Loro raccontano storie e c’è chi è alle prime battute

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We Tell StoriesWe Tell Stories: sei autori (tra cui Mohsin Hamid, autore del romanzo Il fondamentalista riluttante), sei storie, sei settimane. Produzione a due teste tra Six to Start e Penguin Books, al momento propone le prime storie inedite (The 21 Steps e Slice con relativo blog), alcuni classici e competizioni.

Inoltre. Per quanto riguarda altre iniziative letterarie in rete, nasce Dalle prime battute (via False Percezioni).

La cattedrale di Saverio Fattori

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Saverio Fattori è uno scrittore davvero in gamba. Per una prova basta leggere Alienazioni padane e Chi ha ucciso i Talk Talk (peraltro entrambi, pubblicati da Gaffi Editore, sono rilasciati con una clausola copyleft e quindi liberamente scaricabili dai link sopra riportati sul sito de iQuindici). Ora se ne esce con un nuovo romanzo a puntate e, come dice lui stesso, “ancora in cantiere”: si tratta di Cattedrale, pubblicato su Carmilla. E Saverio descrive così questo suo nuovo lavoro:

È un testo che cerca di indagare gli ingorghi mentali che possono portare una persona a procurarsi un Kalasnicov (o altra arma automatica) e a fare fuoco su una massa inerme e (in apparenza) innocente. Dimenticavo, è anche una pietra tombale sul concetto di lotta di classe.

E di un po’ di tempo fa, qualche sua considerazione a proposito di letteratura e copyleft.

Vite di poliziotti: il percorso che portò alla nascita del sindacato

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Vite di poliziotti di Sandro MediciCominciavo a sentirmi il «cieco strumento repressivo del potere»; me lo avevo detto Bertrand Russell.

L’anno in cui esce questo libro, Vite di poliziotti, è il 1979: in quei mesi, le Brigate Rosse uccidono a Genova il sindacalista Guido Rossa provocando la reazione del mondo operaio che scende in piazza contro il terrorismo. Quasi negli stessi giorni (è la fine di gennaio) uomini di Prima Linea assassinano a Milano il giudice Emilio Alessandrini. Da Padova, qualche settimana più tardi, vengono ordinati gli arresti di diversi appartenenti ad Autonomia Operaia e Potere Operaio, tra cui Toni Negri, Oreste Scalzone e Franco Piperno mentre l’Italia si prepara alle elezioni anticipate di giugno da cui scaturirà il quinto governo Andreotti.

Proprio in quell’anno – in cui, ancora, Nilde Iotti sarà la prima donna a presiedere la camera dei deputati, Giorgio Ambrosoli pagherà con la vita il lavoro come liquidatore del Banco Ambrosiano Veneto di Michele Sindona e Fabrizio De André, con la moglie Dori Ghezzi, saranno sequestrati in Sardegna – un giornalista che lavora al quotidiano Il Manifesto, Sandro Medici, esce con questo breve e intenso libro-intervista per affrontare un argomento da molti – civili e militari – considerato quasi tabù: la nascita e l’evoluzione del movimento per la smilitarizzazione della polizia che ha portato alla riforma con la legge 128/81. Sono i racconti di due sottufficiali di pubblica sicurezza a tracciare questo percorso. E lo fanno partendo dal secondo dopoguerra per passare attraverso il progressivo inasprimento dell’ordine pubblico e della disciplina interna durante gli Anni Cinquanta.
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“194, non toccarla” e altre segnalazioni

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194 non toccarlaCon l’autodenuncia di Lele, si arriva a 194 non toccarla. Uno dei modi di aderire è quello di metterci la pancia e il motivo è questo:

Un’iniziativa senza fini di lucro con cui gli uomini e le donne possono comunicare, attraverso le molteplici voci dell’arte, a titolo personale e al di fuori di appartenenze politiche, la volontà di sostenere la 194.

