Il movimento culturale che ruota intorno al mondo del software libero sta crescendo. E una parte del merito, oltre che alla Free Software Foundation, andrebbe attribuito anche alla diffusione delle licenze Creative Commons. Lo sostiene un recente articolo della rivista Free Software Magazine, Remix Culture, Issues surrounding re-use in Creative Commons licenses, che punta il proprio focus in particolare su etichette discografiche, studios cinematografici asiatici e, ovviamente, il web, forte dei suoi 10 milioni circa di pagine rilasciate sotto CC. E l’autore del pezzo, Tom Chance, lo fa presentando la propria esperienza (e quella di Remix Reading, progetto artistico che ha in sostanza come obiettivo la creazione di opere derivate. Sullo stesso progetto si può leggere un intervento sul blog di Creativecommons.org). Il delicato discorso che affronta Chance riguarda le possibili violazioni del diritto d’autore: accidentali, il più delle volte, e comprendenti l’omissione del sorgente o l’utilizzo di opere che non permettevano lavori derivati. Rimane il fatto che queste licenze, tese a incentivare la diffusione più o meno libera di contenuti, sono uno dei pochi strumenti, al momento, per diffondere le opere stesse e per dare nuova linfa a molti ambiti artistici, conclude l’autore. Perché i principali problemi – di ordine più pratico che teorico-legale – rimangono altri, a iniziare dai formati di dati proprietari.
liberta’ di cultura
Piccoli delitti
StandardUna raccolta di racconti noir rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.5. Si intitola Piccoli delitti, esce sotto il segno delle Oscure Edizioni e ricorre ai servizi di Lulu, interessante iniziativa per l’editoria elettronica o/e cartacea creata da Bob Young, già fondatore di Red Hat. Lulu permette di pubblicare volumi (ma anche libri elettronici, fotografie, musica, video e ogni tipo di contenuto elettronico), l’autore non deve cedere i diritti a chicchessia e su ciò riesce a introitare la percentuale che Lulu percepisce è pari al 20 per cento. Affiancando poi un servizio PayPal per privati, il trasferimento dei proventi delle vendite diventa semplice. Tutto elettronico, tutto bypassando le sale d’aspetto di chi fa mercato in ambito editoriale, tutto sufficientemente sicuro. Dimenticavo: Piccoli delitti è la prima opera di narrativa in italiano che compare sul portale del self made publisher. |
Esce la rivista ISRD
StandardAl ritorno dal suo viaggio in America Alexis De Toqueville ebbe a dire che nel futuro lo scontro sarebbe stato sulla proprietà delle idee. È ciò che si legge sulla home page del sito Il Secolo della Rete per annunciare l’uscita della rivista cartacea ISDR, al suo numero 0. Capitanata da Arturo di Corinto (direttore editoriale) e da Massimo Esposti (direttore responsabile), è l’avvio di un’interessante esperienza editoriale, come si legge nella presentazione. In rete sono disponibile il sommario e i seguenti articoli:
Wu Ming, il copyleft e Blow Up
StandardCarmilla On Line riprende l’intervista di Blow Up a Wu Ming sul copyleft. Come si legge sul sito, «sul numero in edicola della rivista Blow Up. Rock e altre contaminazioni (n.86/87, luglio-agosto 2005, € 5,00) c’è una lunga e dettagliata intervista di Michele Coralli ai Wu Ming sui temi della proprietà intellettuale, del copyright e del copyleft. Poiché nell’industria culturale, e in particolare tra gli editori, continuano a circolare luoghi comuni e allucinati fraintendimenti (come l’idea che il download dei libri danneggi le vendite, nonostante gli stessi Wu Ming siano la prova del contrario), e poiché questa conversazione fa chiarezza su alcuni punti-chiave, abbiamo deciso di riproporla qui».
Non ci può essere cultura senza eticità
StandardA volte succede che un libro nasca per caso, senza che nelle intenzioni originarie fosse concepito come l’esito di un percorso. È il caso di Copyleft, uscito nella collana Evasioni di Gaffi Editore. Un titolo, quello di quest’opera curata da Girolamo Grammatico, che è anche una filosofia che sta pervadendo il mondo della cultura e della letteratura. Perché, come si legge nell’introduzione firmata dal curatore del libro, quella che si sta sostenendo è «una lotta per la liberalizzazione dalle opprimenti sovrastrutture come la proprietà d’ingegno che tengono legata una tra le componenti più belle della nostra mente: il coraggio del confronto con l’altro».
