Dossier UE-Microsoft: la chimera dell’interoperabilità

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EU against Microsoft - Image by Seppo LeinonenA conclusione della settimana di udienze in cui si discuteva davanti alla Corte di Giustizia della Comunità Europee dell’appello di Microsoft contro la decisione della Commissione, le impressioni sono due. La prima è che non si trattasse di un argomento che avesse a che fare con la concorrenza. Sembrava piuttosto un duello giocato tutto sulla “proprietà intellettuale”, alchemica formula che – ora è chiaro – privilegia i brevetti rispetto agli altri istituti giuridici che comprende (tra cui il diritto d’autore).
La seconda impressione è collegata alla prima: se con il caso SCO, battaglia inizialmente nata come diatriba su questioni contrattuali con IBM ma presto trasformatasi nel primo attacco legale al software libero, qualcuno ha scherzato vista l’inconsistenza delle accuse di SCO, nel caso di verdetto negativo per Microsoft allora si iniziererebbe a fare sul serio. E la vittima sacrificale, attraverso cui educare tutti, sembra esserci già ed è Samba, rea – a sentire Microsoft – di avere violato i brevetti dell’azienda cercando di perseguire lo scopo dell’interoperabilità e di essere ricorsa al reverse engineering senza che sussistessero i motivi contemplati dalla legislazione europea.

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Non aprire il “tuo open source”

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Logo FluxDa un po’ di tempo, chi si guarda qualche video o qualche trasmissione giovane su MTV, si vede passare davanti agli occhi prima degli inserti pubblicitari uno spazietto promozionale per Yos, acronimo di “Your open source”, con tanto di strizzatina d’occhio a un prossimo evento. Nessuna spiegazione sul piccolo schermo, solo la domanda del telespettatore: «Questa che roba è? MTV a favore del software libero?» E andiamo a capirci qualcosa di più sul sito che, per chi non sta troppo attento alle nuove release soprattutto se di software proprietario, avverte subito di aggiornare il plug in per Flash. Vabbe’, passiamo oltre.
Dalla home page del sito non si capisce tanto bene in che senso è “open source” il progetto, ma il pie’ di pagina recita: «© & ® MTV NETWORKS MTV and related marks are trademarks of MTV Networks ALL RIGHTS RESERVED». Ok, i marchi sono vostri, no problem. E allora vediamo la legal note: gli utenti inviano le loro opere multimediali perché «il Sito è dedicato alla scoperta e alla promozione delle Opere degli Utenti», però «MTV ha l’esclusivo e insindacabile diritto di modificare, in tutto o in parte, senza alcun preavviso e a propria assoluta discrezione, il contenuto, le immagini, i termini e/o le condizioni di accesso al Sito. MTV potrà pertanto in qualunque momento e in qualunque modo, intervenire sul Sito (a fini meramente esemplificativi: modificare le Opere […])». Ma come?
Non è finita qui. Alla voce «proprietà intellettuale» (eddai), viene riportato che «è vietata la riproduzione totale o parziale del Sito e/o dei suoi Contenuti e/o le Opere, con qualsiasi mezzo analogico o digitale, senza il consenso scritto di MTV» precisando più sotto che, se anche qualcosa può essere scaricato, non lo si può ridistribuire, modificare né commercializzare. E via di seguito con non devi, non puoi, non ti è consentito. E allora una domanda: dove sta l’open source in tutto questo? Neanche sulla roba che gli utenti vogliono esporre e che hanno creato loro? (Da GNUvox)

Fantascienza libera, e-book e brevetti

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Zach Miller's Comics Un po’ di novità. Innanzitutto il Premio Oltrecosmo, concorso letterario per racconti di fantascienza che ha una particolarità: oltre a non prevedere costi di partecipazione, fa esplicito riferimento al software libero e nello specifico a OpenOffice.org, suite multipiattaforma per ufficio rilasciata (anche) con licenza GNU Lesser General Public License.

Rimanendo in argomento libri, da segnalare l’articolo di Valerio di Stefano su Classici Stranieri, E-book a pagamento con i soldi pubblici che, partendo da una notizia riportata in questi giorni sulla realizzazione di una biblioteca digitale europea, sviscera una serie di questioni tra cui fruibilità dei testi, consultazione dei cataloghi e limiti imposti dalla legislazione sul diritto d’autore.
Di diverso tenore invece l’accenno ai già citati blook, i blog che si fanno libri. È stato infatti assegnato il 2006 Blooker Prize, indetto da Lulu.com, iniziativa web di Bob Young che fornisce servizi di (auto)pubblicazione. Il premio è andato a Julie Powell, scrittrice statunitense che ha firmato Julie and Julia: 365 Days, 524 Recipes, 1 Tiny Apartment Kitchen, una strana raccolta di ricette che ha vinto nella sezione non-fiction. Assegnati anche i premi per la fiction (Cherie Priest con Four and Twenty Blackbirds) e per i fumetti (Zach Miller con Totally Boned).
Infine, riprendendo invece l’argomento software libero e in particolare la spinosa questione sui brevetti sui programmi per elaboratore, c’è tempo fino al 12 aprile prossimo per partecipare alla consultazione sulla futura politica in Europa. Da oggi sono disponibili anche i questionari in italiano mentre per maggiori informazioni si possono consultare le procedure.

