Elogio della pirateria è un libro appena pubblicato per i tipi di Altreconomia ed è firmato da Carlo Gubitosa, segretario dell’associazione Peacelink e già autore di opere come Italian Crackdown, Telematica per la pace, L’informazione alternativa e Genova nome per nome. Il sottotitolo di questo libro, «Dal Corsaro Nero agli hacker. Dieci storie di ribellioni creative», traccia in modo efficace l’immagine del pirata: non il ladro di idee, software, musica o film tanto caro a molti mass media, ma colui “utilizza” la conoscenza per andare oltre e non piegarsi alle logiche della privatizzazione di informazioni, arte, opere scientifiche. Nel volume, rilasciato con licenza Creative Commons, non si parla solo di informatica, ma si fornisce un panorama articolato andando a toccare diversi ambiti: cultura, streaming, auvio/video, radio, telestreet.
Author: Antonella
I pionieri della frontiera digitale v1.0
StandardEra un lavoro iniziato tempo addietro per un corso frequentato da aspiranti copywriter freschi di laurea. Ormai ogni corso che si rispetti, compresi quelli non di stampo tecnologico, parla anche di informatica, buzz word che racchiude un po’ di tutto e che con l’informatica ha a che giusto perché allo studente tocca digitare su una tastiera. Per una volta, però, mi sono sentita chiedere: «Lei che il computer lo sa usare, cosa dice che manca al percorso didattico?» Be’, programma sotto mano, ho indicato la storia di Internet. «Bene, l’insegnamento è suo». Che scherzassi o meno, quattro settimane dopo avrei iniziato le lezioni non avendo materiale. Così libri, bibliografia varia e motore di ricerca alla mano, ho messo insieme una prima bozza di ciò che avrei fatto studiare ai ragazzi. Con il tempo, questa bozza si è evoluta e ora la si può considerare una versione 1.0. Con il tempo verrà evoluta, ampliata e aggiornata, ma intanto il nucleo di un lavoro minimamente articolato, I pionieri della frontiera digitale, c’è.
Heroes
StandardPreferiva che fossero gli altri a vivere. Lui si limitava a descriverla, la vita. Certo, oltre a sbatterla sulla carta, la cercava, ne leggeva avidamente sui giornali che ogni giorno si portava a casa. O la stavana dai libri che divorava con voracità. Oppure ancora la coglieva impudica negli angoli più remoti e ambigui di Internet, raggiungendola attraverso combinazioni di parole chiave che avrebbero potuto tranquillamente far drizzare le orecchie a un qualsiasi Grande Fratello in silente ascolto.
Si rendeva conto di soffrire di un blando eremitismo che sfociava, con ogni probabilità, in toni di sociopatia. Ma a un certo punto aveva realizzato di averne abbastanza. Era iniziata chiedendosi il motivo per cui, ogni inverno, si faceva assalire passivamente dal freddo che gli succhiava il midollo dalle ossa nei rientri notturni. Gettava nel cesso qualche ora bevendo birra in uno squallido pub di periferia e poi, pagato il conto alla cassa, espiava la triste serata facendosi divorare dal gelo. Perché? Quando la domanda gli fu così chiara da non poter essere elusa, seppe anche di non avere una risposta. Ma sapeva pure di poter evitare almeno quel genere di sofferenza. E così fece. Al pub non ci tornò più.
Aveva un concetto tutto suo della vita. La considerava dolce come uno stupro e non aveva alcuna intenzione di permettere altre profanazioni del suo corpo e della sua mente. La seconda decisione che prese, quella di scrivere, era la diretta conseguenza della prima. E non aveva nulla a che fare con una nobile denuncia. Era al contrario più vicina a un avvertimento, alla promessa di una minaccia. Così i suoi libri erano crudi, una rasoiata sulla faccia del lettore perché ferire è più istruttivo che educare. Le ambientazioni che creava – anzi, che riproduceva – erano violenza allo stato puro. Erano aggressioni che serviva senza farciture ai lettori. Era una realtà brutale percepita con gli occhi di un bambino per il quale il buio e l’odio sono assoluti, senza sfumature, senza focali a cambiarne le distanze.
