Ginocidio, le donne e la violenza nell’era globale

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Ginocidio - La violenza contro le donne nell'era globaleSi parla anche di Ciudad Juarez in un libro pubblicato da Eleuthera. Il volume si intitola Ginocidio – La violenza contro le donne nell’era globale scritto da Daniela Danna, che da anni si occupa di questo argomento. Sulla scheda di presentazione del libro, infatti, si legge che:

Che fine hanno fatto la rivoluzione sessuale e l’emancipazione delle donne? Dopo pochi decenni quella che sembrava un’inarrestabile spinta verso la parità dei generi è stata contraddetta da una brutale contro-spinta. Come testimonia un’attualità segnata da frequenti ed efferati episodi di violenza contro le donne, in crescita in Italia e nel mondo. Sotto la spinta della globalizzazione, quel potere patriarcale che in Occidente sembrava destinato a un irreversibile declino è tornato prepotentemente sulla scena. E fa strage di donne: 14.000 donne uccise annualmente nella Russia post-sovietica, 1.800 donne ammazzate in un biennio in Pakistan per “motivi d’onore”, oltre 400 donne messicane impunemente assassinate nell’ultimo decennio a Ciudad Juárez… Quasi un genocidio, anzi un ginocidio, che rimanda a un atavico giudizio sull’inferiorità femminile (spesso veicolato dalle grandi religioni istituite) e al desiderio maschile di controllare il corpo delle donne limitandone la sessualità e la vita sociale. Non è dunque un caso che la grande maggioranza di questi delitti senza castigo avvenga proprio tra le mura domestiche e per mano di familiari…

Via Lipperatura, che dà qualche altro link sulla stessa tematica: 1, 2, 3 e 4. E poi qui per campagna, appello e maggiori informazioni.

Non rassegnata stampa: tra satira, video e Creative Commons

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Filippo Giardina e Mauro Fratini di Non Rassegnata Stampa hanno ragione:

L’ottimo riscontro di pubblico avuto sul sito è coinciso con una disarmante indifferenza da parte di media, giornalisti e anche presunti web-paladini della libertà (evito di fare nomi per non incorrere in una caduta di stile). Ci farebbe piacere sapere che cosa ne pensi.

In una mail con cui presentano la loro iniziativa su web nata quasi un anno fa (e per la precisione il 13 dicembre 2006), hanno prodotto non una e nemmeno due né tanto meno tre puntate, ma novantaquattro puntate di una specie di sit-com così descrivibile:

una rassegna stampa satirica ambientata in una cantina e trasmessa sul web sfruttando le nuove tecnologie che permettono una forma di espressione libera e senza censura […]. I temi, di stretta attualità, vengono trattati con una libertà sicuramente non riproducibile dalla tv tradizionale. [Dunque] è satira visceralmente libera.

Da sottolineare che le puntate sono rilasciate con licenza Creative Commons. Questa, forse, può essere l’occasione di recuperare con materiale che, da quello che ho visto, è effettivamente buono.

Wikipedia in Francia non perseguibile per i suoi contenuti

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Ne parlano tanto male che sporgono querele, ma poi se le devono rimangiare. E magari pagare pure le spese processuali. Peccato che al momento tutto questo sia diventato giurisprudenza solo in Francia, ma è pur sempre un esempio a cui guardare con interesse. Perché qui, infatti, Wikipedia ha sfangato un’accusa di diffamazione e violazione della privacy rimbalzando al mittente anche le richieste di danni (69 mila euro). Ne parlano due articoli, di questo fatto: l’edizione britannica della Reuters con Wikipedia cleared in French defamation case e l’Inquirer.net con Wikipedia wins landmark privacy lawsuit in France.

In pratica, alcuni contenuti pubblicati sulla versione francese della più nota enciclopedia collaborativa e ritenuti offensivi non possono essere penalmente o civilmente addibitabili ai responsabili del server perché questi non hanno un ruolo di editor. Inoltre le politiche editoriali esistono, sono chiare e dunque – ancora – la loro violazione non è in carico a Wikipedia stessa. Esplicitamente ha dichiarato infatti Emmanuel Binoche. il giudice chiamato a pronunciarsi su questa vicenda:

Web site hosts cannot be liable under civil law because of information stored on them if they do not in fact know of their illicit nature.