Ma torniamo all’origine del volume. Per primi vennero MArteLive e i reading. Insieme all’idea della manifestazione vennero i racconti, firmati da Wu Ming (qui c’è bisogno di spendere ben poche parole), Saverio Fattori (autore di «Alienazioni Padane»), Monica Mazzitelli (iQuindici), Girolamo Di Michele («Tre uomini paradossali» e «Scirocco»), Michele Governatori («Il paese delle cigogne» e «Venere in topless»), Giuseppe Casa («In questo cuore buio») e diversi altri. Parecchio materiale, alcuni brani buoni e altri molto buoni. Per cui perché non utilizzarli per proseguire con l’esperienza di MArteLive? Ed ecco che arriva l’antologia.
Saltando di nuovo invece alle motivazioni filosofiche, poi, oltre al rilascio del libro sotto i termini del copyleft letterario, c’è stata la volontà di compiere un ulteriore passo. Passo che ha visto la scelta di ricorrere a carta ecocompatibile e devolvere una quota a Terre di Mezzo per i senza tetto. Insomma, questo è un libro da leggere al di là del suo valore letterario: le ragioni ci sono tutte perché non ci può essere «Cultura senza Eticità».
Niente brevetti sul software. Almeno per ora
StandardLa direttiva che avrebbe dovuto introdurre la brevettabilità sul software è stata rigettata. Per ora, dunque, niente monopoli, niente lucchetti sulle idee, rimane il diritto d’autore a garantire i diritti sulle opere dell’ingegno. Una dettaglia rassegna stampa sulle notizie circolate oggi si trova all’indirizzo http://wiki.ffii.org/SwpatcninoEn.
Crackdown 2005
StandardSembra di essere a undici anni fa, ai tempi dell’Italian Crackdown, quando il giro di vite contro gli hacker non è stato un pezzo di letteratura cyberpunk né un massiccio raid di polizia d’oltreoceano al grido di Law and Disorder on the Electronic Frontier. Qui è più grave perché di procedimenti in corso si viene a sapere un anno dopo, analoga situazione in Gran Bretagna per Indymedia e, nello spostare un server (quello del Firenze Linux User Group), si trovano case, cd-rom e viti un po’ come viene senza che «nessuno di questi fatti [sia] riconducibile ad attività note degli amministratori del sistema» (dal comunicato del FLUG).
Per stare solamente ai fatti, ci sono migliaia di utenti che hanno usato servizi compromessi senza che gli amministratori di sistema ne fossero informati e si vorrebbe sovrapporre un’intercettazione elettronica a quelle telefoniche o ambientali. La ripresa di un discorso già affrontato trova ragione nella gravità della situazione. Una situazione che è disciplinata diversamente rispetto a quella degli Stati Uniti dove il Digital Millennium Copyright Act del 1998 permette comportamenti molto disinvolti negli inquirenti a stelle e strisce.
Almeno fino a quando in Europa non sarà approvata Intellectual Property Enforcement Directive (di cui misteriosamente non si sa più nulla e i cui pericoli sono concreti per tutti i cittadini, non solo per tecnocrati e tecnofili), fatti come questi non dovrebbero accadere. Eppure il vessillo dell’anti-terrorismo, che sia la più esotica minaccia internazionale o la più datata miccia made in Italy, colpisce e colpisce su grandi numeri, fossero solo messaggi di posta elettronica sniffati. Se ve li sniffano, però, perdonate, ma nessuno verrà a divervelo perché, si sa, la sicurezza nazionale è ben più grande di voi. Roba da Monty Python.
Si può brevettare un’idea?
StandardIl prossimo 6 luglio il parlamento europeo sarà chiamato a votare una direttiva che introduce, di fatto, i brevetti software in Europa. È una scelta che mette in discussione la democraticità delle istituzioni europee perché riproposta nonostante fosse stata già bocciata durante la scorsa legislatura grazie ad un movimento che ha coinvolto due milioni di cittadini, piccole e medie imprese e società civile che si sono opposte alla brevettabilità del software. È una scelta sbagliata perché rischia di mettere in ginocchio quel tessuto di piccole e medie imprese che asicurano innovazione al settore. Ma soprattutto è una scelta inacettabile perché è un ulteriore passo nella direzione di recintare e privatizzare beni comuni come la cultura e i saperi mettendo a rischio i principi di accesso democratico e i diritti ad esso collegati.
