a fumetti della vicenda che ha portato all’omicidio, nel marzo 1994, della giornalista di RaiTre e del suo operatore, Milan Hrovatin, assassinati a Mogadiscio nei giorni se ne stavano andando le truppe confluite in Somalia per l’operazione ONU Restore Hope. Sceneggiato da Marco Rizzo e disegnato da Francesco Ripoli, il romanzo – che inizia dalla fine per risalire agli elementi (il traffico di armi, i rifiuti tossici nocivi e i traffici illeciti) che presumibilmente hanno portato all’assassinio dei due giornalisti – è (parzialmente: ci sono solo un paio di tavole) scaricabile dal sito LoSpazioBianco.it che pubblica anche un’intervista ai due autori. Rizzo in proposito racconta:

Elementi chiave dell’inchiesta o personaggi dentro certi coni d’ombra non sono stati nemmeno presi in considerazione dalle indagini ufficiali. Non pretendo che il nostro fumetto racconti la verità assoluta, né che il nostro lavoro si sovrapponi a quello dei magistrati, ma di certo abbiamo sentito diverse campane e abbiamo fatto affidamento su materiali diversi, su fonti anche contrastanti, per giungere ad un resoconto verosimile.

Qui è disponibile il booktrailer del libro il cui editore per sette volte in precedenza ha affrontato alcuni dei fatti più bui della storia recente. Tra questi, la strage alla stazione di Bologna, il sequestro Moro, l’abbattimento del DC9 di Ustica, Marcinelle e Porto Marghera.

Aggiornamento del 29 novembre: a proposito di informazione e Somalia, questa mattina PeaceReporter ha pubblicato questa notizia breve, Vietato ai giornalisti di intervistare i ribelli:

Il sindaco di Mogadiscio ha vietato ai media somali di pubblicare interviste con dichiarazioni di oppositori del governo, o di raccontare delle operazioni militari e l’esodo dei rifugiati dalla città. Lo hanno riferito oggi i capi dei principali media somali. Le misure annunciate dal sindaco, ed ex signore della guerra, Mohamed Dheere, hanno messo ulteriore pressione sui giornalisti che durante l’ultimo anno hanno dovuto fronteggiare una serie di attentati, arresti e minaccie dalle parti in conflitto. I reporter locali corrono ogni giorno altissimi rischi per raccontare le violenze quotidiane, soprattutto a Mogadiscio. Sette giornalisti sono morti quest’anno e i colpevoli non sono stati ancora trovati.

La città che uccide le donne: inchiesta a Ciudad Juarez

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La città che uccide le donneDomani ci sarà la manifestazione contro la violenza sulle donne e in argomento una segnalazione per un libro, dopo quella a Ginocidio di Daniela Danna (Eleuthera): il libro, questa volta, è La città che uccide le donne di Marc Fernandez e Jean-Christophe Rampal (Fandango Libri), autori di un’inchiesta sui fatti di Ciudad Juarez. Del volume se ne parla anche su Aprile Online:

Data la portata del fenomeno criminale, sono molte le ipotesi sull’identità degli assassini, nonché sulle coperture a livelli istituzionali. Si è parlato di narcotraffico, di riti satanisti, di commercio di organi, di ‘gite turistiche domenicali’ di cittadini statunitensi mandati a El Paso in regime di semilibertà. Ci sono stati degli arresti, in tutto 18, e 10 condanne. Ma non sono mancate le scarcerazioni, e non si è certi della colpevolezza degli arrestati, che non hanno avuto processi equi. La parola d’ordine è ‘impunità’ (secondo le Nazioni Unite il tasso di impunità in Messico è di quasi il 100%), seguita da ‘discriminazione’ e ‘indifferenza’. In Messico la violenza sulle donne è considerata un fatto normale, e i 400 omicidi di giovani ragazze hanno più o meno la rilevanza che in Italia potrebbe avere l’avvelenamento di 400 cani randagi.