Per anni aveva vissuto con il sapore del risentimento in bocca. Con l’odore lasciato da uno schiaffo in pieno volto. Con la vendetta che sapeva sempre dove stava di casa. Non c’era niente che lo proteggesse dalle ombre che lo volevano. Aveva provato a rendersi impuro, meritevole di quel marciume che pretendeva la sua anima. Aveva dato in pasto la sua carne a nottate di sesso che regalano unicamente lividi. Era ricorso a ogni genere di droga per permettere al suo cervello di fuggire oltre il confine della coscienza e della logica. Come un automa, si era masticato dita e labbra in un improvvisato rito di autocannibalismo. Ma niente.
Seppur non razionalmente, una parte di lui lo intuiva: finché avesse continuato a vivere, il mostro lo avrebbe reclamato. Perché la deformità si annida ovunque e non è possibile scorgerla in anticipo. Chiunque poteva diventare il sadico, l’approfittatore, il traditore, il macellaio di turno. Chiunque poteva nutrirsi di nuovo del suo panico e poi lasciarlo a terra, svuotato, a raschiare ossigeno per tornare a riempirsi i polmoni e ricominciare di nuovo in una giostra delle atrocità senza fine.
Ci erano voluti decenni per portare in superficie tutto ciò. Ma nel momento in cui aveva saputo qual era il suo destino, aveva scelto la vita rinunciando a essa. Si badi bene: non aveva mai cullato l’idea del suicidio perché non la reputava una soluzione. In un certo senso viveva più profondamente degli altri. Amava svegliarsi il mattino, aspirare a fondo la prima sigaretta della giornata, rileggere una pagina appena scritta, godersi una cena ben riuscita davanti a un telefilm. Era affascinato dalla resistenza che aveva dimostrato in quegli anni e ne era giustamente orgoglioso. Era tornato a prendersi cura del suo corpo, ad ascoltarlo, ad accudirlo quando era ferito. Trascorreva ore immerso nell’armonia più perfetta mentre osservava la neve che scendeva, attendeva con eccitazione lo scatenarsi di un temporale asserragliato all’orizzonte e, a volte, sorrideva quando finalmente il sole tornava a irradiare nel cielo.
Fu solo alla fine di quella notte in cui prese la prima decisione che, finalmente, intravide una speranza per sé. Avrebbe rinunciato all’amore di un altro essere umano, al cinema con amici, alle avventure estive in compagnia. Avrebbe evitato ogni volta che gli fosse stato possibile di rispondere al telefono e al citofono. Quando sarebbe uscito, avrebbe sfoderato le chiavi di casa con largo anticipo sul momento del rientro e sarebbe stato disponibile a nuove sofferenze provenienti esclusivamente dal suo passato. Quelle non le poteva evitare, ma dal futuro non voleva niente. Nel bene e nel male. Tutto ciò non era stato motivo di infelicità, nel momento in cui aveva iniziato la sua nuova non-vita. Anzi, più passava il tempo e più ne era soddisfatto. Rispetto agli altri uomini, aveva modificato le sue aspettative. Per lui, la ricerca della felicità si componeva di piccole tappe.
La fantascienza “creativa”
StandardIl dibattito sull’applicabilità delle licenze Creative Commons non contiene solo riferimenti a musica, cinematografia e pubblicazioni accademiche, ma si espande – e non da oggi – al mondo della narrativa (e in particolare fantascienza e fantasy). Ne scrive Will Frank sempre sul blog Creativecommons.org con un intervento dal titolo Creative Fiction, or CC SF. E sottolinea l’intraprendenza di una nuova leva di autori di fantascienza che, accanto alla pubblicazione di romanzi per le tradizionali vie dell’editoria cartacea, rilasciano anche copie dei propri lavori con licenze Creative Commons. Ad aver avviato questa tendenza sembra essere stato il giornalista e scrittore canadese Cory Doctorow, autore dei non (ancora?) tradotti in italiano Down And Out In The Magic Kingdom, Eastern Standard Tribe e Someone Comes To Town, Someone Leaves Town. E si configura anche come uno dei principali sostenitori delle licenze CC nell’ambito della fiction. Altro esempio è Charles Stross, scrittore di stanza a Edimburgo che ha firmato lavori come Accelerando. In giro per la rete ci si imbatte in diversi altri scrittori che si muovono in questa scia: Peter Watts (Starfish and Maelstrom, Behemoth, Rifters Trilogy) o Kelly Link (Stranger Things Happen) il cui talento le è valso il paragone con Neil Gaiman.
