In media stat virus

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Forse gli alieni esistono. Ma forse non arrivano da altri mondi, sono sempre vissuti sulla Terra. Sono solo estranei, alieni appunto, a determinate logiche che su questo pianeta sembrano la normalità. Come la privatizzazione della conoscenza attraverso un’ipertutela sempre più esasperata del diritto d’autore quando all’autore vanno briciole e agli editori, spesso, la ciccia. Area Cinquantuno, nella testata del sito-blog, è esplicito in questo senso dichiarando subito che in media stat virus.
Come a dire che ok, la normalità della conoscenza ce l’avete imposta, ma il cambiamento, la liberazione di un bene che libero deve essere, viene proprio dagli strumenti utilizzati dai potentati dell’ambiguità determinata dalla proprietà intellettuale. Blog, podcast, RSS, ma anche peer to peer, fotografia digitale, editing multimediale e Creative Commons sono gli strumenti con cui iniziare a lavorare al ripristino di un’etica editoriale che tuteli senz’altro gli autori pur rispettando utenti, lettori, spettatori e altri produttori.
Area Cinquantuno è dunque un nuovo soggetto nel panorama italiano. Unwired Media l’editore-patron e due libri per partire e presentarsi: DARKNET: Hollywood contro la generazione digitale (edizione italiana curata da Bernardo Parrella) e Il futuro della musica (prefazione di Gianluca Dettori). Con articoli sui nuovi fenomeni della produzione culturale declinata al digitale.

Processo al diavolo

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Esce il prossimo 20 giugno per i tipi di Stampa Alternativa Bambini di Satana – Processo al diavolo. I reati mai commessi di Marco Dimitri. Il libro, rilasciato con licenza Creative Commons (prefazione di Carlo Lucarelli), racconta dell’inchiesta e del processo che tra il 1996 e il 1997 vede indiziati «tre esponenti di un gruppo satanista per stupro, pedofilia e associazione a delinquere. Ne nasce un caso che esplode in tutta Italia, salvo concludersi con l’assoluzione degli imputati. La vicenda dei Bambini di Satana non solo racconta di un errore, ma riprende il difficile argomento della violenza sui minori come strumento per favorire il controllo sociale, narra di come le voci dissidenti siano state tacciate di estremismo e istigazione alla violenza e spiega come l’utilizzo di Internet e del “no copyright” siano diventati una “licenza per uccidere”. Un mosaico di avvenimenti che va dalla fine degli anni Ottanta all’inizio dell’attuale decennio in cui i protagonisti sono – oltre agli accusati e agli accusatori – le istituzioni, la Chiesa, la stampa e un pugno di intellettuali svincolati dalla cultura ufficiale».

Bambini di Satana: cronaca, fatti, verità e libri

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Bambini di Satana - Stampa AlternativaUn’area di servizio dalle parti di Tor Bella Monaca, il corpo di una donna che sembra svenuta. E invece è morta, decapitata. Accade davvero, qualche giorno fa, e gli inquirenti, stabilita l’identità della vittima, orientano i loro sospetti sul marito. Anzi ex marito. Potrebbe essere una storia di inaccettabile violenza coniugale sfociata in omicidio. Una di quelle che nelle ultime settimane sembrano essersi infittite. Invece l’uomo, fermato e interrogato, nega ogni addebito e rivela: sono stati loro, i satanisti. I riscontri raccolti dagli investigatori però non suffragano la versione dell’indiziato. Tra questi, il suo telefono e le celle che ha attraversato non combacerebbero con quanto dichiara e lo collocherebbero invece sulla zona del delitto.

Allora perché uscirsene con un’affermazione del genere? Se il tentativo di allontanare da sé i sospetti appare il motivo principale, vittima e presunto omicida qualche trascorso satanista ce l’hanno avuto. E all’inizio degli Anni Novanta si sono avvicinati ai Bambini di Satana. Il libro che prende il nome dall’associazione fondata a Bologna nel 1982 da Marco Dimitri, in uscita il prossimo 20 giugno per Stampa Alternativa, racconta anche la storia di Patrizia S., la donna assassinata alla periferia della capitale, che torna a incrociare quella del gruppo emiliano alla fine dello scorso decennio, quando Dimitri e le altre persone finite sotto processo nel 1996 per una serie di reati sono già stati assolti con formula piena e di lì a poco arriverà l’assoluzione anche in Appello.