Intanto oggi anche altre segnalazioni interessanti sono circolate in rete. Francesco Caccavella di Html.it conduce un servizio video sulle licenze Creative Commons spiegando in pochi minuti e in modo semplice come si fa rilasciare contenuti con queste modalità.

Bernardo invece parla del libro Cina. Traffici di morte, scritto dalla Laogai Research Foundation e pubblicato in Italia da Guerini Editore: il tema è l’espianto di organi ai condannati a morte nel paese asiatico, ricostruito attraverso il lavoro dell’organizzazione umanitaria, e L’Espresso ci pubblica un articolo con inedito video annesso.

La verità è dietro l’angolo anche per la “piccola Ustica”?

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Ilaria Alpi e Miran HrovatinEsattamente quattordici fa anni si consumava una vicenda che ho sempre cercato di seguire con attenzione: l’omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, assassinati il 20 marzo 1994 a Mogadiscio proprio mentre i contingenti militari stavano preparando i bagagli e – questione di ore – se ne sarebbero andati senza che in Somalia si fosse risolto nulla. Qualche anno dopo, le indagini su questo duplice omicidio hanno intersecato quelle per una serie di violenze denunciate da un ex maresciallo della Folgore, Francesco Aloi, e compiute, secondo quanto raccontò il sottufficiale, da appartenenti dell’esercito italiano.

A Milano ebbi l’occasione di intervistare i somali che sarebbero stati le vittime di questi atti e, per una rivista con cui collaboravo ai tempi, la pubblicai (in questo periodo sto cercando di ritrovare quel pezzo in qualche vecchio backup). Tra il materiale cartaceo che ho, però, mi è recentemente capitata tra le mani la lettera che segue. La scrisse dopo l’uscita di quell’intervista un militare italiano che, usando le iniziali a titolo di firma, protestava per i racconti dei cittadini somali. E aggiunge – in conclusione – che la verità su certi fatti “è semplice ed è sempre dietro l’angolo”. Può darsi e, se fosse, sarebbe ora di dimostrarlo. Ma ciò non può dirsi per il caso Alpi-Hrovatin, diventato una “piccola Ustica“, e sarebbe utile, se non fondamentale, avere testimonianze autentiche sui fatti che si consumarono in Somalia durante l’operazione Ibis. Peccato che dopo quattordici anni si sia ancora qui a farsi domande mentre c’è chi, a nome delle istituzioni, si è recentemente permesso di mettere in dubbio la professionalità di chi, per il suo lavoro, è stato assassinato. Per l’indagine poi è stata pure chiesta l’archiviazione. Tornando alla lettera, ecco nelle righe che seguono ciò che scrisse il militare italiano.

Gentile redazione,

ho letto nel vostro numero di questo mese l’articolo inerente la situazione attuale in Somalia e sono rimasto male senza aggiungere frasi di indignazione, stupore o altro. All’epoca, tra il luglio del 1993 e il novembre dello stesso anno, mi trovano ad essere impegnato proprio già in Somalia per l’operazione Ibis in qualità di pilota carro, mitraglere, fuciliere assaltatore ed infine furiere con il graod di caporal maggiore presso, prima a Mogadiscio 185° Draghi Parà Folfore, di poi 78° Rgt Lupi di Toscana lungo il confine dell’Etiopia a Baled Uein. Ho partecipato agli scontri dal 9 al 14 ottobre 1993 durante i quali sono rimasto ferito per un incidente tecnico del carro e non per granata o proiettile.

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Tibet: l’informazione indipendente di Avaaz.org

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Foto Fosco MarainiA proposito della situazione in Tibet, Andrea Plazzi fa una segnalazione interessante sul suo blog:

Comunque la pensiate sull’efficacia dei movimenti online, desidero girarvi questo link a un’iniziativa di Avaaz.org. Anche se non vi interesserà, potrete lasciare il vostro indirizzo di posta elettronica e iscrivervi alla loro newsletter certi di non aggiungere spam a quello che già vi appesantisce la vita, e che non vi si attaccherà alcun virus o altro “-ware” indesiderabile. Rischiate solo un po’ d’informazione indipendente: Avaaz.org è co-partecipata dalla più nota MoveOn.org, e altrettanto rispettata (forse anche un po’ imbarazzata per i complimenti di Al Gore, ma non si può avere tutto).

Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito: “auspichiamo che”

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A fine legislatura è giunta la relazione della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito e sulle patologie sviluppate dal personale italiano in missioni militari all’estero e dalla popolazione civile che si trovava nelle vicinanze di insediamenti bellici. Una relazione, quella approvata nel febbraio scorso, che sembra rassegnata potendo alla meglio “auspicare” una serie di azioni. Nelle sue conclusioni, infatti, si legge che:

La Commissione prende atto dell’impossibilità di stabilire, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, un nesso diretto di causa-effetto (nesso di causalità) tra le patologie oggetto dell’inchiesta e i singoli fattori di rischio individuati nel corso delle indagini, con particolare riferimento agli effetti derivanti dall’uranio impoverito e dalla dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di metalli pesanti. Al tempo stesso, vista la obiettiva sussistenza di fenomeni morbosi anche in riferimento alla operatività di altre concause, legate in tutto o in parte ai contesti fortemente degradati ed inquinati dei teatri operativi in cui ha operato il personale militare italiano, ritiene che il verificarsi dell’evento costituisca di per sé elemento sufficiente, quanto meno sul piano ontologico (criterio di probabilità), a determinare il diritto per le vittime delle patologie e per i loro familiari al ricorso agli strumenti indennitari previsti dalla legislazione vigente (compreso il riconoscimento della causa di servizio e della speciale elargizione). Esprime il concreto auspicio che si prosegua sulla via dell’effettiva semplificazione delle procedure amministrative per l’accesso ai suddetti istituti, anche mediante una più ampia opera di informazione e di sensibilizzazione tanto nei confronti dei cittadini che delle istituzioni interessate.

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Fausto e Iaio: la speranza che muore a 18 anni

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Fausto e IaioE mentre in molti, moltissimi, in questi giorni ricordano il rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della scorta, c’è un altro anniversario che merita di essere sottolineato ma la cui eco è molto minore: l’assassinio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci (Fausto e Iaio), due giovani vicini da Autonomia Operaia che furono uccisi a Milano con otto colpi d’arma da fuoco il 18 marzo 1978, ma le indagini, dopo 22 anni, sono state archiviate senza che fossero mai individuati i responsabili. Sulla vicenda, si può leggere un bell’articolo scritto da Michele Gambino mentre sul sito ufficiale sono disponibili materiali originali (compresi gli atti giudiziari) e il testo completo del libro di Daniele Biacchessi, La speranza muore a diciotto anni.

Inoltre Radio Popolare ha messo a disposizione le registrazioni di come raccontò quei fatti, le reazioni, i funerali e i depistaggi. In aggiunta, con lo speciale Che idea… ricordare di marzo annuncia che:

I familiari e gli amici di Fausto e Iaio hanno scritto un libro (più dvd) per il loro trentesimo anniversario. Radio Popolare – che fu fondamentale per svelare i depistaggi – lo presenterà in una trasmissione speciale in onda lunedì 17 marzo, dalle 18 alle 19. E sarà speciale anche il luogo da cui trasmetterà: la Triennale di Milano, dove è ancora aperta una mostra sugli anni ’70.

Qui è disponibile la scheda della mostra annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve (il cui titolo è accompagnato dal verso di Fabrizio De André “Si sono presi il nostro cuore sotto una coperta scura…“) all’interno della quale si legge:

A volte, sembra quasi che la coperta stretta della memoria abbia avvolto gli anni settanta in una penombra spessa e scura, lasciando galleggiare nel ricordo soltanto due tonalità cromatiche. Gli anni di piombo, gli anni del sangue, e nient’altro. Questa mostra cerca, prima di tutto, di riesumare proprio questo altro. Il suo nulla, il suo tutto. I mondi, i sogni, i fantasmi che esso contiene. Senza voglie di vintage, senza effetti-nostalgia, ma anche senza furori liquidatori. Perché gli anni settanta non sono finiti, non sono passati. Sono ancora qui. Con i loro conflitti, le loro speranze, le loro categorie di interpretazione del mondo. Dal buco più nero del secoloscorso, ancora ci riguardano.