C’è da dire che gli scrittori di narrativa italiani (anche se non sempre hanno scritto di fantascienza e che in linea di massima sono orientati verso un più giuridicamente generico “copyleft”) che stanno rilasciando le proprie opere con licenze libere non sono poi così sparuti: WuMing, i cui libri sono tutti disponibili in rete, Saverio Fattori (Alienazioni padane), Girolamo di Michele (Tre Uomini Paradossali, Scirocco), Valeria Brignani (Casseur), Giulia Fazi (Ferita di Guerra). Alcune di queste opere, pur trovandosi in libreria per i tipi Einaudi, Fanucci e Gaffi, sono disponibili nella Biblioteca Copyleft de iQuindici.
Tornando al discorso fantascienza e Creative Commons, è possibile trovare sul sito del progetto lanciato da Lawrence Lessig una lista in progressivo aggiornamento di libri di narrativa liberamente scaricabili.
Software libero, remix e creatività
StandardIl movimento culturale che ruota intorno al mondo del software libero sta crescendo. E una parte del merito, oltre che alla Free Software Foundation, andrebbe attribuito anche alla diffusione delle licenze Creative Commons. Lo sostiene un recente articolo della rivista Free Software Magazine, Remix Culture, Issues surrounding re-use in Creative Commons licenses, che punta il proprio focus in particolare su etichette discografiche, studios cinematografici asiatici e, ovviamente, il web, forte dei suoi 10 milioni circa di pagine rilasciate sotto CC. E l’autore del pezzo, Tom Chance, lo fa presentando la propria esperienza (e quella di Remix Reading, progetto artistico che ha in sostanza come obiettivo la creazione di opere derivate. Sullo stesso progetto si può leggere un intervento sul blog di Creativecommons.org). Il delicato discorso che affronta Chance riguarda le possibili violazioni del diritto d’autore: accidentali, il più delle volte, e comprendenti l’omissione del sorgente o l’utilizzo di opere che non permettevano lavori derivati. Rimane il fatto che queste licenze, tese a incentivare la diffusione più o meno libera di contenuti, sono uno dei pochi strumenti, al momento, per diffondere le opere stesse e per dare nuova linfa a molti ambiti artistici, conclude l’autore. Perché i principali problemi – di ordine più pratico che teorico-legale – rimangono altri, a iniziare dai formati di dati proprietari.
Di tutto un po’
StandardInnanzitutto un ritorno: quello di Damien, nato nella sesta ora del sesto giorno del sesto mese per dare vita alla trilogia di The Omen per la regia di Richard Donner. Neanche a dirlo, il film uscirà il 6 giugno 2006 e su IMDB c’è già qualcosa da leggere. Poi dal mese scorso il panorama del fumetto italiano si è arricchito di una nuova proposta: Killer Elite, storia ideata e realizzata da autori esordienti su un sicario che decide di sfidare la morte prima che una malattia se lo prenda. Intanto gira in rete un’anteprima (ma si potrà linkare? E infatti cliccando sul collegamento al file mp3 si legge: « Unfortunately your file has expired. A link is valid for 7 days or 25 downloads, whichever occurs first») del nuovo disco dei Depeche Mode, Precious. In ultimo (ma non ultimo) non c’è una novità, ma sempre una lettura appassionante: le Cronache di Bassavilla di Danilo Arona dedicate recentemente a Melissa, alle autostrade di notte, alle righe di mezzeria pericolosamente percorse, ai sedili posteriori lasciati improvvisamente liberi e alla narcolessi che narcolessi non è.