Per chi volesse leggere altro in merito, trova diversi articoli sull’argomento.

E, seppur non direttamente, in qualche modo è collegato anche questo testo di Cory Doctorow, How Big Media’s Copyright Campaigns Threaten Internet Free Expression:

But the Internet is not cable television. Net-based hosting outfits — including YouTube, Flickr, Blogger, Scribd, and the Internet Archive — offer free publication venues to all comers, enabling anyone to publish anything. In 1998’s Digital Millennium Copyright Act, Congress considered the question of liability for these companies and decided to offer them a mixed deal: Hosting companies don’t need to hire a million lawyers to review every blog post before it goes live, but rights holders can order them to remove any infringing material from the Net just by sending them a notice that the material infringes.

Postsingular: cyberpunk in chiave Creative Commons

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Postsingular di Rudy RuckerRilasciato con licenza Creative Commons il libro Postsingular, uscito in libreria il mese scorso (qui per scaricare le versioni pdf e html). Scritto da Rudy Rucker, profilico scrittore che dalla matematica è passato al cyberpunk, è un romanzo incentrato sul tema delle nanotecnologie che sfondano anche nel mondo dell’intangibile. Dalla presentazione del libro, si legge:

A mad scientist decides it might be a good idea to create a giant virtual reality simulation that is running a copy of Earth and of most of the people in it. Fine, but in order to create this simulation, the mad scientist plans to grind our planet into a zillion supercomputing nanomachines called nants.

Ultrageek Ond Lutter and his autistic son Chu find a way to block the nants—but then Ond can’t resist infesting Earth with a congenial breed of quantum-computing nanomachines called orphids.

Su Amazon il libro si può acquistare qui mentre sul sito dell’autore si annuncia che è in corso di realizzazione il sequel, Hylozoic.

π-Videoblog: diritti d’autori creativi

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π-Videoblog - Diritti d'autori creativiDiritti d’autori creativi è il titolo della più recente puntata di π-Videoblog, iniziativa di divulgazione elettronica curata da Christian Biasco e di Francesca Terri con il supporto di Arcoiris.tv. Si legge dalla sinossi:

Tre sono le angosce di un artista: che la propria opera venga plagiata; che venga sfruttata da parte di altri; che venga modificata e trasformata in qualcos’altro. Come difendere i diritti sulle proprie opere? Due sono gli argomenti centrali di questa puntata: il funzionamento del metodo Copyzero per la certificazione della paternità di un’opera, in alternativa al deposito presso la SIAE (uso della firma digitale con marca temporale) e le licenze Creative Commons come interessante soluzione per il rilascio dell’opera.

Pubblicate tutte con licenza Creative Commons, le puntate precedenti di π-Videoblog comprendono:

Ancora dalla parte delle bambine

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Ancora dalla parte delle bambine di Loredana LipperiniLoredana Lipperini, Le bambine sono tornate:

Come si dice in questi casi? Ci siamo, oppure, questo è il giorno fatidico, o anche ecco, è in libreria.

Tutte le espressioni sopraindicate vanno benissimo, in effetti.
Ancora dalla parte delle bambine esce oggi (insieme al nuovo film di Dario Argento: e per una che ama l’horror come la sottoscritta la coincidenza è assolutamente piacevole).

Scherzi a parte, solo tre cose.

Uno. Spero che sia, soprattutto, un libro utile.

Due. Se avete voglia di inviare contributi (testi, fotografie, disegni, video) qui trovate tutte le istruzioni.

Tre. Grazie, eh. A tutti.

Due casi diversi per un discorso: chiarezza e non pretesti

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E dire che non mi dispiaceva, ciò che diceva. Ma gli ultimi due post, quello in cui spiega perché votare contro una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti del G8 di Genova e quell’altro in cui chiede che si blocchi l’ingresso in Italia dei cittadini romeni dopo l’aggressione a Roma, sono davvero poco condivisibili.