Nel passaggio che parla anche della donna, si spiega che

sempre nello stesso anno [il 1999, N.d.A.] le forze dell’ordine tornano a bussare alla porta di Dimitri. Stavolta le indagini partono da tale Patrizia S. che nel 1993 si associa ai Bambini di Satana per esserne espulsa poco tempo dopo. Avrebbe infatti ai tempi mentito sul suo nome e avrebbe nascosto di essere la moglie di un uomo che si era rivolto a Dimitri in precedenza chiedendo i suoi servizi di cartomante. Chiamata a deporre per i fatti nel 1996, non si presenta in tribunale e tre anni dopo salta fuori che il satanista l’avrebbe minacciata telefonicamente. “Ho scritto il tuo nome su un proiettile” le avrebbe detto Dimitri e la donna fornisce il numero che l’uomo componeva per intimidirla. Numero che si rivelerà inesistente. La donna salta a pie’ pari anche le deposizioni per la nuova inchiesta anche se continua ad accusare l’amante, un altro ex dei BdS, il fondatore della setta romana degli Eletti di Satana. Il quale, insieme a Dimitri e a Efrem Del Gatto, avrebbe sottratto alla donna novecento milioni di lire, il frutto degli introiti di un albergo che lei possedeva. Scattano perquisizioni nella sede dei Bambini di Satana e in diverse altre città tra cui Milano, Torino, Viareggio, Udine, Lucca e Treviso mentre vengono formulate le accuse di truffa, usura, raggiro informatico, abusi sessuali e associazione per delinquere. Insomma, ci risiamo. Peccato che, per esempio, Efrem del Gatto non avesse potuto commettere nessun crimine nel 1999 perché morto tre anni prima e che, anche in questo caso, non si trovi alcun riscontro. Le accuse decadono e l’inchiesta viene archiviata perché non si ravvisa alcuna ipotesi di reato.

È questa la vicenda che collega la donna ritrovata nella piazzola di un distributore ai Bambini di Satana. Chi sia stato effettivamente a ucciderla sette anni dopo i fatti qui raccontati lo diranno le indagini e il processo. Ma di certo non è stato Dimitri. La cui storia è scandita da inchieste cicliche e che non dimostreranno mai niente. Al contrario: le accuse di volta in volta verranno smontate dai fatti. Sta di fatto comunque che la cronaca nera è tornata a lambire i satanisti bolognesi, i giornali sono tornati a cercarli. Perché – anche di fronte all’inconsistenza di ipotesi più o meno fantasiose – scrive Carlo Lucarelli nella prefazione del libro in riferimento ai fatti del 1996:

Vedi che ci sono, sembravano dire i particolari che di volta in volta emergevano sui giornali, vedi che abbiamo ragione a pensare male, vedi che queste cose da film esistono davvero?
E invece no, non era vero.
Non a Bologna, non per i Bambini di Satana e per non Marco Dimitri.

Dossier UE-Microsoft: la chimera dell’interoperabilità

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EU against Microsoft - Image by Seppo LeinonenA conclusione della settimana di udienze in cui si discuteva davanti alla Corte di Giustizia della Comunità Europee dell’appello di Microsoft contro la decisione della Commissione, le impressioni sono due. La prima è che non si trattasse di un argomento che avesse a che fare con la concorrenza. Sembrava piuttosto un duello giocato tutto sulla “proprietà intellettuale”, alchemica formula che – ora è chiaro – privilegia i brevetti rispetto agli altri istituti giuridici che comprende (tra cui il diritto d’autore).
La seconda impressione è collegata alla prima: se con il caso SCO, battaglia inizialmente nata come diatriba su questioni contrattuali con IBM ma presto trasformatasi nel primo attacco legale al software libero, qualcuno ha scherzato vista l’inconsistenza delle accuse di SCO, nel caso di verdetto negativo per Microsoft allora si iniziererebbe a fare sul serio. E la vittima sacrificale, attraverso cui educare tutti, sembra esserci già ed è Samba, rea – a sentire Microsoft – di avere violato i brevetti dell’azienda cercando di perseguire lo scopo dell’interoperabilità e di essere ricorsa al reverse engineering senza che sussistessero i motivi contemplati dalla legislazione europea.

Il testo completo: Dossier UE-Microsoft: la chimera dell’interoperabilità

L’altra faccia del copyright

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Nuova intervista su Permesso d’Autore. Simone Aliprandi si sta affermando come uno degli autori e curatori di saggistica in ambito libero. Ha già al suo attivo una serie di recenti pubblicazioni e al momento sta lavorando a un nuovo libro. Nel dialogo che segue, si fa il punto su concetti, situazioni e percorsi verso la libertà di pensiero.

Copyleft è un termine che si incontra sempre più di frequente in diversi ambiti (informatica, letteratura, musica) e che assume connottati differenti a seconda del settore di adozione. Tu come lo intendi e che interpretazione ne dai?