Hippie.com: prima della tecnologia viene la cultura

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Come se si trattasse di un nuovo spirito del capitalismo in versione hi-tech, Hippie.com, saggio scritto da Enrico Beltramini (Vita e Pensiero, 2005), interpreta in chiave inaspettata il fenomeno della new economy. Che non sarebbe la manifestazione economica di una rivoluzione tecnologica, ma la conseguenza di una rivoluzione culturale. Gli Anni Cinquanta con la Beat Generation, gli Anni Sessanta con i movimenti pacifisti e antisegregazionisti, il decennio successivo con l’avvento della New Age, dell’ecologismo e degli influssi delle culture orientali sarebbero dunque gli ingredienti che sono andati a combinarsi con le tre pietre miliari dell’evoluzione tecnologica: l’avvento dei semiconduttori, dei processori e del software.
Tutto ciò, secondo l’autore, sarebbe alla base del decollo negli Anni Novanta della Silicon Valley, dove l’immigrazione diventa un valore aggiunto estremamente importante, dove le doti imprenditoriali sono un elemento meno influente rispetto alla risolutezza decisionale e dove i venture capilist, le società d’affari e gli studi legali di grido hanno messo del loro per creare, da un humus effevescente e disinibito, la bolla speculativa che nel 2000 è scoppiata in faccia al mondo intero. Le motivazioni economiche dello sgonfiamento del mercato sono tuttavia poco indagate e nel testo la ripresa dei mercati sembra condizionata più dalla lotta al terrorismo e dalla conseguente crescita dell’industria bellica, dal neoconservatorismo globale e dalla cavalcata della tigre asiatica piuttosto che dalla ricerca di una via economicamente più sana e meno artefatta.
Di trovare la Next Big Thing, dunque, sembra non sia possibile parlare e probabilmente – lascia intendere l’autore – non avrà una ricaduta economica (o almeno non sarà rapportabile a quella del decennio precedente), nel momento in cui dovesse essere ravvisata. Nessun accenno diretto al software libero – se non in modo trasversale quando si parla dell’ottica di scambio circolare delle informazione e di cooperazione inter-aziendale contrapposta alla logica della concorrenza tout cour -, qualche ammiccamento ai brevetti senza che si prenda esplicita posizione e dal punto di vista linguistico si fa ampio uso di anglicismi. Questi potrebbero essere i difetti del libro, insieme alla poco approfondita analisi sul crollo dei mercati tecnologici di cui sopra. Un libro che comunque rappresenta una chiave di lettura diversa alla letteratura specialistica disponibile e il cui focus – la tecnologia come conseguenza dell’evoluzione culturale anti-sistemica – che probabilmente andrebbe ripreso e scandagliato più a fondo.

Brevetti: un caso che diventa un thriller politico

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No Lobbyists as such as – The War over Software Patents in the European Union è il titolo del libro, definito dallo stesso autore un “political thriller”, di prossima uscita firmato da Florian Mueller, uno dei più attivi partecipanti alla campagna contro i brevetti sul software in Europa. Edito dalla SWM Software Marketing GmbH, società di cui Mueller fa parte, e alla ricerca di un distributore, il libro raccoglie la cronaca di ciò che è accaduto dopo la presentazione della direttiva europea che avrebbe dovuto rendere il software brevettabile nel Vecchio Continente. All’interno del testo, si trovano concentrati motivazioni, metodi e argomenti utilizzati per contrapporsi alla direttiva, l’organizzazione del lavoro di lobbying portato avanti con le diverse realtà europee contrarie alla brevettabilità e i principali personaggi (sostenitori e oppositori) della vicenda (GNUvox).

Il ritorno allo spirito originario della musica

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Pubblicata su Permesso d’Autore l’intervista a Marcello Cosenza, il musicista italiano che ha recentemente pubblicato il disco Back to Basics rilasciandolo con licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs. Quella che segue è una chiacchierata su musica, composizione e industria cinematografica. Il tutto interpretato da un artista.

Come hai iniziato la tua carriera e come ti sei avvinato alla musica?