Sul primo punto – le violenze del luglio 2001 nel capoluogo ligure – Antonio Di Pietro fa un’unica affermazione sulla quale si può concordare: il più grave dei fatti accaduti in quei giorni è il comportamento delle forze dell’ordine. E se gli iter giudiziari sono già stati avviati per verificare reati commessi da entrambe le parti in campo (peraltro potendo consultare atti giudiziari), i rappresentanti dei cittadini hanno in primis il compito di verificare se e quali condotte illegali sono state adottate dagli uomini dello Stato. E soprattutto per quale ragione e per volontà di chi quelle condotte hanno potuto verificarsi perché quei cittadini – col cui voto a quei rappresentanti hanno dato mandato di governo – dalle forze dell’ordine si devono sentire tutelati, non minacciati. Per i manifestanti accusati, ci penserà la magistratura a raggiungere un verdetto.

In merito invece alla questione della “minaccia romena”, mi riesce difficile pensare a uno sbarramento per una specifica nazionalità che appartiene – elemento non da poco – all’Unione europea. Se l’aggressione avvenuta a Roma non trova alcuna giustificazione (e comunque lo stato di diritto impone che sia un processo a condannare il presunto aggressore, oltre al fatto che – a leggere le cronache – sarebbe stata una connazionale a chiamare aiuto e indirizzare le forze dell’ordine verso chi si ritiene aver aggredito), la chiusura delle frontiere creerebbe un gravissimo precedente probabilmente replicabile in base a future emergenze, vere o pretestuose che siano, generando mostri non in base ad atrocità commesse ma fondandosi sulla nazionalità indicata su un passaporto. Semplicemente inaccettabile e di certo di nessun supporto al consolidamento della – tanto sospirata – legalità percepita dai cittadini (sempre loro).

Discorsi disgiunti, i due? Mica tanto dato che fondamentalmente si fondano su motivazioni simili: chiarezza nei metodi, certezza della pena per tutti, non discriminazione e collaborazione nella conquista e nel mantenimento della fiducia nelle istituzioni.

Aggiornamento del 2 novembre: Il coraggio di dire “ho sbagliato” via L’Unità.

Santa Muerte: ritratti fotografici dal Messico

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Santa Muerte. Mexico's cult of Holy Death

Santa Muerte è una delle numerose celebrazioni a metà tra il culto dei morti, la religione e la credenza popolare che in questo periodo si officiano in tutto il mondo. È una liturgia messicana, ha origini cattoliche e tende a scopi scaramantici per attirare protezione e fortuna. Particolarmente colorata e folkloristica, viene ritratta attraverso una galleria fotografica dal titolo Santa Muerte. Mexico’s cult of Holy Death e pubblicata da Time.

Inoltre su Flickr si trovano numerose altre immagini in proposito. Sul tema, particolarmente suggestivo il lavoro di Saul Ruiz.

Supporto Legale: a Genova il 17 novembre

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Supporto LegaleCaparossa, che a Genova nel luglio 2001 c’è stato, mi segnala via mail l’appello La storia siamo noi lanciato da Supporto Legale, progetto nato dopo il G8 di sei anni fa a tutela di chi aveva subito violenze durante le manifestazioni nel capoluogo ligure. Scopo del comunicato è quello di diffondere una chiamata a partecipare il prossimo 17 novembre a una manifestazione ancora a Genova dopo la richiesta di risarcimento di due milioni e mezzo di euro contro venticinque persone accusate di devastazione e saccheggio. La motivazione? Danno d’immagine. E a questa situazione rispondono i volontari e gli avvocati di Supporto Legale:

Pensiamo che sia arrivato il momento di prendere di nuovo la parola, di gridare con forza che gli eventi del luglio 2001 appartengono a tutti noi, di mobilitarsi in massa e con intelligenza per fare sì che 25 persone non paghino per qualcosa di cui siamo stati protagonisti tutt*, nessuno escluso. Vogliamo rilanciare con forza la mobilitazione di massa del 17 novembre a Genova, e tutte le iniziative tese a riappropriarci della nostra memoria e del senso di quei giorni lontani sei anni ma ancora vivi in quello che hanno rappresentato.

Ecco, se mai ci fosse bisogno di testimoniare ancora una volta che gli eventi andarono in modo preciso (e probabilmente preordinato), si può vedere la puntata di Blu Notte (pubblicata a spezzoni su YouTube) che Carlo Lucarelli ha dedicato alla ricostruzione dei fatti.