Il termine copyleft è nato dell’ambito del movimento software libero ad opera dei primi informatici attivisti del progetto GNU che a scopo più che altro goliardico apponevano sui supporti contenente i loro applicativi la dicitura “copyleft, all rights reversed”, quasi a sbeffeggiare il classico “copyright – all rights reserved”. Si trattava infatti di un modello alternativo rispetto al modello rigido e standardizzato che il mondo della produzione intellettuale aveva conosciuto fino agli anni 80. Non certo un rifiuto incondizionato del diritto d’autore, quanto piuttosto un uso alternativo, differenziato e più elastico di questo importante strumento di tutela giuridica delle opere creative.

L’intervista completa: Simone Aliprandi: l’altra faccia del copyright

Non aprire il “tuo open source”

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Logo FluxDa un po’ di tempo, chi si guarda qualche video o qualche trasmissione giovane su MTV, si vede passare davanti agli occhi prima degli inserti pubblicitari uno spazietto promozionale per Yos, acronimo di “Your open source”, con tanto di strizzatina d’occhio a un prossimo evento. Nessuna spiegazione sul piccolo schermo, solo la domanda del telespettatore: «Questa che roba è? MTV a favore del software libero?» E andiamo a capirci qualcosa di più sul sito che, per chi non sta troppo attento alle nuove release soprattutto se di software proprietario, avverte subito di aggiornare il plug in per Flash. Vabbe’, passiamo oltre.
Dalla home page del sito non si capisce tanto bene in che senso è “open source” il progetto, ma il pie’ di pagina recita: «© & ® MTV NETWORKS MTV and related marks are trademarks of MTV Networks ALL RIGHTS RESERVED». Ok, i marchi sono vostri, no problem. E allora vediamo la legal note: gli utenti inviano le loro opere multimediali perché «il Sito è dedicato alla scoperta e alla promozione delle Opere degli Utenti», però «MTV ha l’esclusivo e insindacabile diritto di modificare, in tutto o in parte, senza alcun preavviso e a propria assoluta discrezione, il contenuto, le immagini, i termini e/o le condizioni di accesso al Sito. MTV potrà pertanto in qualunque momento e in qualunque modo, intervenire sul Sito (a fini meramente esemplificativi: modificare le Opere […])». Ma come?
Non è finita qui. Alla voce «proprietà intellettuale» (eddai), viene riportato che «è vietata la riproduzione totale o parziale del Sito e/o dei suoi Contenuti e/o le Opere, con qualsiasi mezzo analogico o digitale, senza il consenso scritto di MTV» precisando più sotto che, se anche qualcosa può essere scaricato, non lo si può ridistribuire, modificare né commercializzare. E via di seguito con non devi, non puoi, non ti è consentito. E allora una domanda: dove sta l’open source in tutto questo? Neanche sulla roba che gli utenti vogliono esporre e che hanno creato loro? (Da GNUvox)

La carta tiene, la rete amplifica

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Nuova intervista su Permesso d’Autore. Questa volta parla Saverio Fattori, un autore emiliano che rappresenta una delle più interessanti voci del panorama letterario attuale e appartiene alla schiera di scrittori che ha acconsentito ad apporre al proprio libro – nel suo caso Alienazioni Padane (Gaffi Editore) – la clausola copyleft. Durante quest’intervista racconta del significato di essere scrittore, di lasciare libera una storia e lancia qualche provocazione.
Che vuol dire essere uno scrittore esordiente in Italia? Quale è stato il tuo percorso prima di arrivare alla pubblicazione di “Alienazioni Padane”?

Essere uno scrittore in senso lato vuol dire esporre impudicamente il proprio ego. Senza che per altro nessuno ti abbia chiesto nulla. È un commovente bisogno di consenso, di condivisione, che ti mette in diretto contatto con quanto sia disprezzabile il genere umano e le sue forme di esibizionismo. Ti incazzi perché la faccia di gente ancora più mediocre di te campeggia vincente in piramidi di libri nelle librerie Feltrinelli. Stai male comunque. Sia quando leggi scrittori davvero grandi (penso a Houellebecq, De Lillo, Auster, Evangelisti…) che quando ti capitano tra le mani autori inutili. Alcuni (anche tra i grandi) si definiscono narratori di storie, umili manovali, artigiani dell’intrattenimento. Assicurano di non inquinare il lettore con contorsionismi attorno alla propria meschina individualità. Mentono.

L’intervista completa: Saverio Fattori: la carta tiene, la rete amplifica