WuMing: considerazioni a margine di un paese semplice

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Contro il paese semplice è l’editoriale scritto da WuMing per Giap #21, VIIIa serie in cui si fanno una serie di considerazioni calzanti in merito all’attuale situazione politica e a ciò che l’ha determinata.

Il Paese semplice rischia di essere il paese delle rane bollite. Se ne parla più sotto, proprio a proposito della mentalità del ghetto: se metti una rana nell’acqua bollente, salta via (o forse: muore all’istante). Se la metti nell’acqua fredda e aumenti la temperatura poco per volta, si lascia bollire senza scappare. Meglio di così non potrebbe andare. La rana bollita odia la complessità. Vuole concetti chiari, precisi, senza sfumature. O l’acqua è calda oppure l’acqua è fredda, punto.

Allora tu la metti in guardia: “Occhio che adesso alzo la temperatura”. Ma lei non sente la differenza. Tu allora la avverti di nuovo: “Attenta che la alzo di altri 0,05 gradi”. Lei non sente niente. Tu vorresti avvertirla ancora, ma lei ti blocca. Che fastidio tutti questi avvisi. Che inutile complicazione. “Aumenterai la temperatura sempre di 0,05 gradi?”, ti chiede. Rispondi che è così. Bene, pensa la rana. E’ evidente che aumenti del genere non fanno alcuna differenza. L’acqua resterà sempre fredda, cioè ospitale. “Non seccarmi più”, ti dice la rana, “adesso voglio dormire in pace”.

In pace. In una pentola di acqua semplice, senza increspature e senza pieghe. Perché le pieghe fanno paura, nascondono mostri, e in fondo il famigerato bisogno di sicurezza è solo un altro nome per il bisogno di semplicità. Non a caso colpisce ovunque: anche nei quartieri più tranquilli, perché in realtà l’insicurezza non nasce dal crimine, ma dall’odio per la complessità. L’evoluzione ci mette 50 millenni a selezionare la specie adatta per un determinato ambiente. I nostri cervelli saranno “adatti” a questo mondo nel 52008, anno più, anno meno. Al momento, cercano di barcamenarsi con quello che hanno, ed è naturale che la complessità li infastidisca.

Ma soltanto amandola è possibile ridurla senza tradirla. Soltanto un paese che ama la complessità può evolversi e vedere il futuro. [WM2]

Non paghi di leggere – The Disney Trap, atto secondo

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[youtube e4E0sUU9Sm4]

Non paghi di leggere – The Disney Trap, atto secondo segue una precedente iniziativa sempre a firma di Monica Mazzitelli, scrittrice e coordinatrice del gruppi iQuindici. Le tematiche si richiamano e infatti dopo le storture del copyright, ben sviscerate nel primo video, questa volta ci si concentra su un’altra piaga del diritto d’autore: il prestito bibliotecario a pagamento da imporre per direttiva europea. Scrive Monica annunciando questo nuovo filmato:

Presto spero saranno online anche le versioni sottotitolate in spagnolo, portoghese e francese, e la versione in inglese (parole grosse ;-)). Tra pochi giorni avrò online un’altra cosa carina, la metto direttamente sul sito www.monicamazzitelli.net. Baci e buona pasqua! (A proposito di pasqua, ne parlo sul sito adesso… attenzione che fa male…)

Per saperne di più sulla campagna contro il prestito librario a pagamento, si può consultare il sito della campagna Non Pago di Leggere che, da quando è stato avviato, si è arricchito di molti contenuti e materiale multimediale.