Piccoli delitti
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Una raccolta di racconti noir rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.5. Si intitola Piccoli delitti, esce sotto il segno delle Oscure Edizioni e ricorre ai servizi di Lulu, interessante iniziativa per l’editoria elettronica o/e cartacea creata da Bob Young, già fondatore di Red Hat. Lulu permette di pubblicare volumi (ma anche libri elettronici, fotografie, musica, video e ogni tipo di contenuto elettronico), l’autore non deve cedere i diritti a chicchessia e su ciò riesce a introitare la percentuale che Lulu percepisce è pari al 20 per cento. Affiancando poi un servizio PayPal per privati, il trasferimento dei proventi delle vendite diventa semplice. Tutto elettronico, tutto bypassando le sale d’aspetto di chi fa mercato in ambito editoriale, tutto sufficientemente sicuro. Dimenticavo: Piccoli delitti è la prima opera di narrativa in italiano che compare sul portale del self made publisher. |
Goodbye, Mr. Blue
StandardDa Il Cinematografo. «L’autore noir Edward Bunker, che imparò a scrivere da autodidatta in prigione e che recitò ne Le iene, è morto all’età di 71 anni in California. Malato di diabete, Bunker è deceduto a Burbank in seguito a un intervento chirurgico. Bunker ha trascorso un totale di 18 anni nelle prigioni Usa per rapina, contraffazione e altri crimini, che gli ispirarono il suo primo romanzo Come una bestia feroce. Bunker ebbe una parte in Vigilato speciale, trasposizione da lui co-sceneggiata della sua opera prima, e ha interpretato Mr Blue ne Le iene di Quentin Tarantino: questi i due ruoli più importanti in una carriera che vanta quasi due dozzine di partecipazioni. A 17 anni, Bunker divenne il detenuto più giovane recluso a San Quintino in seguito al pestaggio di una guardia di un centro di detenzione minorile. In seguito scappò da un tribunale di Los Angeles, dove era in attesa di giudizio per un altro crimine. Il suo esordio Come una bestia feroce racconta la storia di un ladro rilasciato sulla parola che ha problemi a reinserirsi in società. Lo scrittore James Ellroy lo ha definito “semplicemente uno dei più grandi romanzi criminali degli ultimi 30 anni – forse il miglior libro sui bassifondi di Los Angeles mai pubblicato”. Crimine e reclusione sono i temi ricorrenti degli altri romanzi di Bunker, Little Boy Blue, Cane mangia cane e Animal Factory, di cui ha co-sceneggiato l’adattamento cinematografico diretto da Steve Buscemi nel 2000. Nel 1985 ha firmato la sceneggiatura di A 30 secondi dalla fine, un film su una fuga di prigione interpretato da Jon Voight ed Eric Roberts. La sua ultima apparizione cinematografica – nei panni di un carcerato – è nel remake L’altra sporca ultima meta diretto da Peter Segal, mentre la sua ultima pubblicazione risale al 2000 con il libro di memorie Education of a Felon.»
Esce la rivista ISRD
StandardAl ritorno dal suo viaggio in America Alexis De Toqueville ebbe a dire che nel futuro lo scontro sarebbe stato sulla proprietà delle idee. È ciò che si legge sulla home page del sito Il Secolo della Rete per annunciare l’uscita della rivista cartacea ISDR, al suo numero 0. Capitanata da Arturo di Corinto (direttore editoriale) e da Massimo Esposti (direttore responsabile), è l’avvio di un’interessante esperienza editoriale, come si legge nella presentazione. In rete sono disponibile il sommario e i seguenti articoli:
Wu Ming, il copyleft e Blow Up
StandardCarmilla On Line riprende l’intervista di Blow Up a Wu Ming sul copyleft. Come si legge sul sito, «sul numero in edicola della rivista Blow Up. Rock e altre contaminazioni (n.86/87, luglio-agosto 2005, € 5,00) c’è una lunga e dettagliata intervista di Michele Coralli ai Wu Ming sui temi della proprietà intellettuale, del copyright e del copyleft. Poiché nell’industria culturale, e in particolare tra gli editori, continuano a circolare luoghi comuni e allucinati fraintendimenti (come l’idea che il download dei libri danneggi le vendite, nonostante gli stessi Wu Ming siano la prova del contrario), e poiché questa conversazione fa chiarezza su alcuni punti-chiave, abbiamo deciso di riproporla qui».