All’inizio facevo il turnista ed ero molto giovane quando ho iniziato a vivere e a guadagnare suonando. Per questo si può dire che sono stato fortunato, ho conosciuto presto anche produttori, come Roberto Colombo, la cantante Antonella Ruggero e facevo il session man per Francesco di Giacomo del Banco di Mutuo Soccorso, per Miguel Bosè e per diversi altri artisti minori. Ad avvicinarmi alla musica, da bambino, sono stati i dischi che mio fratello Giacomo mi regalava e quando ho avuto la prima chitarra ho cominciato a suonare a orecchio diventando un autodidatta. A un certo punto ho avuto un altro colpo di fortuna: quello di conoscere il chitarrista blues Marco Fantoni che di regola non dava lezioni. Incredibilmente, invece, sono riuscito a strappargli otto ore di lezione che ho pagato in stecche di sigarette e da lui ho potuto apprendere alcune tecniche soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della chitarra elettrica. Per il resto è stato un continuo processo di apprendimento: ascolto i grandi musicisti, ma imparo anche dai principianti. C’è sempre qualcuno che ha qualcosa di utile da insegnare.

Testo completo dell’intervista

Nuovo sito per Information Guerrilla

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Information Guerrilla è un progetto di informazione collaborativa che nasce nel 2001. E oggi si presenta rinnovato, sotto licenza Creative Commons Attribuzione 2.0 Italia e con WordPress come motore software. Articoli originali e aggregatore di altre fonti (Unimondo, di cui è partner, Amisnet, War News, Peacelink, Nuovi Mondi Media e altri), risulta uno strumento prezioso per orientarsi tra politica, economia, attualità e pacifismo. Un in bocca al lupo a Roberto Vignoli, il coordinatore del progetto, e alla sua redazione.

GNUvox, la voce del software libero

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Con l’evento che si terrà domani, 18 marzo, a Torino dedicato alla discussione sulla nuova versione della licenza GPL, Free Software Foundation Europe presenterà una nuova iniziativa. Si tratta di GNUvox, il punto di riferimento per il software libero nel panorama dell’informazione. Free Software Foundation Europe aveva bisogno di comunicare le molteplici tematiche tecniche, operative e socio/politiche che la impegnano. Ed eccoci qui, pronti a farlo. L’attività di GNUvox ruoterà intorno al sito-blog pubblicato con CommunicaGroup dell’editore Ajroldi. La linea editoriale è basata sull’individuazione di alcuni settori cruciali che verranno coperti dalla redazione e dai vari collaboratori attraverso una serie di spazi/categorie specifici: dall’attualità alle rassegne stampa/web, dalle interviste ai dossier, dalle recensioni alle traduzioni.

Il testo completo del comunicato.

Telestreet e blog: grandi querele a piccole voci

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Telestreet è un libro firmato da Franco Berardi “Bifo”, Marco Jacquemet e Giancarlo Vitali scritto quando era ancora in discussione la legge Gasparri e piombavano addosso alle tivù libere le prime tegole di quello che è stato definito il “crackdown delle telestreet”. Il libro, di per sé, ha lo scopo di raccontare come si sia costituito in Italia un monopolio delle emittenze e dunque dell’informazione. Ma il prossimo 8 marzo, gli autori dovranno presentarsi a Padova – città in cui il volume è stato stampato – per rispondere alle accuse di diffamazione mosse dal manager Mediaset Fedele Confalonieri. La notizia, Mediaset against Telestreet, sta rimbalzando su diversi circuiti internazionali (meno all’interno dei confini nazionali) e spiega come il testo affronti il tema delle relazioni tra potere politico e mass media in Italia da almeno un decennio a questa parte.
Va detto che, forse ancora più che in passato (sarà l’approssimarsi della scadenza elettorale?), la morsa di ciò che non si può dire sta diventando più ampia. Dopo le defenestrazioni in Rai di Santoro, Biagi, Guzzanti, Beha, Hendel, Guerritore e molti altri, infatti, non sono solo Bifo e i suoi coautori ad avere problemi di questi tempi. Come Confalonieri, anche Gigi Moncalvo, capostruttura di Rai2 nonché ex direttore della Padania e attualmente conduttore della trasmissione Confronti, se l’è presa con chi ha osato dire troppo e così ha fatto spedire a casa di due blogger una querela per diffamazione. La vicenda viene spiegata bene in un lungo articolo apparso sull’Unità e riportato da Carmilla, Gigi Moncalvo. Il giustiziere della rete che querela i blog. Ma che avrebbero fatto i blogger, che per la cronaca sono Anna Settari di SoloTesto e Nick di Te Le Visiono? Hanno mosso alcune critiche a Confronti, semplicemente.
Per inciso, da notare ciò che l’Osservatorio di Pavia dice sul telegiornale della seconda rete del servizio pubblico, secondo quanto riportato dall’Unità: Par condicio? Il Tg2 non sa cos’è. Che sarà pure il quotidiano diretto dopo la ripartenza da quel cattivone di Furio Colombo, prontamente rimosso, ma le statistiche sono statistiche e sulla loro interpretazione non ci sono poi così tante strade.