Se ne parlerà il prossimo 4 luglio a partire dalle 16 presso la Sala Farnese (Comune di Bologna) con il senatore Fiorello Cortiana, presidente dell’Intergruppo Bicamerale per l’Innovazione Tecnologica, Davide Rossi, Università di Bologna, Mattia Miani, Legacoop Bologna. Interverranno Franco “Bifo” Berardi, scrittore, Gianluca Borghi, consigliere regionale, Roberto Galoppini, Consorzio CIRS, Sergio Logiudice, consigliere comunale, Pamela Meier, assessore attività produttive – provincia di Bologna, Alessandro Rubini, Free Software Foundation Europe.
Promuovono: Bologna Free Software Forum, Associazione software Libero, Emilia Romagna – Linux User Group, Ingegneria Senza Frontiere Bologna, Italian Linux Society. Per il comune di Bologna con i gruppi consigliari dei Democratici di Sinistra, Riformisti per Bologna, Rifondazione Comunista, Verdi e Società Civile – Il Cantiere.
Questa non è più una questione di privacy, anche se è una questione di privacy
StandardLe realtà che ruotano attorno al server di Autistici possono risultare più o meno simpatiche. Le loro opinioni più o meno condivisibili. I loro modi più o meno accettabili. Ma non è questo il punto alla base della storia di un pezzo importante dell’hacking italiano che ha dato fiato, tanto quanto altre associazioni, a quella tendenza libertaria che trasporta dalla vita reale alla Rete istanze che, ancora prima che telematiche, si identificano con le libertà di qualsiasi cittadino: conoscere, condividere, comunicare, informare.
A un anno di distanza, si viene a sapere dal comunicato di Austistici Questa non è più una questione di privacy, anche se è una questione di privacy, che i certificati crittografici del server in oggetto sono stati compromessi nell’ambito di un’inchiesta relativa a un’utenza. Senza entrare nel merito dell’inchiesta, rimangono però altri interrogativi, più rilevanti, a cui dare risposta.
Perché non informare i responsabili del server di ciò che sta accadendo? Perché non consentire a chi risponde in prima persona di ciò che gira sulle sue macchine di accertare se illeciti sono stati commessi? Perché non permettere l’operazione davanti agli avvocati che rappresentano il movimento? Non si tratta di domande che intendono screditare gli accertamenti in corso, ma che vogliono sottolineare un semplice fatto, addirittura banale: anche laddove dovessero essere stati compiuti atti illegali, qualsiasi indagine risulterebbe rafforzata, più credibile, più dalla parte del cittadino – qualsiasi cittadino – se venisse svolta come i codici procedurali spiegano.
Brevetti: l’appello di FFII e April
StandardNell’imminenza del voto dell’europarlamento sulla direttiva che vorrebbe introdurre la brevettabilità del software, FFII (Foundation for a Free Information Infrastructure) e April (Association pour la Promotion et la Recherche en Informatique Libre) stanno sensibilizzando i cittadini europei con la lettera di seguito riportata.
1) Il voto in Seconda Lettura sulla direttiva sui brevetti software ci sarà in 11-13 giorni lavorativi il 5 o 7 Luglio.
2) Le attività di lobby a Bruxelles sono pesanti, attualmente c’è molta pressione sui Parlamentari Europei da parte di aziende a favore del brevetto software. La lobby a favore della brevettazione ha più di 30 lobbisti in più di noi, la maggior parte si spaccia per portavoce delle PMI.
3) È necessario darsi da fare, presso http://noepatents.eu.org/ manteniamo una lista di quello che potete fare come PMI o come individuo. Consigliamo in particolar modo che contattiate in fretta il vostro Parlamentare e, se potete parlare per una PMI, che attendiate alla conferenza Economic Majority il 29 giugno a Bruxelles. Vi preghiamo di decidere presto sulla vostra partecipazione, in modo che si possa ottenere in anticipo un appuntamento col vostro Parlamentare o col suo assistente.
Cordialmente,
Hartmut Pilch, Gérald Sédrati-Dinet, FFII, Ludovic Pénet, APRIL